27 Luglio 2024 - 04:14

O.d.g. con l’appello per il riordino del gioco: Astro scrive al comune di Cuneo ed alla segreteria PD

Dopo le Amministrazioni comunali di Bologna e Chieri, anche quella del Comune di Cuneo ha approvato un ordine del giorno finalizzato a sollecitare il Parlamento a mettere ordine nel comparto

25 Maggio 2023

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Dopo le Amministrazioni comunali di Bologna e Chieri, anche quella del Comune di Cuneo ha approvato un ordine del giorno finalizzato a sollecitare il Parlamento a mettere ordine nel comparto del gioco in Italia, auspicando una riduzione dell’offerta di gioco.

Le premesse da cui partono tali ordini del giorno, sono costituite da una serie di dati, inseriti con l’intento di amplificare una percezione allarmistica del quadro complessivo del settore, alcuni dei quali appaiono completamente decontestualizzati.

In ragione di ciò, ASTRO ha deciso di inviare delle osservazioni in merito a tutti i consiglieri comunali della città di Cuneo e -per conoscenza- anche alla segreteria del PD, visti i precedenti odg di Bologna e Chieri, che ci inducono a ritenere che si tratti di un’iniziativa coordinata a livello nazionale.


Di seguito la lettera inviata da Astro:

In qualità di associazione di rappresentanza degli operatori del gioco lecito (aderente a
Confindustria SIT) ci siamo trovati ad esaminare l’ordine del giorno indicato in oggetto.
Il fatto che identici ordini del giorno siano stati approvati anche dai Consigli Comunali di
Bologna e di Chieri ci induce a ritenere che si tratti di un’iniziativa coordinata a livello
nazionale e che, con molta probabilità, coinvolgerà tutte, o gran parte delle amministrazioni
comunali a guida PD.
L’ordine del giorno in questione è finalizzato a sollecitare il Parlamento <<a mettere ordine nel
comparto del gioco d’azzardo in Italia, ritenendo quindi non più rinviabile l’approvazione di una
legge di riordino del settore che preveda il coinvolgimento di tutti gli attori in campo e che metta
al centro la salute delle persone anche a discapito delle entrate erariali. Vista l’attuale
situazione è indispensabile ridurre l’offerta di gioco d’azzardo e avviare una riflessione sui limiti
di pericolosità in termini di addiction dei giochi autorizzati dallo Stato>>.
Stupisce innanzitutto il fatto che una maggioranza consiliare che fa riferimento ad un partito
che, stando ai dati delle ultime elezioni politiche, rappresenta elettoralmente la seconda forza
politica del Paese, non sia al corrente che, il 23 marzo 2023, il Governo ha presentato il DDL
contenente la delega per la riforma fiscale (DDL n. 1038, assegnato il 11 aprile 2023 alla IV
Commissione Finanze della Camera dei Deputati) il cui art. 13 contiene proprio la delega al
Governo per il riordino del settore del gioco pubblico legale.
L’intempestività di questa sollecitazione rivolta agli organi legislativi, la quale denota la
mancata conoscenza dell’esistenza di una proposta di legge delega di iniziativa governativa,
già incardinata in Parlamento (avente ad oggetto proprio i temi sollevati con l’ordine del
giorno in esame) rivela l’approccio ideologico che ispira questo tipo di iniziative.
Sotto questo aspetto, sarebbe ancor più grave se, come è dato pensare dal fatto che
l’approvazione di questo ordine del giorno sembra rientrare in un’iniziativa coordinata a
livello nazionale, l’input fosse partito proprio dai vertici nazionali del PD.

