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31 marzo 2016: requisitoria del P.M. al processo Black monkey di Bologna

Dopo due anni di pubblico dibattimento, è oramai giunto al suo epilogo il primo grande processo penale allestito contro il gioco illegale, “quel” gioco illegale giustamente additato da tutti come

21 Marzo 2016

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Dopo due anni di pubblico dibattimento, è oramai giunto al suo epilogo il primo grande processo penale allestito contro il gioco illegale, “quel” gioco illegale giustamente additato da tutti come canale privilegiato per le attività criminali organizzate, e “troppo frettolosamente” assimilato (da molti) al gioco lecito che occasionalmente dovesse risultare inquinato da una infiltrazione o da una devianza illecita, sempre possibile in ogni azienda (in Italia come in tutto in mondo).

Come fa sapere l’associazione Astro, una differenza tra gioco legale e gioco illecito c’è, e non è meramente terminologica: il primo si è costituito parte civile nel processo intentato al secondo, e nel sostenere l’azione penale istituzionalmente attivata, presenterà il “conto dei danni” quando sarà il momento delle conclusioni delle parti civili.

Ciò che per molti è solo una “notizia” per AS.TRO è la differenza: la differenza tra tutelare la legalità e parlare di legalità. Questo è il presupposto che vincola l’Associazione, limitandone talvolta il raggio di interlocuzione nell’ambito del settore, ma sicuramente rinsaldandone una caratteristica identitaria da cui deriva un fisiologico posizionamento istituzionale dell’azione associativa, industriale certo, categoriale sicuramente, ma pur sempre di rispetto, e mai di antagonismo, verso le leggi e i rappresentanti dello Stato.

Il 31 marzo prossimo il P.M. pronuncerà, all’esito della propria requisitoria, le richieste di verosimile condanna nei confronti degli imputati tratti a giudizio verso i quali l’istruttoria ha maturato un quadro probatorio di colpevolezza, cui seguirà la sentenza conclusiva del grado di giudizio.

Il processo è stato lungo, ma certi versi molto “istruttivo”, soprattutto quando, ad uno ad uno, i nomi delle aziende “clienti” dei prodotti illegali distribuiti dagli imputati sono emersi in tutta la loro evidenza e consapevolezza.

Una “lezione” che in AS.TRO è stata ben studiata e che ha ulteriormente ispirato l’azione associativa nei momenti in cui si è periodicamente dovuto deliberare il mantenimento della propria linea, piuttosto che la sua apertura a forme di più indiscriminata rappresentanza.

PressGiochi