05 Maggio 2024 - 13:09

Slot machine superate da gioco online e illegale, ma tassazione e divieti non frenano la spesa degli italiani

Gli apparecchi da intrattenimento del mercato fisico regolamentato italiano finiscono sotto la lente del Centro studi Machiavelli: politiche fallimentari hanno favorito il gioco online, che versa meno tasse all’erario e ha un peso occupazionale assai minore

08 Novembre 2023

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I giocatori sono sempre meno appassionati al gioco terrestre, slot machine e Vlt in primis, a causa dell’aumento della tassazione e alle recenti normative che li hanno spinti verso il gioco virtuale o quello illegale.

Parola del Centro Studi Machiavelli che negli ultimi mesi ha messo sotto la sua lente lo specifico comparto del settore degli apparecchi da intrattenimento e i cui risultati sono stati proposti ieri in occasione dell’evento che si è tenuto alla Camera dei deputati dal titolo “Gioco legale: regole uniformi per garantire sicurezza, legalità e gettito”.

Da anni – evidenzia il centro studi Machiavelli – i governi hanno scelto un approccio repressivo verso il gioco legale, inasprendo sia le normative sia la tassazione. Tuttavia, non c’è stato un effetto dissuasivo, poiché la spesa complessiva degli italiani è aumentata in un decennio da 88,5 a 111,1 miliardi.

Queste politiche hanno avuto un effetto, non virtuoso, che è stato quello di favorire il gioco online, che versa meno tasse all’erario e ha un peso occupazionale assai minore.

La drammatica crisi che sta investendo il comparto, i cui segni hanno iniziato a vedersi già nel 2017 e che è esplosa durante i mesi di chiusure e restrizioni, è stata alimentata da una agenda politica che, ponendo gioco legale e illegale sullo stesso piano morale, ha portato alla promulgazione di normative anti-economiche, originariamente mirate a combattere le patologie legate al gioco d’azzardo e a massimizzare le entrate fiscali, ma che hanno prodotto come unico risultato concreto la fuga dei consumatori verso il gioco virtuale o, peggio ancora, verso quello proibito.

Nell’ultimo decennio, mentre le tasse e la regolamentazione sul gioco fisico si facevano sempre più aspre, la spesa complessiva degli italiani continuava ad aumentare vertiginosamente, passando dagli 88,5 miliardi del 2012 ai 111,1 del 2021.

Nel frattempo, iniziava a spostarsi sempre di più sulle piazze virtuali, già ben prima della pandemia che ha stravolto le gerarchie interne, portando la raccolta annua nel gioco online a valere più di quella del gioco fisico. Questo ribilanciamento negli equilibri del potere di mercato non potrà produrre degli effetti neutri, se si tiene conto di quanto diverso è l’impatto generato dalle due industrie sul territorio in termini occupazionali, fiscali e sociali. Stando alle rilevazioni CGIA Mestre, le imprese che offrono gioco online in Italia, a fronte degli oltre 67 miliardi di euro di raccolta, nel 2021 hanno versato nelle casse dello stato 887 milioni di euro, oltre due miliardi e cento milioni in meno rispetto a quanto versato dalle sole AWP, che hanno raccolto 54 miliardi in meno.

Se il comparto AWP e VLT, senza nemmeno considerare l’indotto generato sulle micro e piccole e medie imprese attive nelle catene di montaggio di produzione e distribuzione degli apparecchi, sostiene direttamente quasi 9mila lavoratori, si stima che quello online riesca a sostenerne più o meno 1.500, e per di più senza trascinare dietro di sé alcuna filiera manifatturiera o logistica. Avviene così che l’attuale impianto normativo che regolamenta il mercato premia sistematicamente attori, la maggioranza dei quali appartiene a cordate multinazionali straniere oligopoliste a livello europeo e globale, che sono in grado di restituire poco o nulla all’economia e al benessere dei territori. Una stortura che fino alla pandemia non aveva impedito all’ecosistema italiano degli apparecchi da gioco di resistere, ma che oggi rischia di far inceppare una intera catena del valore nazionale e di mettere a rischio migliaia di posti di lavoro e centinaia di milioni di entrate fiscali.

