03 Maggio 2024 - 02:27

Lombardia. Ciocca (LN): “Contro il rischio ‘totem’, stiamo indagando”

“Stiamo aspettando i primi dati circa una eventuale presenza del fenomeno ‘totem’ anche in Lombardia. Purtroppo questi congegni sono stati installati proprio per aggirare la normativa, occultando il gioco d’azzardo dietro

15 Dicembre 2015

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“Stiamo aspettando i primi dati circa una eventuale presenza del fenomeno ‘totem’ anche in Lombardia. Purtroppo questi congegni sono stati installati proprio per aggirare la normativa, occultando il gioco d’azzardo dietro a servizi leciti, peraltro uscendo anche dalla disciplina più generale delle autorizzazioni e dalla disciplina fiscale. Se il fenomeno dovesse assumere connotati importanti, mi farò personalmente promotore di eventuali iniziative”. Lo ha dichiarato a PressGiochi.it il consigliere Angelo Ciocca, presidente della commissione Attività Produttive e Occupazione del Consiglio Regionale della Lombardia, da sempre sostenitore della campagna contro il gioco d’azzardo.

Qualche mese fa, Ciocca ha espresso perplessità sull’efficacia degli interventi della legge della propria regione in materia di gioco ed evidenziato la necessità di valutare la reale efficacia della legge.

 

Cons. Ciocca recentemente lei ha posto in evidenza la necessità di una verifica dell’efficacia della vostra legge regionale sul gioco d’azzardo e la necessità di un continuo monitoraggio. Per quale motivo?

Le leggi, in senso generale, non devono essere istituti cristallizzati nel tempo, ma devono seguire l’evoluzione dei settori per le quali sono state emanate. Uno dei temi principali del dibattito politico riguarda appunto la capacità del legislatore di affrontare con la massima celerità le tematiche complesse di una società in continuo e rapido mutamento. Devo ammettere che Regione Lombardia, in questo ambito, attesta di essere all’avanguardia perché mostra di avere un procedimento legislativo molto rapido e molto partecipato, per cui riusciamo a stare al passo con le richieste della società lombarda. Ovviamente, nell’ambito delle competenze concesse dalla Costituzione a Regione Lombardia, che, a mio giudizio, potrebbero anche essere ampliate vista la nostra capacità di trovare pronte soluzioni ai problemi che ci vengono posti, tra cui quello della azzardopatia (termine non proprio giuridico ma che preferisco usare perché specifica meglio la nostra battaglia contro i giochi d’azzardo che creano effetti patologici), per la quale abbiamo legiferato prontamente e in maniera decisa aprendo anche un serio dibattito a livello nazionale.

 

Come intende intervenire la commissione che lei presiede per verificare l’efficienza delle vostre azioni?

La mia commissione ha già operato positivamente durante l’iter di approvazione della legge regionale 8/2013 affinché mantenesse un ruolo centrale nella fase di sollecito e di indirizzo per le azioni di competenza della Giunta regionale. Infatti, abbiamo previsto una apposita clausola valutativa che prevede un ritorno informativo annuale al Consiglio regionale sull’efficacia delle disposizioni approvate, ma anche sulle eventuali criticità riscontrate durante la fase attuativa. Inoltre, la Commissione ha il compito statutario di esprimersi con proprie valutazioni su tutti i regolamenti attuativi della legge, e ciò lo abbiamo fatto intervenendo nei regolamenti riguardanti le distanze dai luoghi sensibili, gli accessi alle sale, l’idoneità dei locali, le sanzioni da applicare, ecc…

 

Secondo lei il problema principale delle slot si è ridotto o si è spostato verso altri prodotti di gioco?

I dati fornitici dai nostri uffici, presentati proprio qualche mese fa nell’ambito della mia Commissione, segnalano che dall’approvazione della legge regionale, nel 2013, si è verificata una diminuzione nel numero di apparecchi e di sale destinate al gioco. Questi dati ci confortano, ma occorre sempre tenere alta la guardia perché il settore dei giochi, fortemente legato alle nuove tecnologie, è in continua mutazione, pertanto non possiamo abbassare le nostre difese,  ma continuare nelle azioni intraprese, sperando anche in una presa di coscienza complessiva dei cittadini, che devono essere informati dei pericoli che si possono affrontare abusando del gioco d’azzardo.

 

Cosa pensa del caso Bolzano, dove – dopo la scomparsa delle slot –  si sono diffusi i cosiddetti ‘totem’ illegali? La Regione Lombardia corre questo rischio?

Il caso ci è noto e stiamo aspettando i primi dati circa una eventuale presenza del fenomeno anche in Lombardia. Purtroppo questi congegni sono stati installati proprio per aggirare la normativa, occultando il gioco d’azzardo dietro a servizi leciti, peraltro uscendo anche dalla disciplina più generale delle autorizzazioni e dalla disciplina fiscale. Se il fenomeno dovesse assumere connotati importanti, mi farò personalmente promotore di eventuali iniziative, anche legislative, presso la mia commissione, magari agendo sulla disciplina dei luoghi deputati a ospitare queste nuove forme di distribuzione di gioco illecito.

Pensa che l’aumento del gioco illegale dipenda dalle azioni degli enti minori, o, più in generale, da “colpe” dello Stato Centrale?

Certamente dallo Stato centrale, anche perché le competenze di Comuni e Regioni in materia sono veramente limitate e necessiterebbero di un loro ampliamento. La fase autorizzativa dipende dalle istituzioni nazionali che non sono state in grado di anteporre il fattore sicurezza per i cittadini rispetto al fattore degli introiti fiscali, complice anche una Unione europea troppo aperta alla deregulation di un settore che invece, proprio per i suoi riflessi sulla salute dei cittadini e sull’ordine pubblico, dovrebbe essere disciplinato attraverso disposizioni speciali.

 

Può darci dei dati aggiornati sul numero di giocatori patologici?

Nonostante la diminuzione delle macchinette e dei punti vendita, dal 2011 cresce ogni anno il numero dei soggetti ludopatici trattati dalle ASL lombarde. Personalmente credo che sia anche perché le istituzioni sanitarie hanno focalizzato meglio il tema della ludopatia e, anche su nostra richiesta, lo hanno inserito nel tema più ampio della lotta alle dipendenze. In questo modo sono venuti alla luce soggetti prima non trattati o trattati per altre patologie. Specificatamente: 1096 casi nel 2011, 1447 nel 2012, 1889 nel 2013, 2111 nel 2014. La metà di questi si concentra in 4 ASL (Brescia, Bergamo, Milano e Milano 1) e nella maggior parte si tratta di maschi tra i 29 e i 65 anni di età, con una attività lavorativa più o meno stabile e con bassi titoli di studio.

 

PressGiochi