Videopoker e slot machine a Lecce erano “cosa loro”: impossibile per titolari di bar ed esercizi commerciali sottrarsi alle imposizioni di due gruppi criminali, sgominati dalla Guardia di finanza nell’ambito
Videopoker e slot machine a Lecce erano “cosa loro”: impossibile per titolari di bar ed esercizi commerciali sottrarsi alle imposizioni di due gruppi criminali, sgominati dalla Guardia di finanza nell’ambito di un’operazione in corso dall’alba. Ventisette le ordinanze di custodia cautelare, firmate dal gip su richiesta del sostituto procuratore Carmen Ruggiero, che ha coordinato le indagini delle fiamme gialle, nate diversi mesi fa all’esito di un’attività investigativa relativa al traffico di droga.
Sotto i riflettori sono finiti nomi già noti della criminalità organizzata leccese (alcuni dei quali si trovano già in carcere), che avevano individuato nel settore degli apparecchi da gioco l’ambito privilegiato per ripulire i soldi sporchi delle attività illecite. Grazie a una presenza capillare, e all’uso di metodi coercitivi e intimidatori, i sodali sarebbero riusciti ad imporre le slot machine di loro produzione e distribuzione a tutte le attività autorizzate ad installarle. Oltre alla notifica delle ordinanze di arresto, i militari del Nucleo di polizia tributaria stanno eseguendo sequestri di beni per un valore complessivo di dodici milioni.
Gli apparecchi videopoker, sebbene collegati all’amministrazione dei Monopoli di Stato, trasmettevano solo parzialmente i dati delle giocate sottraendosi, così, alle imposizioni tributarie.
In più, grazie ai software contraffatti, l’organizzazione riusciva a ridurre le partite vincenti controllando a distanza i cicli di giocate intervenendo per bloccare la macchina quando stava per elargire una vincita consistente.
Le indagini del nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza hanno appurato che il clan riusciva, in alcuni casi, ad appropriarsi di attività commerciali prestando del denaro a gestori in difficoltà economiche, prima con la garanzia che installassero i loro videogiochi e dopo, subentrando di fatto alla gestione quando i debiti non erano più sostenibili.
Il sequestro ha interessato in tutto 270 apparecchi illegali in provincia di Lecce e in varie regioni italiane, 69 fabbricati, 25 terreni, 3 autovetture, conti correnti in quindici banche, 10 società di capitali e 2 ditte individuali. Le ipotesi di reato contestate sono associazione di tipo mafioso, truffa ai danni dello Stato, frode informatica, esercizio di giochi d’azzardo ed esercizio abusivo di giochi e scommesse aggravati dal metodo mafioso, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e associazione per delinquere.
PressGiochi
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