03 Maggio 2024 - 04:42

Piemonte. CNR: “Riducendo gli orari di gioco si riduce la spesa dei giocatori ma cresce l’online”

“La Regione Piemonte, è stata un po’ l’apripista, per quanto riguarda lo studio GAPS, che oggi vi presenteremo, e che oggi viene riproposto in nove regioni. Dopo l’esempio della Regione

24 Febbraio 2021

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“La Regione Piemonte, è stata un po’ l’apripista, per quanto riguarda lo studio GAPS, che oggi vi presenteremo, e che oggi viene riproposto in nove regioni. Dopo l’esempio della Regione Piemonte, che ha utilizzato i nostri dati per misurare se, effettivamente, l’applicazione di alcune normative poteva avere un effetto sui consumi di gioco, altre regioni come l’Emilia-Romagna, la Toscana, l’Umbria, l’Abruzzo, le Marche, il Friuli Venezia Giulia hanno seguito l’esempio”.

Lo ha dichiarato Sabrina Molinari del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di fisiologia Clinica, presentando in regione Piemonte a fine gennaio lo studio del CNR sugli effetti della legge sul gioco d’azzardo in Piemonte.

 

“Diciamo che abbiamo iniziato a vedere e abbiamo fotografato l’immagine appena fatta la legge. Ora staremo a vedere nel giro di un paio di anni quali sono gli effetti, perché questi sono comportamenti che, per regredire, hanno bisogno di un tempo di latitanza, di un adeguamento. Ci sarà da tenere conto degli effetti del lockdown sulle riduzioni e le contrazioni importanti del mercato del gioco. Questi sono effetti che a livello nazionale stiamo misurando, proprio perché, come diceva il dottor Jarre, stiamo ripetendo lo studio IPSAD, che è il fratello maggiore dello GAPS, ovvero quello che ci permette di misurare, non solo comportamenti come il gioco d’azzardo, ma altri comportamenti corredati; il che ci permetterà di vedere quanto il lockdown ha avuto effetto sulle contrazioni, nel caso del gioco d’azzardo, oppure per altri comportamenti come alcool e tabacco, sull’aumento dei consumi”.

 

 

“Il background a livello italiano – ha spiegato la dr.ssa Elisa Benedetti del CNR – è un panorama molto interessante. In 17 anni abbiamo avuto un aumento di più del 400% del mercato del gioco d’azzardo. Questo significa che noi, attualmente, contribuiamo per il 22% della spesa mondiale in gioco d’azzardo, solo noi come Paese.

A fronte di questo panorama nazionale si situa l’intervento piemontese.

Partendo dall’impatto delle restrizioni orarie, se consideriamo le limitazioni orarie come una sorta di variabile continua, vediamo come in effetti, all’aumentare delle ore di limitazione di sospensione del funzionamento degli apparecchi, diminuisca, in maniera significativa, il volume di gioco complessivo, cioè l’ammontare investito in gioco d’azzardo tout court dai piemontesi. Vediamo anche come questa diminuzione sia guidata in maniera molto rilevante dalla diminuzione dei soldi investiti in gioco su apparecchi. Notiamo anche che c’è stato un lievissimo incremento della raccolta on line. Se poi suddividiamo i comuni tra quelli più severi, quindi quelli che hanno ridotto l’orario di funzionamento a meno di dieci ore e quelli che lo hanno fatto per più di dieci ore, è netta la differenza tra i comuni e vediamo che quelli che hanno applicato le restrizioni più severe hanno avuto anche degli effetti nettamente più significativi.

 

Un primo dato che abbiamo deciso di mostrarvi, proprio perché può essere rilevante anche ai fini di una valutazione politica, sono le opinioni dei rispondenti rispetto alle limitazioni del gioco d’azzardo. Come potete vedere, anche considerando i diversi tipi di delimitazione, vediamo un forte sostegno a tutto quello che è porre dei limiti alla diffusione, alla pubblicità, agli orari di funzionamento e anche alla collocazione degli apparecchi vicino a luoghi sensibili, quindi da un massimo di oltre il 90% di sostegno alla collocazione degli apparecchi lontano dalle scuole fino ad un minimo di comunque l’82% della popolazione che riferisce un generale sostegno a limiti geografici e temporali.