Un’attenta lettura dell’art. 13 della delega fiscale avrebbe quantomeno consentito di
riconoscere, tra i principi e i criteri direttivi a cui il Governo dovrà attenersi nell’emanazione
dei decreti delegati, gran parte delle richieste contenute nell’ordine del giorno in questione.
Solo a titolo di esempio (non esaustivo), citiamo, tra le misure tecniche e normative
espressamente finalizzate a prevenire i disturbi da gioco d’azzardo: la diminuzione dei limiti
di giocata e di vincita, obbligo della formazione continua dei gestori e degli esercenti,
meccanismi di autoesclusione dal gioco, caratteristiche minime che devono possedere le sale
e gli altri luoghi in cui si offre gioco, disciplina di adeguate forme di concertazione tra lo Stato,
Regioni e Enti locali in ordine alla pianificazione della dislocazione territoriale dei luoghi fisici
di offerta di gioco, riordino delle reti di raccolta di gioco sia a distanza (on line) sia in luoghi
fisici, al fine della razionalizzazione territoriale e numerica dei luoghi fisici di offerta di gioco.
Tra le misure finalizzate a potenziare il contrasto del gioco illegale e delle infiltrazioni delle
organizzazioni criminali, segnaliamo: il rafforzamento della disciplina sui requisiti soggettivi e
di onorabilità dei soggetti che, direttamente o indirettamente, detengono il controllo o
partecipano al capitale delle società concessionarie dei giochi pubblici nonché dei relativi
esponenti aziendali. Il rafforzamento delle regole sulla trasparenza dovranno riguardare
anche le società fiduciarie, i fondi di investimento e i trust che detengano, anche
indirettamente, partecipazioni al patrimonio o al capitale delle società concessionarie dei
giochi pubblici. Un aspetto meritevole di considerazione è quello della estensione delle
suddette regole a tutti i soggetti che, per conto delle società concessionarie, partecipano alle
filiere del gioco legale.
Venendo agli specifici argomenti contenuti nella premessa dell’ordine del giorno, la parte
iniziale è formata da una serie di numeri, inseriti con il mal celato intento di amplificare una
percezione allarmistica del quadro complessivo, alcuni dei quali appaiono completamente
decontestualizzati: per quanto riguarda, ad esempio, il numero di Slot e VLT in esercizio
nell’anno 2021, vengono riportate, in maniera secca, 321.136 unità, senza che questo numero
sia inserito in un contesto comparativo che consenta all’interprete di percepire quale sia
l’effettivo trend del fenomeno.
Ebbene, innanzitutto il numero è inesatto perché nell’anno 2021 gli apparecchi (Slot e VLT) in
esercizio erano 311.331 (fonte Libro Blu ADM).
Ma ciò che più rileva non è tanto l’inesattezza del numero (anche se denota comunque una
certa approssimazione) quanto l’assenza di un serio approccio metodologico che avrebbe
richiesto di evidenziare, non solo che si tratta di un dato in costante decrescita (si è passati da
321.111 apparecchi in esercizio nel 2019 a 311.331 apparecchi in esercizio nel 2021) ma,
soprattutto, che, per effetto della legge di stabilità del 2016, del decreto legge n.50/2017 e del
decreto direttoriale AAMS del 30 marzo 2018, dal 1° gennaio 2020 non possono più essere
rilasciati i nulla osta di esercizio per le Slot (il che determina il definitivo venir meno della
possibilità di aggiungere nuovi apparecchi al parco macchine esistente) e, sempre per effetto
delle suindicate normative, il numero di Slot in esercizio è diminuito, tra il 2017 e il 2018, di
circa 130.000 unità.

