27 Aprile 2024 - 12:14

Decreto giochi online. Alla PMI non resta che aggregarsi

Sono queste le parole di Francesco Scardovi, esperto consulente in materia fiscale, contabile e amministrativa con un focus specifico nel mondo del gaming, in una intervista rilasciata nell’ultima edizione di PressGiochi MAG, parlando del decreto per il riordino del gioco a distanza.

27 Marzo 2024

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“Non c’è solo il costo esorbitante di ingresso e del canone annuale. Il bando di fatto elimina o ridimensiona fortemente le altre componenti della filiera che contribuiscono a raccogliere gioco legale a distanza e contrastare quello illegale: le SKIN (o sottoreti, con propri brand commerciali), neanche citate nel decreto ed i PVR che rappresentano il punto di contatto dei concessionari con il territorio cui si concede una possibilità di raccolta di gioco in contanti di 100 euro a settimana. Alle imprese italiane piccole e medie non resterà che individuare la migliore forma di aggregazione in una forma consortile, ove consentita dal bando o di società di capitali”.

Sono queste le parole di Francesco Scardovi, esperto consulente in materia fiscale, contabile e amministrativa con un focus specifico nel mondo del gaming, in una intervista rilasciata nell’ultima edizione di PressGiochi MAG, parlando del decreto per il riordino del gioco a distanza.

Il decreto che riforma il gioco a distanza prevede un costo di ingresso nel mercato di 7 milioni di euro. Se i grandi operatori potranno sicuramente soddisfare queste richieste, le piccole e medie imprese che oggi sono presenti nella filiera, come potranno ottenere una concessione?

Il bando, così disegnato, spazzerà letteralmente via oltre l’80% delle attuali imprese operanti quali concessionari di rete di gioco a distanza, a vantaggio dei colossi che potranno richiedere fino a 5 concessioni.

E’ infatti evidente come un costo da ammortizzare di quelle proporzioni, oltre ai canoni percentuali annuali, renda impossibile la continuità delle piccole e medie imprese italiane con tre inevitabili conseguenze:

  • la perdita di migliaia di posti di lavoro,

  • una sensibile riduzione delle entrate erariali,

  • un assist al gioco illegale (.com) per la scomparsa di migliaia di presidi di gioco legale sul territorio (rappresentati dai Punti Vendita Ricariche o PVR).

Negli ultimi mesi abbiamo riscontrato un approfondito confronto con l’Amministrazione delle Dogane e dei Monopoli e con i rappresentanti del Mef e della politica in generale, comprese le audizioni tenutesi di recente, ove tutte le associazioni di categoria del comparto gioco legale hanno segnalato le incongruenze e le drammatiche conseguenze della riforma, peraltro anticipata rispetto a quella del gioco fisico, purtroppo ad oggi senza particolari risultati.

Speriamo che in sede di conversione possano essere accolte le numerose proposte formulate, nell’interesse non solo delle imprese italiane ma anche dell’erario e dei giocatori”.

Quali dovrebbero essere le modifiche da apportare al bando?

Non c’è solo il costo esorbitante di ingresso e del canone annuale.

Il bando di fatto elimina o ridimensiona fortemente le altre componenti della filiera che contribuiscono a raccogliere gioco legale a distanza e contrastare quello illegale: le SKIN (o sottoreti, con propri brand commerciali), neanche citate nel decreto ed i PVR che rappresentano il punto di contatto dei concessionari con il territorio cui si concede una possibilità di raccolta di gioco in contanti di 100 euro a settimana.

Sicuramente un costo di partecipazione più ridotto (non superiore ai 2 milioni di euro) e la previsione di un costo di accesso anche per le skin (che in certi casi sviluppano una raccolta che supera quelle di diversi concessionari più piccoli) porterebbe maggiori entrate erariali oltre a salvaguardare la legalità e le imprese italiane sul territorio e la sicurezza per i giocatori.