 

La tassazione – In Italia, – scrive l’autore dello studio Alberto Maria Radici – AWP e VLT sono tassate anzitutto attraverso il Prelievo Erariale Unico (PREU), introdotto dal governo Berlusconi con lo specifico scopo di porre un freno all’uso illegale degli apparecchi, visto che l’ammontare di questo tipo di aliquota viene computato direttamente dai sistemi informatici interni agli stessi. L’aliquota, oggi pari al 24% per le AWP e all’8,6% per le VLT, non è mai stata così alta. Il quadro normativo originario, con gli aggiornamenti portati con l’articolo 2, comma 3, del D.L. n. 138 del 2011, prevedeva anche imposta aggiuntiva del 6% sulle vincite superiori ai 500 €, rimasta invariata nel corso del tempo, ma alla quale, con il Decreto Legge 28 Gennaio 2019 n. 4, è stata aggiunta una tassa sui singoli apparecchi, pari a € 100 per ogni unità, ai fini del rilascio dei nullaosta ai concessionari di slot. Tassa che venne peraltro raddoppiata per il solo 2019, allo scopo di finanziare l’impalcatura del Reddito di cittadinanza, figlio dello stesso provvedimento, ed alla quale è stata aggiunta, con la Finanziaria del 2020, una imposta sulle vincite derivanti da VLT superiori a € 200. La normativa vigente prevede inoltre che ciascun apparecchio debba restituire in vincite un minimo delle somme giocate al termine di un numero di partite prefissato a seconda della diversa tipologia di gioco (140mila partite per le AWP, 5.000.000 per le VLT), denominato payout, e ad oggi pari al 65% per le AWP e all’83% per le VLT. Secondo tutti i principali studi di settore, sarebbe proprio il progressivo abbassamento del payout, assieme all’obbligo dell’uso della tessera sanitaria per l’accesso agli apparecchi introdotto nel 2018 con il Decreto Dignità, uno dei fattori che ha incentivato di più i giocatori italiani a migrare nell’online e nell’illegale sia prima che durante che dopo la pandemia. Il payout sulle AWP è stato infatti abbassato di 9 punti percentuali in soli 6 anni, prima per volontà del governo Renzi, che nel 2015 ha imposto la riduzione dal 74% al 70%, e poi per mano del Conte I, che lo ha portato prima al68% e poi all’attuale 65%.

Nel 2020, il peso dell’erario sulla differenza tra raccolta e vincite dei giocatori è arrivato così a toccare il 71% per le AWP e il 61% per le VLT. Per effetto di queste scelte, secondo le stime del Rapporto Casmef-UPB, il peso complessivo della tassazione sul margine operativo di AWP e VLT in Italia sarebbe superiore di oltre 30 punti percentuali rispetto a quella fissata in Germania e Regno Unito e di oltre il 20% rispetto a quella spagnola.

 

LA FILIERA – Tenendo in considerazione anche l’attività svolta da attori esterni – che spaziano dai gestori degli apparecchi ai produttori di metalli, stampe plastiche, cavi, software e hardware, passando per disegnatori, assemblatori, produttori e rivenditori di apparecchi – le elaborazioni dell’ufficio studi della CGIA di Mestre stimano che il sistema AWP-VLT sia composto da oltre 53.000 imprese, a loro volta in grado di sostenere oltre 48.000 posti di lavoro sparsi nel territorio nazionale. Secondo queste stesse rilevazioni, al 31 dicembre 2021 in Italia erano attive 7.253 imprese rientranti nel codice Ateco 92, all’interno del quale sono riportate tutte le realtà imprenditoriali che esercitano «le attività riguardanti le lotterie, le scommesse e le case da gioco». Tra queste, 2.124 rientrano nel sottocodice 92.00.02, riguardante le attività economiche coinvolte nella «gestione di apparecchi che consentono vincite in denaro funzionanti a moneta o a gettone». In questo comparto, al 31 dicembre 2021 si contano 8.826 addetti, concentrati soprattutto in Lazio, Lombardia, Veneto e Campania, regioni che ne ospitano quasi la metà del totale. Nel solo 2021, le AWP hanno generato oltre 3 miliardi di euro di gettito fiscale, mentre le VLT 1.118, incassando fatturati a livello di industria che hanno toccato rispettivamente i 1.388 e 767 milioni di euro.

La base del mercato oggi attivo si è infatti costituita per effetto del boom della raccolta sia di AWP che di VLT tra il 2006 e il 2016, quando è passata da 14,9 a 26,355 miliardi di euro.

La situazione è però drasticamente cambiata dopo lo scoppio della pandemia, durante la quale si è assistito a un crollo delle raccolte che ha fatto precipitare al contempo sia il fatturato che il gettito fiscale del comparto, crollati rispettivamente dai 3,520 miliardi di euro del ­2019 al 1,470 del 2020 e dai 6,7 del 2019 ai 3,2 del 2021. Ma la notizia peggiore arriva sul fronte della competizione, a causa del boom dei due principali rivali dell’industria degli apparecchi: il gioco illegale e il gioco online, con quest’ultimo che, soprattutto durante i lockdown, ma anche nelle fasi successive, ha rubato alle AWP il primato nel mercato del gioco regolamentato. Come riportato anche dal report Lottomatica-Censis, mentre la quota di raccolta online sul totale passava dal 32,9% al 55,7% tra il 2019 e il 2021 si assisteva inoltre ad un incremento senza precedenti delle attività criminali connesse al gioco.

 

PressGiochi

 

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