Sappiamo anche quanto, in effetti, le persone ritengono vicino o lontano la presenza di luoghi dove giocare giochi d’azzardo dalla propria abitazione e, una cosa molto interessante a fini di programmazione di policy, è anche quanto tempo le persone siano disposte ad impiegare per raggiungere un luogo dove giocare d’azzardo. Vediamo che la stragrande maggioranza, il 91,2% del campione, riferisce di essere disposto a giocare a meno di dieci minuti, quindi non ci aspettiamo una grande mobilità tra Comuni nel caso di limitazioni a macchia di leopardo.

Quello che possiamo ottenere attraverso i nostri dati e quello dell’Agenzia dei Monopoli, proprio a livello di ASL, è un quadro generale che va dai volumi di gioco investiti per residente a quello della presenza di VLT e di slot machine sul territorio, fino alla percentuale di persone che hanno riferito di giocare nell’ultimo anno e a cosa. In questo caso il dato rilevante da osservare è come la raccolta procapite, quindi l’ammontare investito in gioco da ogni singolo residente, è nettamente inferiore in Piemonte rispetto al resto d’Italia. A questo, ovviamente, corrisponde anche un numero nettamente inferiore di apparecchi AWP, quindi slot machine sul territorio rispetto al resto d’Italia, come di apparecchi VLT. Diciamo che questo si riflette a livello epidemiologico in un quasi 10% meno di giocatori in Piemonte rispetto al resto d’Italia e, di conseguenza, anche nella percentuale di questi giocatori che ha un profilo di gioco potenzialmente problematico.

Cosa ci dicono i nostri dati? Guardando da una prospettiva più visuale possiamo comparare le varie aree e vedere come ci sono ASL, come quella del Verbano-Cusio-Ossola, dove il gioco d’azzardo, in generale (cioè riferito generale), quello in luoghi fisici e quello on line sono alti; altre, come l’ASL di Alessandria, dove il gioco on site è più alto mentre è più basso quello on line, e ASL, come quella di TO 3, dove tutti gli indicatori sono fra i più bassi.

Vediamo anche qual è la distribuzione della prevalenza, quindi della percentuale di residenti a rischio di sviluppare un problema da gioco: in questo caso vediamo come le ASL dove c’è una maggiore prevalenza sono quelle di Torino e di Cuneo. Tuttavia c’è, comunque, da tener presente che questo è uno sguardo intraregionale, ma dobbiamo tenere in considerazione il Piemonte, rispetto all’intero panorama nazionale, e ricordarci di quanto detto prima, ossia che la prevalenza è nettamente minore a quella nazionale.

Attraverso i nostri dati possiamo anche vedere quali sono le fasce di popolazione più a rischio di altre: in questo caso, vediamo come sono proprio le fasce più giovani (fino ai 45 anni) ad avere una percentuale di giocatori a rischio maggiore delle altre.

Come vi dicevo, il dato piemontese è nettamente più basso del dato nazionale; la prevalenza, ossia la percentuale di residenti a rischio di sviluppare seri problemi di dipendenza, è dello 0,97% in Italia (il dato è riferito al 2017, che è l’ultimo anno di rilevazione dello studio nazionale che condurremo nuovamente quest’anno, COVID permettendo), mentre lo stesso dato all’interno della Regione Piemonte è dello 0,53%.

