01 Maggio 2024 - 23:49

Imperia. I sindaci della provincia scrivono a Renzi contro il decreto delega sui giochi

Massimo potere decisionale in capo alle comunità locali, uniche istituzioni realmente impegnate a porre un freno al modello di liberalizzazione controllata del gioco d’azzardo in Italia. E’ quanto rivendicano i

20 Aprile 2015

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Massimo potere decisionale in capo alle comunità locali, uniche istituzioni realmente impegnate a porre un freno al modello di liberalizzazione controllata del gioco d’azzardo in Italia. E’ quanto rivendicano i sindaci della provincia di Imperia nella missiva indirizzata al premier Matteo Renzi.
“La nuova normativa in materia di gioco d’azzardo non mortifichi il lavoro svolto a tal proposito da parte dei Comuni, ma sappia invece recepire tanto le istanze che provengono dalla società civile, quanto le indicazioni che provengono dalla Corte Costituzionale, dal Consiglio di Stato e dai Tribunali Amministrativi Regionali, i quali hanno ripetutamente riconosciuto la validità e la legittimità dei provvedimenti di regolamentazione del gioco d’azzardo da parte delle amministrazioni locali”. La missiva è stata sottoscritta dal sindaco di Ventimiglia Enrico Iaculano, dai primi cittadini, Carlo Capacci (Imperia), Giacomo Pallanca (Bordighera), Vincenzo Genduso (Arma di Taggia), Adriano Biancheri (Olivetta San Michele), Fulvio Gazzola (Dolceacqua), Davide Gibelli (Camporosso) e Ferdinando Giordano (Vallecrosia).

“Assieme all’Amministrazione che ho l’onore di presiedere, unanimemente, sono e siamo strenui difensori – sottolinea Ioculano – della liceità di impiegare risolute strategie di contenimento rispetto ai rischi ingenerati dal gioco d’azzardo, così come di assumere iniziative volte ad adottare misure restrittive, sia di ordine normativo che amministrativo, finalizzate al contrasto della diffusione del gioco d’azzardo. E’ sicuramente doveroso ed opportuno che i comportamenti nocivi vadano disciplinati e che le istituzioni intervengano educando i singoli a condotte corrette; tali comportamenti, oltretutto, spesso si sommano a condizioni di disagio preesistente, come molte volte verificato a livello di Servizi Sociali dei Comuni”.

“E’ necessario – si legge nella lettera – anche sobbarcarsi tutte le iniziative opportune, reperendo risorse adeguate, per la riabilitazione dei giocatori ‘dipendenti’; prova ne sia il fatto che lo stesso Governo discute da tempo della necessità di inserire il gioco d’azzardo patologico nei Lea (Livelli essenziali di assistenza). Peraltro, è obiettivo parimenti ineludibile impegnare risorse per l’introduzione nelle scuole di percorsi specifici volti ad informare ed educare i giovanissimi ai rischi connessi ai vari tipi di giochi. E’ pur vero che il divieto di giocare, come quelli di consumare alcool e droghe, scoraggiano solo su alcuni gruppi di popolazione e funzionano comunque in modo parziale, ma sono un indispensabile volano di sensibilizzazione per formare persone responsabili e consce dei rischi e dei danni ingenerati dalle ludopatie. Ci chiediamo – evidenzia il primo cittadino di Ventimiglia, che si fa portavoce dell’istanza – se tutti abbiano coscienza e conoscenza, ad esempio, del fatto che, i giocatori “ludopatici” o accedono al credito sommerso o chiedono finanziamenti agli istituti di credito e si indebitano per giocare senza riuscire a mantenerne il controllo.

A nostro avviso, nel rispetto della doverosa autonomia dell’azione di governo del proprio territorio e delle proprie comunità, non è accettabile impedire agli enti locali di assumere provvedimenti che vietino l’apertura delle sale da gioco, ovvero locali commerciali con slot, vicino ai luoghi definiti sensibili (quali scuole, ospedali, farmacie, luoghi di culto, ecc.), o che determinino un preciso rapporto tra il numero dei locali adibiti al gioco ed il numero degli abitanti residenti, onde non diventare – indesideratamente e proprio malgrado – una sorta di Las Vegas di provincia; a tale scopo, non è sufficiente la sola leva economico-fiscale, cui si impronta l’approccio al problema da parte del Governo”.

“Quando leggo – spiega Iaculano – invece che la volontà del legislatore nazionale è quella di bilanciare gli interessi delle amministrazioni comunali con quelli delle aziende concessionarie, non posso esserne felice. Che cosa significa voler ridefinire le regole inerenti l’offerta di gioco nei Comuni, impedendo la conferma di quelle disposizioni contenute nelle ordinanze sindacali relative a luoghi sensibili e limitazioni orarie, che “modificano la geografia del gioco autorizzato, relegandolo ai margini delle aree urbane?” Non sfugge il fatto che, in nome di una presunta sostanziale uniformità dei provvedimenti adottabili, le amministrazioni comunali vedrebbero ridotta la propria autonomia regolamentare, sinora mai negata”.

PressGiochi