Anche la limitazione del contante per giocate comunque sempre tracciate dai Concessionari è un paradosso, considerato che non ci sono limitazioni ad altri giochi per i quali si possono spendere in pochi minuti migliaia di euro (come i gratta e vinci) e non farebbe altro che facilitare la raccolta illegale come chiaramente emerso dalle recenti cronache.

D’accordissimo invece, sulla regolarizzazione dei PVR con un costo di accesso per l’iscrizione ad un apposito albo con la necessaria richiesta di requisiti reputazionali e idonea formazione”.

Ma se non ci fossero le modifiche auspicate, cosa devono fare le aziende per non disperdere quanto realizzato ed investito fino ad oggi?

Alle imprese italiane piccole e medie non resterà che individuare la migliore forma di aggregazione in una forma consortile, ove consentita dal bando o di società di capitali.

Con la possibilità in tal modo di ripartire il costo di accesso, effettuare importanti economie di scala, salvaguardare le singole reti commerciali e aumentare il potere contrattuale verso i fornitori strategici di servizi di providing.

Personalmente ritengo anche che la possibilità di identificarsi ed investire in un unico marchio ‘nazionale’ in luogo di tanti loghi più frazionati e dispersi possa rappresentare un vantaggio”.

Come si stanno muovendo le imprese italiane da questo punto di vista?

Ancora con parecchi dubbi e molta preoccupazione in attesa che emergano elementi più definitivi; tra l’altro, il necessario passaggio a Bruxelles del decreto, allungherà i tempi delle nuove gare tanto da far prevedere una ulteriore proroga delle vigenti concessioni nel 2025. Con l’inevitabile compito dei concessionari attuali di continuare a investire per il consolidamento delle proprie reti commerciali.

Ma è necessario che le imprese avviino da subito anche i confronti e le analisi finalizzate all’aggregazione nel modello che riterranno più opportuno, specie per quanto riguarda le regole di funzionamento e di governance, le previsioni economiche e finanziarie e l’individuazione del partner tecnologico.

Aggregazioni che si andranno a formalizzare una volta chiarite, almeno in buona parte, le incognite di questa complessa ‘equazione’”.

Infine, il tema fiscale. Si rinviano le modifiche relative alla tassazione al riordino del gioco fisico. Questo, rappresenta più un vantaggio o un rischio per gli operatori che prenderanno la concessione appena uscirà il bando?

Come dicevo, anticipare le gare dell’online al riordino generale del comparto rappresenta una sconfitta per tutti. Sussistono nel decreto diverse contraddizioni sul tema della fiscalità: da un lato si dice che le aliquote saranno costanti per tutta la durata delle nuove concessioni, dall’altro che una volta emanate le regole generali del riordino saranno applicabili per tutti i giochi pubblici.

L’online non è un mondo a parte ma è fortemente collegato alla rete di distribuzione fisica.

Tralasciando sempre i grandi colossi di gioco a distanza che, se pur in forma indiretta o mediata dai vari .news o .tv riescono ad acquisire giocatori e raccogliere direttamente dai canali telematici, la maggior parte degli operatori italiani è attivo in entrambi i settori.

Inoltre l’anticipazione delle gare online rappresenterà un ulteriore colpo alla raccolta di gioco ‘terrestre’, specie mediante AWP e VLT, che da anni aspetta una norma generale di riordino sia territoriale che fiscale (con aliquote oggi fra le più elevate a livello mondiale che colpiscono le somme giocate e non gli effettivi margini della raccolta).

Inoltre, servono regole chiare anche in merito alla imposizione indiretta (ESENZIONE DA IVA), tema ancora fortemente dimenticato specie per le svariate tipologie di collaborazioni alla raccolta di gioco online, con il rischio, in mancanza dei necessari chiarimenti, di contenziosi seriali ed infiniti come successo nei primi quindici anni di vita degli apparecchi da gioco”.

Cristina Doganini – PressGiochi MAG

Fonte immagine: https://it.depositphotos.com