04 Maggio 2024 - 20:01

La Spezia. Il Tar accoglie istanza cautelare contro le distanze per le sale giochi

Il Tribunale amministrativo regionale ha disposto la riapertura delle sale slot della città. E lo ha fatto con un decreto che «sospende l’esecuzione del provvedimento» emesso l’agosto scorso dal Comune

14 Settembre 2015

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Il Tribunale amministrativo regionale ha disposto la riapertura delle sale slot della città. E lo ha fatto con un decreto che «sospende l’esecuzione del provvedimento» emesso l’agosto scorso dal Comune della Spezia: un’ordinanza che aveva imposto la chiusura di sette videolottery aperte nelle vicinanze di scuole e chiese. Il tribunale amministrativo ha accolto l’istanza presentata da Emilio Moro, legale rappresentante della società che gestisce la Gaming Hall di via Fiume.

Ora, potranno accodarsi i restanti sei gestori delle sale slot considerate fuorilegge. Moro ha intrapreso un’azione legale in solitaria e del suo successo, anche se temporaneo, ne potranno usufruire tutti. Il Tar ha fissato per il primo ottobre prossimo «la camera di consiglio per la trattazione legale». Il decreto, firmato dal presidente Luca Morbelli, ad ogni modo fa ben sperare i gestori.

«I proprietari delle sale della città si sentono presi di mira, in modo del tutto ingiustificato – afferma Andrea Tavernelli, avvocato storico della “B service” e consulente della Gaming Hall – il Comune ha agito in modo schizofrenico, chiedendo che venisse rispettata una legge regionale attiva dal 2012. Il caso della Gaming Hall è lampante: la sala ha aperto nel 2013 e il Comune era informato. È stata concordata anche l’insegna. Sapevano tutto. Quindi l’imprenditore ha investito, ha assunto del personale e ha lavorato per due anni. Poi, all’improvviso, gli è stato detto di chiudere».

Il tribunale amministrativo si pronuncerà in merito alla vicenda. Le motivazioni nel ricorso, presentato tramite l’avvocato Cino Benelli del foro di Prato, mostrano punti di vista che contrastano nettamente con le linee dettate dalla legge regionale. Le attività finite nel mirino erano state avviate attraverso il placet della Questura, obbligatorio ma non sufficiente senza l’autorizzazione del Comune. Serve una distanza di almeno trecento metri dai «luoghi sensibili»: scuole, ospedali e luoghi di culto in generale.

«E pazienza se poi davanti c’è un bar che vende alcolici a tutte le ore – dichiara Moro, promotore del ricorso al tribunale amministrativo – si ostinano a vessare solo le sale slot, quando ormai basta una connessione internet per giocare d’azzardo tutto il giorno. Le sale slot sembrano diventate il male assoluto ma garantiscono posti di lavoro e neppure un euro viene evaso. Mi arrabbio perché poi magari vai alle poste e trovi il gratta e vinci, i tabacchi di fronte all’entrata delle scuole. Non ci stiamo più a questo gioco al massacro».

 

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