27 Aprile 2024 - 11:12

PVR, tutti li vogliono, ma tutti li odiano

Il gioco online non può fare a meno di una rete a terra. Per quanto suoni strano dirlo in tempi di e-commerce dilagante, e con il gioco via web che

29 Marzo 2024

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Il gioco online non può fare a meno di una rete a terra.

Per quanto suoni strano dirlo in tempi di e-commerce dilagante, e con il gioco via web che ha staccato – in termini di raccolta – il canale terrestre, sembra ancora che scommesse online a casino games dipendano ampiamente dai punti fisici. E per questo l’assetto della rete dei PVR che disegna il decreto delegato sull’online rischia di compromettere gravemente gli equilibri del settore. Almeno così assicurano gli operatori e le associazioni di categoria che nelle scorse settimane hanno partecipato a un ciclo di audizioni in Parlamento.

E così, la riforma dei PVR diventa uno dei punti più controversi del decreto sull’online – ovviamente dopo il prezzo stellare delle nuove concessioni.

Anche se alla fine risponde a un’esigenza largamente sentita: “Sappiamo benissimo che in passato alcuni di questi punti hanno operato come delle vere e proprie agenzie” commenta a PressGiochi Emilio Zamparelli, presidente nazionale di STS. “E questo chiaramente era un danno non solo per gli operatori del fisico, ma anche per i giocatori, perché non c’era alcuna chiarezza. In questo bisogna riconoscere che alcune previsioni della riforma – come l’albo dei PVR o il fatto che all’esterno dell’esercizio dovrà essere esposta un’insegna – sono novità positive”.

Ma chiaramente ci sono anche una serie di misure che non convincono. Il decreto delegato prevede ad esempio che possano diventare punti vendita e ricarica solamente quegli esercizi che già raccolgono gioco, quindi agenzie di scommesse, sale da gioco e tabaccherie.

Stop invece, ai negozi generalisti.

I gestori inoltre, dovranno versare un contributo di 200 euro il primo anno e di 150 i successivi. Il Ministero dell’Economia stima quindi che la rete verrà pesantemente ridimensionata, si passerà dagli attuali 50mila punti a 30mila. E in questo modo, secondo alcune associazioni, si rischia di innescare una competizione violenta tra i concessionari. Ad esempio LOGiCO nelle proprie memorie sostiene vi sia il rischio di riconoscere “un vantaggio competitivo al partecipante alla procedura di gara che già dispone di una rete di PVR”.

Suscitano forti perplessità persino quelle restrizioni che probabilmente puntano a contrastare l’intermediazione. I giocatori, infatti, non potranno depositare più di 100 euro a settimana sul conto. E non potranno riscuotere nessuna vincita, nel decreto si legge infatti che i PVR potranno effettuare solamente le ricariche, mentre i prelievi di vincite e somme depositate sono vietati. Gli utenti insomma per incassare il denaro, dovranno necessariamente trasferirlo su un normale conto corrente.

“Questa misura, oltre a essere in contrasto con il tetto di 5mila euro all’uso del contante, non tiene conto di quale sia il reale comportamento del giocatore” osserva ancora Zamparelli. “Chi centra una vincita, difficilmente lascia i soldi sul conto. Li preleva e poi magari li deposita nuovamente pochi giorni dopo. Il tetto di 100 euro di conseguenza è veramente troppo basso”. Ma poi, secondo il presidente di STS questa norma è contraddittoria in sé: “Stiamo aggiungendo un controllo su uno strumento – il conto di gioco – che è già completamente tracciato, in qualunque momento è possibile ricostruire ogni singolo movimento. E inoltre, se l’obiettivo è di creare una rete sicura e affidabile, allora una restrizione del genere è controproducente”.

Ma se i compiti dei PVR – già in partenza piuttosto basilari – vengono ulteriormente ridotti, viene da chiedersi se sia ancora necessaria una presenza così radicata sul territorio. Anche perché gli italiani sembrano aver maturato una buona confidenza con gli acquisiti su internet.

Secondo l’Osservatorio eCommerce B2C della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2023 questo settore in Italia ha raggiunto un volume d’affari di 54,2 miliardi di euro, e ha messo a segno una crescita del 13% rispetto all’anno precedente. Il settore del gioco non fa eccezione visto che l’online in termini di raccolta ha staccato nettamente il fisico: nel 2022 – ultimi dati ufficiali disponibili – app e web hanno superato i 73 miliardi, mentre il terrestre si è fermato a 63 miliardi. Quello che sembra strano, insomma, non sono i 20mila PVR che spariranno, ma i 30mila che restano.