Stupisce inoltre che, nel contesto dei numeri riportati nella parte iniziale dell’ordine del
giorno, sia riportato in chiave negativa il rilevante numero di siti si scommesse inibiti da ADM.
Tale dato indica invece che questo risultato è stato ottenuto proprio grazie al sistema di
regole su cui è imperniato il sistema del gioco pubblico legale, la cui esistenza consente
appunto di distinguere i siti legali (la cui concessione è sottoposta a rigidi requisiti di accesso)
da quelli illegali. L’indebolimento di questo sistema, che sembra sotteso all’iniziative in esame
con la quale si propone infatti di ridurre il perimetro del gioco legale non farebbe altro che
ingigantire il perimetro dell’illegalità.
Per ciò che attiene, invece, il problema delle infiltrazioni mafiose segnalato dalla Commissione
nazionale antimafia, rileviamo che, se da una parte è vero che dalla lettura della relazione
emergono fenomeni di infiltrazione criminale anche nel settore del gioco legale (come
peraltro, aggiungiamo noi, risulta avvenire in altri settori imprenditoriali come, ad esempio,
l’edilizia, la ristorazione, lo smaltimento dei rifiuti, ecc.) dall’altra, dalla relazione emerge
anche l’importanza del gioco pubblico legale come argine alla possibilità che l’intera gestione
di questo mercato passi interamente nelle mani della criminalità.
Nel contenuto degli ordini del giorno esaminati (come quello di Cuneo) sono state però
omesse le parti che evidenziano questa fondamentale funzione correlata all’esistenza, nel
nostro Paese, del gioco legale.
Citiamo, tra le varie dichiarazioni di analoga natura rilasciate dagli esperti auditi dalla
Commissione Antimafia, quella del Dott. Antonio del Coco, Presidente della Sezione Penale
della Corte d’Appello di Lecce: << L’offerta di gioco illegale viene sempre ravvivata dalla
remunerazione di una vincita che è sicuramente superiore a quella che si può ottenere nel gioco
legale, che è costantemente monitorato e costantemente sottoposto a limitazioni e controlli. Il
gioco illegale, peraltro, è appetibile da parte delle associazioni criminali perché si tratta di un
terreno dove l’associazione criminale si muove in maniera molto più confacente a quelli che sono
i suoi criteri ispiratori, tra questi, in primo luogo, la possibilità di ottenere guadagni enormi
perché ovviamente non tassati>>.
Quanto alle considerazioni negative riguardanti la legge regionale del Piemonte n. 19/2021
(che ha abrogato e sostituito la legge regionale 9/2016), le stesse non tengono conto del reale
contenuto della stessa, la quale si è in realtà limitata a ripristinare, eliminando l’efficacia
retroattiva delle norme sulle distanze minime dai luoghi sensibili, il principio di tutela del
legittimo affidamento, considerato come fondamentale dal nostro ordinamento.
Tale principio era stato infatti violato dal legislatore del 2016, determinando la chiusura di
numerose attività regolarmente autorizzate e la perdita di occupazione per oltre 2mila
persone (fonte CGIA Mestre), per le quali lo stesso legislatore non predispose alcuno specifico
percorso di reinserimento nel mondo del lavoro. Una disoccupazione creata per legge da un
partito che, tra i suoi principi ispiratori, dovrebbe avere proprio quello della tutela dei
lavoratori.
A fronte degli innegabili danni economici ed occupazionali, non è stata rilevata alcuna
rilevante diminuzione delle persone in cura per disturbi legati alla dipendenza da gioco nel
corso del periodo di efficacia della legge 9/2016.

La stessa relazione valutativa della legge 9/2016, presentata dalla Giunta Regionale (allora in
carica) nel gennaio 2021, ha infatti certificato la sostanziale inefficacia di tale legge nella lotta
alla ludopatia.
Invero, in essa si evidenziava che il numero di pazienti in cura presso i SerD, nel periodo
monitorato (20122019), presentava un andamento altalenante che si attestava comunque su
un numero di circa mille persone, con una media di 1225 unità.
La tendenza di lieve e costatante decrescita, evidenziata nella relazione, inizia dal 2015 (anno
in cui è rilevabile il picco in ascesa) e quindi non può essere ricondotta alla legge 9/2016, i cui
effetti sull’offerta di gioco mediante AWP hanno iniziato a dispiegarsi soltanto alla fine del
2017, mentre quelli relativi alle VLT e alle scommesse soltanto a metà dell’anno 2019 e in
parte (per le attività munite di autorizzazione decorrente dal 1° gennaio 2014) dovevano
ancora manifestarsi.
Inoltre, sul piano della tutela della legalità, la legge 9/2016 aveva generato i seguenti effetti
(fonte CGIA Mestre sulla base dei dati della Guardia di Finanza):
<<1) I soggetti verbalizzati (in Piemonte N.d.r.) sono passati dai 284 del 2016 a 799 nel 2019,
con un incremento del 181%. Il tasso di positività dei controlli è tendenzialmente in crescita. In
forte crescita è, rispetto al 2016, il numero degli apparecchi sequestrati.
2) L’imposta evasa recuperata (che, dato il regime fiscale e di controlli riguardanti il gioco
legale, non può che essere ricondotta al “nero” del gioco illegale N.d.r.) è passata da 477 mila
euro del 2016 a oltre 4,5 milioni di euro nel 2018>>.
In conclusione, ritemiamo che un tema così complesso e delicato andrebbe affrontato in
maniera scevra da pulsioni ideologiche.
In ogni caso, se l’intento del PD è quello (certamente legittimo) di far ritornare il Paese
all’epoca precedente a quella della legalizzazione del gioco (quindi, in sostanza a quella dei
videopoker, delle bische e delle scommesse clandestine), sarebbe opportuno che questo
Partito si assumesse, una volta per tutte, la responsabilità di portare questa sua battaglia nelle
aule parlamentari, ove siamo certi che saranno capaci di trovare gli argomenti idonei a
renderla coerente con la loro battaglia per la legalizzazione della cannabis (da loro stessi
ammantata dalla nobile cornice ideale dell’antiproibizionismo).