05 Maggio 2024 - 13:39

Scommesse: nuove ordinanze dalla CJUE riaffermano i principi delle sentenze Laezza e su bando Monti

Il 7 aprile 2016, la Corte di Giustizia UE ha emesso una serie di ordinanze in materia di giochi d’azzardo, richiamando i principi contenuti, rispettivamente, nelle sentenze del 22 gennaio

18 Aprile 2016

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Il 7 aprile 2016, la Corte di Giustizia UE ha emesso una serie di ordinanze in materia di giochi d’azzardo, richiamando i principi contenuti, rispettivamente, nelle sentenze del 22 gennaio 2015 nella causa C-463/13 Stanley International Betting LTD e a. / Ministero dell’Economia e delle Finanze e del 28 gennaio 2016 nella causa C-375/14 Rosanna Laezza / Italia. Le questioni pregiudiziali sono state oggetto del rinvio dei seguenti uffici giudiziari: rispettivamente al Tribunale di Bari; al Tribunale di Bergamo; al Tribunale di Salerno; al Tribunale di Frosinone e alla Corte di Cassazione.

 

Le questioni proposte alla Corte di Giustizia sono state le seguenti:

1)         Se i principi di cui ai trattati europei, di parità di trattamento e di effettività ostino a una normativa nazionale in materia di giochi d’azzardo che preveda una nuova gara per il rilascio di concessioni più brevi delle precedenti, in modo da riordinare il sistema allineando i termini delle scadenze delle concessioni. La Corte ha ribadito che che il diritto dell’Unione non osta a che l’Italia indica, ai fini di un allineamento temporale delle scadenze delle varie concessioni, una nuova gara volta all’attribuzione di concessioni aventi durata inferiore rispetto a quelle rilasciate in passato.

2)         Se gli stessi principi di cui ai trattati europei ostino a una normativa nazionale che impone al concessionario di giochi d’azzardo di cedere gratuitamente, al momento della scadenza della concessione, l’uso dei beni immateriali e delle attrezzature utilizzati per la raccolta delle scommesse, anche laddove tale previsione ecceda quanto è necessario al conseguimento degli obiettivi perseguiti dalle disposizioni. La Corte ha ribadito che l’obbligo di cessione gratuita dei beni aziendali potrebbe ledere, in certi casi, il principio di proporzionalità.

 

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