“In realtà il punto fisico per il giocatore conserva un ruolo fondamentale” ribatte il presidente di STS. “È vero che molte persone fanno regolarmente acquisiti online, ma poi scelgono di ritirare il pacco in un esercizio fisico. O usano una carta di credito ricaricabile perché temono che quella normale possa essere clonata, e quindi hanno bisogno del punto fisico per trasferire il denaro”. Nel caso del gioco oltretutto c’è – o meglio c’era – un fattore in più da considerare. “Quando si tratta di riscuotere una vincita, i giocatori preferiscono le banconote. Magari quei soldi li prelevano solo per poche ore, uno o due giorni dopo li depositano nuovamente sul conto. Ma riscuotere una vincita in denaro dà una soddisfazione maggiore rispetto al vedere un numero scritto sull’app”. Una soddisfazione a cui però a quanto pare dovranno rinunciare.

Dal punto di vista dei concessionari, poi, la rete dei PVR assicura una presenza sul territorio. Lo dice chiaramente Entain nelle memorie depositate in Parlamento, secondo la quale c’è il rischio che la rete venga spartita tra pochissimi concessionari: “Sono state valutate le conseguenze che un simile assetto determinerà per quegli operatori che non hanno voluto costituire reti di PVR in assenza di regole certe?”

Anche se il decreto cerca di evitare che si creino posizioni dominanti – prevede che i punti si leghino ai concessionari “senza vincolo di mandato in esclusiva” – c’è comunque la possibilità che alcune compagnie restino escluse. Anche perché “i PVR servono a promuovere l’attività online, è l’unica cosa che i concessionari possono fare dopo che il decreto Dignità del 2018 ha vietato qualunque forma di pubblicità del gioco” osserva Maurizio Ughi, vicepresidente di AGISCO. “È difficile che un giocatore acceda al sito online, se prima non ha verificato nel punto fisico che la società esiste e che i prodotti offerti sono di qualità”.

Una soluzione potrebbe essere quella di creare una rete indipendente, già le tabaccherie – in Italia ce ne sono oltre 50mila – hanno una capillarità maggiore di quella ipotizzata dal governo. Ma su questa soluzione Zamparelli è prudente: “È vero che la quasi totalità delle tabaccherie già raccoglie lotterie e altri giochi, quindi l’attività di PVR completerebbe l’offerta. Il decreto però menziona anche le agenzie di scommesse e le sale da gioco e dobbiamo attenerci al testo”. E quindi aggiunge: “Quello che condiziona il mercato è l’esclusiva con un operatore. Creare una rete che possa garantire il servizio a tutti i concessionari potrebbe essere un bene, non solo per gli operatori, ma anche per il giocatore che entrando in un PVR avrebbe la certezza di poter aprire un conto qualsiasi e ricaricalo, senza dover cercare il punto collegato al concessionario che preferisce”. A anche secondo Ughi, “I punti non devono essere vincolati a un unico contratto, ma devono vendere le ricariche per tutti i concessionari di gioco”.

Il problema della competizione però è più ampio, non riguarda solamente quella che gli operatori dell’online possono farsi tra di loro. C’è anche quella tra gioco telematico e a terra. E anche in questo caso i PVR possono avere un peso enorme, dal momento che il legislatore ha deciso di effettuare il riordino a scaglioni. Ovvero, di partire appunto dal web, e di rinviare a un secondo momento la questione – certamente più difficile da risolvere – del fisico. Se e quando arriverà la gara per le agenzie, gli operatori si troveranno a competere per un territorio che in qualche modo è stato già lottizzato. E chiaramente l’incertezza aumenta perché al momento non è possibile sapere se lo Stato e le Regioni raggiungeranno un accordo sulla distribuzione della rete, e a quali condizioni.

“La cosa più logica, a mio avviso, sarebbe stata quella di consentire alle sole agenzie di scommesse di diventare PVR. Ovviamente, torno a dire, assicurando il servizio a tutti i concessionari dell’online” osserva Ughi. “Ma al di là di questo, è un controsenso che questi punti – che comunque hanno una presenza notevole sul territorio – vengano regolamentati prima delle concessioni fisiche. Si va a creare in questo momento una struttura di PVR, prima ancora che si sia capito come risolvere lo scontro con le Regioni. Senza contare che in questo modo si riconoscono tre tipi diversi di esercizi: negozi, corner e PVR. Questi ultimi hanno una presenza sul territorio molto più capillare degli altri, mentre corner e agenzie in questa fase devono fare i conti con delle normative locali schizofreniche”.

PressGiochi MAG