04 Maggio 2024 - 00:19

De Bertoldi (FdI): “Lotta all’illegalità e alle ludopatie con una riforma che tuteli gli operatori nazionali”

“Lotta all’illegalità e alle ludopatie con una riforma che tuteli gli operatori nazionali”: Lo afferma in un’intervista rilasciata a 15 Minuti con PressGiochi il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De

14 Novembre 2021

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“Lotta all’illegalità e alle ludopatie con una riforma che tuteli gli operatori nazionali”:

Lo afferma in un’intervista rilasciata a 15 Minuti con PressGiochi il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Bertoldi, segretario della Commissione di inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico in Senato.

“Siamo partiti presso la Commissione di inchiesta ascoltando gli esponenti istituzionali come il sottosegretario con delega ai giochi Federico Freni e il direttore di Adm Marcello Minenna. Abbiamo attraversato finora – spiega – due fasi nel campo del giochi: una prima fase nella quale c’era una eccessiva libertà che ha permesso dal punto di vista territoriale una grande implementazione dell’offerta e che ha portato anche a qualche degenerazione. La seconda fase degli ultimi 5-6 anni, all’opposto, nella quale si è vissuta una criminalizzazione del gioco che ha portato numerosi problemi agli operatori come le chiusure esasperate, l’aumento del preu, il mancato rinnovo delle concessioni. Si è passati da un estremo all’altro.

Mi auguro che oggi possa iniziare una terza fase, nella quale si affronta il tema del gioco senza pregiudiziali ideologiche. Il gioco non è positivo o negativo di per sé, serve cultura, può creare ludopatia ma se utilizzato come piacevole intrattenimento è un piacere del vivere. Dobbiamo ristabilire una equità territoriale per porre fine alla confusione normativa che esiste a livello regionale e comunale. Questo è il principale problema. E’ inaccettabile ad esempio che in Emilia Romagna abbia chiuso l’80% delle sale giochi per i problemi legati alle distanze dai luoghi sensibili. Abbiamo perso posti di lavoro e introiti per lo Stato e creato un sistema nel quale il gioco è sfuggito dai centri per andare nei luoghi periferici e nascosti dove per assurdo la ludopatia è avvantaggiata: il giocatore patologico preferisce allontanarsi dalla socialità.

Ecco perché serve una normativa rivista che non sia retroattiva, che vada nel senso di combattere criminalità, ludopatia e un sistema nel quale lo Stato attraverso i propri operatori possa tutelare entrate erariali e controllare le possibili degenerazioni che possono essere connesse al gioco”.

Il tema più complesso è legato alla regolamentazione concorrente tra stato e regioni. Lei ha parlato di cultura del gioco e di come ormai le sensibilità nei confronti di questo tema stiano cambiando. Il sottosegretario Federico Freni la scorsa settimana ha detto che per un riordino della normativa bisognerà ripartire dalla Conferenza Stato Regioni, dove nel 2017 l’accordo era stato raggiunto con grandi difficoltà, senza poi essere attuato. Secondo lei, cambieranno le cose?

“Penso di si. Se nel 2017-2018 c’era una visione più ideologica del tema giochi, oggi c’è una visione più pragmatica. Quasi tutti i componenti di questa commissione si pone in modo laico senza preconcetti, cercando di contemplare un diritto del cittadino di svagarsi e di poter giocare liberamente nella propria vita. C’è l’obbligo morale da parte di tutti noi di evitare le degenerazioni che il gioco potrebbe provocare e di fare una lotta alle ludopatie che va fatta con la collaborazione degli operatori del settore. Il gioco illegale oltre a non contribuire al fisco, non tutela nemmeno il giocatore, anzi. L’operatore legale, incaricato dallo stato dello svolgere questo servizio, deve avere a cuore questi problemi. Questa è la strada da percorrere e credo che la maggior parte dei membri della Commissione di inchiesta oggi ha questa visione laica e non ideologica”.

Cosa pensa del coinvolgimenti degli enti locali nella compartecipazione delle entrate del gioco?

“Potrebbe essere una strada. Anche se ritengo in via generale che sul gioco debba esserci un controllo nazionale, sia nella normativa e per l’erario per evitare che possano esserci degli squilibri nei vari comuni”.

Si è occupato molto anche dei difficili rapporti tra banche ed operatori del gioco…

“Attendiamo l’audizione di Banca d’Italia. Il mondo bancario ci ha risposto affermando che il controllo della Banca d’Italia porta gli istituti ad avere una difficoltà a rapportarsi con gli operatori del gioco. Per le banche lavorare con il settore giochi è costoso in termini ci controlli e responsabilità e quindi gli istituti decidono di farne a meno considerando gli operatori del gioco come clienti che non gli interessano. Le banche pur svolgendo un ruolo pubblico oggi sono realtà private, sono più libere e possono fare scelte di questo tipo. Noi dobbiamo dialogare con la Banca d’Italia per creare le condizioni che permettano una interlocuzione tra imprenditori del gioco e mondo del credito”.

 

PressGiochi

Fonte immagine: https://www.lavocedelpatriota.it