Anche la percentuale di residenti a rischio moderato di sviluppare una dipendenza è dello 1,04% in Piemonte, mentre è del 2,3% nel resto d’Italia. Sono dati molto confortanti da un punto di vista di salute pubblica. Quello che riusciamo a fare tramite i nostri dati è anche andare a vedere, all’interno di ogni singola ASL, quali possono essere le fasce di età e il genere, ad esempio, dei soggetti che potrebbero beneficiare di più di interventi mirati. All’interno dell’ASL Città di Torino, ad esempio, crediamo sia utile concentrarsi sulla fascia di età compresa tra i 45 e i 64 anni, sia tra i maschi che tra le femmine, perché all’interno di questa fascia di età la prevalenza di gioco è più alta che nel resto del Piemonte.

In ultima analisi, possiamo anche ottenere un profilo o un quadro dettagliato di chi siano i giocatori di AWP. Questo è un aspetto molto interessante. Mentre non si rilevano differenze sostanziali nella quota di persone che ha un livello medio-alto di istruzione tra i giocatori di apparecchi e i giocatori tout court, vediamo che i giocatori di apparecchi hanno un reddito personale lordo fortemente più basso della media dei giocatori, quindi sono persone che appartengono, tendenzialmente, ad una fascia fragile della popolazione (quasi il 60% ha un reddito inferiore ai 15.000 euro annui). A livello di caratteristiche comportamentali, un giocatore medio è disposto a percorrere più di dieci minuti per raggiungere un luogo di gioco: tra i giocatori da apparecchi è quasi il 30%, quindi sono persone che hanno una propensione maggiore a spostarsi.

Vediamo anche che cambia notevolmente il quadro se andiamo ad esaminare la problematicità del comportamento di gioco: mentre il 35% dei giocatori di apparecchi è in effetti a rischio di sviluppare dipendenza, questa percentuale cala sostanzialmente tra i giocatori tout court. Veniamo anche come c’è una quota notevolmente maggiore di giocatori frequenti, anche di chi fa più giochi associati al gioco tramite apparecchi. Per valutare in modo analitico quale sia stata l’efficacia dei provvedimenti di limitazione temporale proprio sulla prevalenza di giocatori, stratificando i comuni per grandezza, abbiamo diviso gli stessi fra quelli che non hanno limitato l’orario di funzionamento a 10 ore o meno, e quelli che hanno limitato l’orario di funzionamento a più di 10 ore, oppure che non hanno approvato alcuna restrizione.

Nel caso dei grandi comuni (sopra i 20.000 abitanti), tutti i comuni hanno approvato un’ordinanza. Che cosa si evince dall’analisi? Che nel gruppo di comuni con ordinanze meno restrittive (o che proprio non le hanno emanate) c’è, in effetti, una prevalenza di giocatori più alta. Vediamo anche come la prevalenza di giocatori di apparecchi, soprattutto slot machine, sia significativamente più bassa nei comuni che sono stati più severi. Se poi andiamo ad analizzare non solo il tipo di ordinanza (quindi il numero di ore di sospensione dell’orario di funzionamento degli apparecchi), ma prendiamo in considerazione anche un dato fondamentale, che è la dimensione temporale (ossia il tempo che ci vuole per riscontrare degli effetti a livello di salute pubblica), vediamo che i regolamenti comunali sono associati ad una diminuzione significativa della prevalenza di giocatori su apparecchi, e che, com’è presumibile pensare, necessitino di almeno un anno per dispiegare i propri effetti positivi (quindi a partire da un anno dalla loro entrata in vigore).

Questo tipo di restrizione all’offerta fisica di gioco- conclude Benedetti – ha un effetto positivo anche sulla porzione di popolazione che fa più giochi contemporaneamente (quindi più di quattro giochi), quella che noi definiamo “poligioco”. Il dato interessante è che parallelamente non si evidenzia alcun aumento significativo della diffusione né di altre tipologie di gioco, né del gioco on line. Questo è stato un breve excursus di un quadro veramente molto più completo e dettagliato che è in grado di rispondere a tante domande che si fanno in occasione di interventi di politica pubblica di questo tipo, che sono mirati ad ottenere effetti sulla salute”.

 

PressGiochi