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Stabilità 2016: il Governo detronizza ADM e fa un bel regalo ai concessionari

Ad un primo esame dell’art.48 della Legge di Stabilità 2016, non è solo la questione Preu a mettere in ansia gli operatori del settore apparecchi. Proprio all’ultima riga, compare un

28 Ottobre 2015

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Ad un primo esame dell’art.48 della Legge di Stabilità 2016, non è solo la questione Preu a mettere in ansia gli operatori del settore apparecchi.

Proprio all’ultima riga, compare un comma apparentemente insignificante, come uno dei tanti aggiustamenti tecnici che vengono fatti quando le nuove norme introdotte superano, o rendono obsolete, disposizioni precedenti.

  1. Il numero 26 della lettera b) del comma 78 dell’articolo 1 della legge 13 dicembre 2010 n. 220 è soppresso.

Ecco di cosa stiamo parlando: “Previsione della cessione non onerosa ovvero della devoluzione della rete infrastrutturale di gestione e raccolta del gioco all’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato all’atto della scadenza del termine di durata della concessione, esclusivamente previa sua richiesta in tal senso, comunicata almeno sei mesi prima di tale scadenza ovvero comunicata in occasione del provvedimento di revoca o di decadenza della concessione.”

 

In sostanza, al termine della concessione la rete infrastrutturale costituita dai concessionari rimane nel loro patrimonio. Come dire, una bella regalia per tutte le società (e non sono poche) che in questo momento soffrono di pesanti sbilanciamenti finanziari!

 

Venendo così rafforzate, le “tredici sorelle” avranno credenziali molto più forti da presentare ai mercati finanziari, nel momento in cui comincerà la grande corsa alle nuove concessioni per la raccolta fisica delle scommesse (bando da espletare dal 1° maggio al 31 luglio 2016) che per altro, rispetto alla gara Bersani del 2006, vede innalzare le basi d’asta per i negozi di gioco (10mila) da 25mila euro a 32mila e per i corner (5000) da 7,5mila euro a 18mila.

L’ulteriore tentativo di regolarizzare la posizione dei CTD si muove altresì nel senso di aumentare il numero dei locali “privilegiati” nei quali installare Vlt e (nel caso) “mini Vlt”, mettendo in predicato l’attività di tutto l’insieme di esercizi pubblici e commerciali, molti dei quali hanno proprio nelle Awp una delle maggiori fonti di sostentamento.

 

Assolutamente rivoluzionario è, poi è il comma 9 dell’art. 48, che recita testualmente:

All’articolo 12, comma 2, della legge 18 ottobre 2001, n. 383, il quarto periodo è sostituito dal seguente: “Le modalità tecniche dei giochi, delle scommesse e dei concorsi a premi sono stabilite con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze su proposta del Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli”.

 

La ADM viene esautorata del suo enorme potere di fare e disfare in piena autonomia le regole (tecniche) del gioco, a colpi di decreti direttoriali, perché se questa norma passerà l’amministrazione avrà un mero ruolo propositivo. Facile leggere dietro a questo provvedimento una ritorsione bella e buona del Governo nei confronti dell’amministrazione stessa, per i fallimenti a catena collezionati nel corso di quest’anno, rispetto a quelli che erano gli obiettivi di gettito straordinario stabiliti dall’ultima legge di Stabilità: il bando per il Lotto che, come ben sappiamo, è affondato al cospetto del Consiglio di Stato; la cosiddetta sanatoria dei centri di raccolta scommesse non autorizzati, che ha portato all’erario meno di un terzo di quanto preventivato. Quanto poi alla vicenda dei 500 milioni in più da spremere al settore Awp-Vlt, è solo il caso di ripetere che la partita è ancora tutta da giocare: 200 milioni sono già entrati ad aprile, gli altri dovrebbero arrivare a novembre. Ma sarà così? La norma, lo abbiamo già scritto in precedenza, rischia addirittura di saltare per aria.

 

Insomma, ci sono sufficienti motivi per avvalorare l’ipotesi di partenza. Ma la sensazione è che questo fallimento sia stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sopportazione del premier Renzi, il quale sicuramente ha mal digerito sin dall’inizio l’autonomia di cui gode l’amministrazione.

 

A rendere ancor più magmatica la situazione è intervenuto, recentemente, il polverone sollevato dal magazine Vita.it, che ha svelato gli intrecci fra il capo dell’ufficio affari legali di Adm Italo Volpe, il Sen. Mirabelli e il Sottosegretario Baretta, nel momento in cui si è venuto a sapere che il ddl presentato da Mirabelli e altri per non vanificare il lavoro fatto in funzione della delega fiscale, era stato scritto da Volpe stesso. Nulla di losco o di illegale, per carità, ma di sicuro alle alte sfere non è piaciuto che il ddl in questione, nel tentativo di recuperare il lavoro fatto in funzione della delega fiscale, intendesse rafforzare i poteri della Agenzia delle Dogane e dei Monopoli rispetto a quelli delle amministrazioni locali e dei questori, a soluzione di un conflitto che va avanti da anni e a tutto danno dell’erario.

 

Che poi il premier Renzi non abbia ancora le idee chiare sul da farsi è evidente. Nell’attesa, meglio allora (dal suo punto di vista) detronizzare la ADM per intero, col suddetto comma, affidando certe competenze al ministro, per poi valutare con calma (speriamo non troppa!) le strategie da attuare per sostenere, e non solo spremere, l’industria dei giochi.

 

Ma prima ancora di questo, il vero problema del premier è che all’interno del PD vi sono visioni molto differenti in materia di giochi. Che è poi il motivo principale per cui la delega fiscale è decaduta. La remora principale, neanche a dirlo, nasce dal grande contributo che l’industria continua a dare alle casse dello Stato, nonostante tutto. La famosa vacca da mungere sino all’ultima goccia senza però mandarla al macello. Però, una parte della mucca (leggasi settore apparecchi) ci sta già andando, consapevolmente, al macello, visto quanto è scritto nella bozza della Stabilità.

 

La mancanza assoluta di dialogo fra Stato e amministrazioni locali non può essere risolta con un atto di imperio. Del resto, poiché da parte di queste ultime la chiusura è totale, l’unica possibilità che si prospetta è quella del conflitto sine die, o perlomeno sino a quando la Suprema Corte non traccerà definitivamente i confini fra le competenze dell’uno e delle altre. Sempre che Renzi non decida di intervenire tempestivamente.

 

Tra l’altro, la sentenza del 1° ottobre u.s. del Consiglio di Stato – che ha ribaltato la decisione del Tar Lombardia di accogliere il ricorso di un’azienda di gestione Vlt che si era vista vietare la prosecuzione dell’attività dal Comune di Casalpuesterlengo, in quanto l’esercizio non rispettava le regole del “distanziometro” – ha di fatto stabilito che, per quanto la sala fosse stata aperta prima dell’emanazione della Legge Regionale n. 8/2013, essa non era comunque esentata dalla presentazione della Scia e dei documenti inerenti. L’ennesima picconata alle location che, essendo in possesso dell’art.88, ritenevano di essere approdate ad una sorta di “porto franco” e quindi di essere svincolate dai regolamenti comunali in materia urbanistica, edilizia e sanitaria.

 

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