03 Maggio 2024 - 05:02

Mons.D’Urso (Consulta Antiusura): “L’industria dell’azzardo legale non può esibire la foglia di fico degli investimenti contro il GAP”

Mons. Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” è intervenuto nel nuovo incontro degli organismi aderenti al cartello “Insieme contro l’Azzardo” riunitisi, nei giorni scorsi, all’Oasi Santa

03 Aprile 2017

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Mons. Alberto D’Urso, presidente della Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” è intervenuto nel nuovo incontro degli organismi aderenti al cartello “Insieme contro l’Azzardo” riunitisi, nei giorni scorsi, all’Oasi Santa Maria a Cassano delle Murge.

“Abbiamo bisogno in questo momento più che mai di mettere in campo un’idea di Paese alternativa a quella che le lobby dell’azzardo con l’inerzia e il silenzio assordante dello Stato vogliono imporci. La nostra esperienza nel settore del sovrindebitameno e dell’usura, che ci ha portato già dagli inizi degli anni ‘90 ad individuare l’azzardo tra le cause principali della rovina di milioni di famiglie ci responsabilizza a restare in prima linea contro questa piaga socio-economica che è anche criminale”.

D’Urso ha ribadito alcune delle sue idee sul tema.  “Occorre stabilire un divieto di pubblicità all’azzardo in qualunque forma e luogo e il rilancio sulle televisioni pubbliche di notizie legate a grandi vincite- ha proseguito-  Inoltre, gli enti locali – Comuni e Regioni – deve continuare a essere riconosciuta la possibilità di introdurre ulteriori e più forti argini alla presenza e ai tempi dell’azzardo nei territori di loro competenza e deve essere stabilito che l’industria dell’azzardo ‘legale’ non può continuare a esibire la foglia di fico del finanziamento delle cure dei giocatori d’azzardo patologici”.

“Bisogna imboccare con decisione la via di una gestione delle attività legate all’azzardo – ha concludo D’Urso – nell’ottica della tutela della salute pubblica, introducendo una moratoria per nuovi giochi d’azzardo e ripristinando il tradizionale obiettivo prioritario dello Stato che era di contenerne il consumo e di ridurre i danni correlati, ponendo in secondo piano l’ottica fiscale”.

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