03 Maggio 2024 - 03:52

Nel confronto con l’estero, l’Italia vince per la trasparenza dei dati sul gioco

I titoli sono espliciti e parlano spesso di un primato italiano nel settore del gioco d’azzardo. Si può leggere “Ecco come l’Italia è diventata prima in Europa” (linkiesta.it) oppure “Gioco

19 Ottobre 2023

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I titoli sono espliciti e parlano spesso di un primato italiano nel settore del gioco d’azzardo. Si può leggere “Ecco come l’Italia è diventata prima in Europa” (linkiesta.it) oppure “Gioco d’azzardo e slot machine: il triste primato dell’Italia” (wired.it). Affermazioni perentorie che, però, sembrano difficili da dimostrare: come si fa a confrontare i numeri del gioco nei vari Paesi del mondo con quelli dell’Italia, che è l’unica ad avere i dati sui soldi che vengono puntati?

Certo, molte di queste affermazioni perentorie le si leggono su blog che non hanno i sistemi di controllo e verifica che dovrebbero avere le testate giornalistiche. È il caso dell’Ordine degli infermieri di Bologna che sul loro sito scrivevano nel 2017 “L’Italia è il primo mercato del gioco d’azzardo in Europa”. O un gruppo di studenti e giovani che nel loro sito siamozeta.com scrivono: “L’Italia è il Paese europeo dove si spende di più per il gioco d’azzardo”.

Ma molte sono testate storiche, come il sito del Corriere della Sera che a dicembre 2015 postava questo articolo: “Il triste record italiano: 36 miliardi spesi ogni anno” (corriere.it). La cifra, in realtà, non è la spesa ma le puntate del solo gioco online. Ma aver parlato di soldi ‘spesi’ anziché ‘puntati’ rivela come anche i giornalisti facciano fatica a maneggiare gli argomenti legati al gambling. Così come, per esempio, c’è ancora chi parla di fatturato definendo con questo termine la raccolta, ovvero l’insieme delle puntate: è come se il fatturato di una banca fosse costituito dall’ammontare dei soldi depositati dai correntisti e non da quello che i clienti pagano per i servizi!

Riportando i dati su quanto si gioca nel mondo, si confrontano spesso voci diverse.

Ed è proprio il concetto di ‘spesa dei giocatori’ che rende poco verosimili i confronti tra i vari Paesi nel settore del gioco d’azzardo. Come si fa a sapere se all’estero hanno puntato di più o di meno, rispetto agli italiani? Questa voce, la cosiddetta raccolta, è conosciuta solo in Italia perché è solo in Italia che tutto il gioco con vincita in denaro è collegato telematicamente ai computer della Sogei, la società informatica del ministero delle Finanze, che controlla la regolarità di ogni fase.

Ecco perché in Italia i Monopoli pubblicano ogni anno le informazioni non solo su quanto viene incassato dall’erario, con il prelievo diretto sul gioco, e dagli operatori, come margine sulla loro attività, ma anche su quanto hanno puntato gli italiani nella speranza di vincere. Nel 2021, per esempio, sappiamo che, complessivamente, i soldi che sono stati persi nei vari giochi sono poco più di 15 miliardi di euro. E che di questa cifra tutta la filiera del gioco ne trattiene meno della metà e il resto va al fisco. Ma sappiamo anche che la raccolta, ovvero i soldi che sono stati puntati nei vari giochi, ammontava a circa 111 miliardi.

Questa voce, il totale dei soldi puntati, ovvero la raccolta, è del tutto sconosciuta all’estero. Perché in nessun’altra parte del mondo esiste una rete telematica come quella della Sogei. Un sistema informatico che gestisce le varie tipologie di gioco, dalle slot machine alle scommesse sportive e così via, ed è in grado di sapere quanto entra in una slot o quanto viene puntato da chi scommette su un determinato evento sportivo.

Fuori dall’Italia, queste informazioni le può conoscere solo il gestore di uno specifico gioco e non è tenuto a divulgarlo, anche per non dare vantaggi ai concorrenti.

Ma allora da dove vengono ricavati i dati sugli introiti dei vari operatori di gioco?

Dai loro bilanci. Sono questi la fonte delle informazioni utilizzate poi per stilare statistiche e, eventualmente, confronti con gli altri Paesi. E nei bilanci, com’è facile immaginare, non è indicato il totale delle puntate (la raccolta) ma solo quello che rimane dopo aver pagato le vincite e le tasse. Ovvero, i margini lordi dell’operatore.

Eppure, le classifiche internazionali e i confronti sono regolarmente pubblicate da decine di testate giornalistiche. Prima del Covid, anche l’Economist aveva pubblicato una classifica mondiale dei volumi di gioco d’azzardo nella quale l’Italia si trovava al nono posto nel mondo e al primo posto in Europa, davanti perfino al Regno Unito, che pure ha una tradizione di scommesse sportive molto radicata.

La classifica ha messo a confronto le somme che i giocatori hanno perso in tutto il 2017. L’Italia è in testa in Europa con circa 19 miliardi di dollari e Uk è appena dopo, con 18 miliardi. Fuori dal vecchio continente ci battono solo gli Stati Uniti.

Ma è credibile che un Paese come la Gran Bretagna giochi meno dell’Italia?

E le informazioni ricavate dai bilanci aziendali si possono considerare altrettanto attendibili rispetto a quelle registrate, in tempo reale, dai computer della Sogei?

E, soprattutto, è sufficiente sapere quanto hanno perso al gioco per capire anche quanto hanno giocato, e quindi come si comportano i giocatori?

PressGiochi lo ha chiesto alla fonte, ovvero la società che realizza queste indagini statistiche reperendo i dati in tutto il mondo, la H2 Gambling Capital, citata anche dall’articolo dell’Economist.

“Al momento attuale, non facciamo rilevazioni sul comportamento di chi gioca d’azzardo nei vari Paesi. Noi aggreghiamo, invece, le informazioni che vengono pubblicate su tutto il mercato del gambling in una determinata giurisdizione piuttosto che sui singoli giocatori. Raccogliamo i dati dai regolatori del gioco, dai Governi, dalle autorità fiscali, dagli operatori e dai fornitori in modo da fornire una ripartizione dei mercati di gioco in oltre 160 giurisdizioni per prodotto e per canale. Forniamo uno storico fin dal 1998 con proiezioni fino al 2027”.

Che gli italiani siano dei grandi giocatori è indubbio. Se non altro perché le società di gaming continuano a investire in questo Paese, nonostante le incertezze normative ne abbiano già scoraggiate alcune. Ma per fare delle classifiche si dovrebbero avere informazioni molto più dettagliate e, soprattutto, ricavate con modalità affidabili. E fino a questo momento, l’unico Paese che ha realizzato una tecnologia in grado di fornirle puntualmente, almeno per quel che riguarda il gioco legale, è l’Italia. Ma questo finisce per metterla sempre in cima alle classifiche di chi gioca di più: forse siamo solo quelli che non lo nascondono.

 

PressGiochi MAG

Fonte immagine: https://it.depositphotos.com