13 Maggio 2024 - 08:25

Fabbri (Pd): “Non deve essere limitata in alcun modo la possibilità di intervento dei sindaci nella regolamentazione del gioco”

La deputata del Pd Marilena Fabbri ha ufficialmente sottoscritto in questi giorni proposta di legge Basso ed altri recante «Disposizioni per il contrasto del gioco d’azzardo patologico e per la

21 Settembre 2015

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La deputata del Pd Marilena Fabbri ha ufficialmente sottoscritto in questi giorni proposta di legge Basso ed altri recante «Disposizioni per il contrasto del gioco d’azzardo patologico e per la tutela dei minori e dei soggetti deboli». Ad agosto l’esponente del Pd aveva dato il proprio appoggio al pdl sempre dell’on. Basso per il divieto totale della pubblicità.

“Ho sottoscritto le proposte di legge del collega On. Lorenzo Basso – ha dichiarato Fabbri – che mira a regolamentare la pubblicizzazione del gioco d’azzardo perché questo fenomeno sta diventando una vera e propria piaga sociale, urge un intervento forte da parte del Governo e del Parlamento per contrastare questa deriva”.

 

“Nel nostro Paese, negli ultimi anni, il mercato dei giochi, in particolare quello del gioco d’azzardo, sia quello cosiddetto legale che quello illegale, non ha conosciuto crisi. Gli italiani spendono 1.200 euro procapite all’anno e l’universo dei giocatori è di circa 30 milioni di persone, delle quali circa 2 milioni sono a rischio dipendenza, ed a tutt’oggi si calcolano in circa 800.000 i giocatori patologici (il doppio dei tossicodipendenti che sono circa 393.000), mentre sono circa 500.000 i minorenni che vanno a scuola e già scommettono.  Sono necessari 5-6 miliardi di euro l’anno per curare i dipendenti dal gioco, mentre le tasse incassate dallo Stato sono 8 miliardi di euro.

Di fronte a questi dati drammatici occorre passare da un approccio politico che incoraggia il gioco, consentendone la pubblicità e allargando le possibilità di farvi ricorso, a un diverso e più maturo atteggiamento, che ne riconosca i gravi pericoli e gli altissimi costi sociali. La dipendenza dal gioco deve essere considerata alla stregua della dipendenza dal tabacco o dall’alcool, come un comportamento socialmente dannoso, il cui abuso porta alla dipendenza da gioco d’azzardo o al gioco d’azzardo patologico, una vera e propria malattia riconosciuta a livello internazionale dall’Organizzazione mondiale della sanità.

 

 

Pertanto l’atteggiamento del legislatore deve indirizzarsi senza esitazione verso una regolamentazione disincentivante, deve intraprendere e sostenere politiche informative e deterrenti, che rendano edotti i cittadini sui gravi rischi connessi all’abuso dei giochi con vincita in  denaro.

Nel mese di giugno scorso è scaduta la delega prevista nella legge 11 marzo 2014 (lettera b), n. 23 cosiddetta “delega fiscale”, per un riordino complessivo della normativa in materia di gioco, senza che il Governo emanasse il decreto legislativo. Decreto che, nel contenuto, è stato trasformato in disegno di legge e presentato al Senato dal collega Mirabelli  con alcuni miglioramenti in materia di pubblicità diretta, ma che dovrà avere il compito di chiarire che non deve essere limitata in alcun modo la possibilità di intervento dei sindaci di tenere sotto controllo un’attività che può avere impatti significativi sulla vita delle famiglie.

 

 

Dal mio punto di vista la materia non deve però essere regolamentata solamente da un punto di vista fiscale ma soprattutto da quello sociale e sanitario. E’ fondamentale agire sia sulla prevenzione che sull’informazione. Il primo intervento va operato sulla pubblicità e proprio in questa direzione va la proposta di legge presentata a luglio dall’intergruppo parlamentare della Camera contro il gioco d’azzardo, di cui faccio parte, (primo firmatario il collega Basso), perché occorre limitare i messaggi pubblicitari e di marketing sul gioco d’azzardo, vietare la pubblicità ingannevole e la pubblicità ed adottare specifici codici di autoregolamentazione.

 

E’ necessario inoltre promuovere campagne di sensibilizzazione per l’uso responsabile del denaro, per la limitazione all’accesso al debito e sui rischi collegati al gioco di azzardo, particolarmente nelle scuole, e che siano altresì dirette alle famiglie per aiutarle nell’attività educativa. Vanno altresì promosse iniziative sperimentali di prevenzione e di formazione estesa agli esercenti allo scopo di prevenire gli eccessi di gioco. Per quanto riguarda invece la cura della patologia del giocatore di azzardo, finora è stata affidata ad iniziative sporadiche messe in atto dai Sert e da associazioni, su iniziativa prevalentemente volontaria di specialisti ed operatori. Tuttavia, ad oggi, non esiste il diritto alla cura per questa patologia e tanto meno esistono misure per aiutare la famiglia del giocatore. Anche se con la legge di stabilità 2011 si è intervenuti per definire «le linee di azione per la prevenzione, il contrasto ed il recupero di fenomeni di ludopatia conseguente a gioco compulsivo», da realizzare attraverso la predisposizione di un decreto interdirigenziale (capofila il Ministero dell’economia e delle finanze), detto decreto è bloccato da oltre un anno perché privo dell’adeguata copertura finanziaria, necessaria alla attivazione delle azioni individuate per gli interventi sociali e sanitari che si inquadrano nell’ambito del g.a.p.

Lo scorso 6 settembre – ha continuato Fabbri – ho partecipato, all’interno della Festa dell’Unità di Bologna, ad un’iniziativa dal titolo “Il gioco è bello quando dura poco. Rischi e costi della ludopatia” con Mirella Felice, pscicologa del Sert, Nicola Golfieri presidente dell’associazione giocatori anonimi, Silvia Manfredini della segreteria pd provincia di Bologna e Giulio Pierini sindaco di Budrio. Nel corso della discussione è emerso un quadro, già confermato dai dati in premessa, drammatico per i numeri in questione, per le motivazioni che spingono al gioco e per il crescente aumento di giovani che si avvicinano al gioco d’azzardo.

 

Non bisogna infatti dimenticare che le fasce di popolazione maggiormente a rischio di incorrere nella ludopatia sono le fasce socialmente ed economicamente più deboli. Disoccupati, pensionati, persone in difficoltà economiche che pensano che con la facilità di poche giocate si possano risolvere molti dei loro problemi. Purtroppo i fatti di cronaca ci parlano spesso di fin dove possa spingersi, di quali gesti possa arrivare a compiere una persona colpita dal demone del gioco e dalla disperazione. Per questo occorre limitare fortemente l’immagine del giocatore come un modello di successo, come una persona che con il minimo sforzo riesce a ottenere solo il meglio dalla vita, presso i più giovani e le fasce socialmente più deboli. L’intervento legislativo del Parlamento, che mi auguro sia celere e risolutivo, deve avere un chiaro obiettivo: non criminalizzare chi gioca ogni tanto, o fare del proibizionismo, ma porre rimedio ad un’emergenza sociale vera e propria”.

 

PressGiochi