03 Maggio 2024 - 10:33

Largo ai giovani imprenditori dell’Automatico: Giuseppe Furfaro e Giovanni Luzi

I giovani sono la speranza del futuro. Quante volte abbiamo letto questa frase, spesso gonfia di retorica e disattesa dai fatti? In loro c’è sicuramente l’entusiasmo, la voglia di crescere,

22 Marzo 2016

Print Friendly, PDF & Email

I giovani sono la speranza del futuro. Quante volte abbiamo letto questa frase, spesso gonfia di retorica e disattesa dai fatti? In loro c’è sicuramente l’entusiasmo, la voglia di crescere, la freschezza di idee, ma non di rado anche l’impulsività di chi vuole tutto e subito; l’arroganza di chi, appena arrivato, sente già di avere in tasca le soluzioni a tutti i problemi; magari anche l’imprudenza di gettarsi in operazioni ad alto rischio.

Questo però non è il caso di Giuseppe Furfaro e Giovanni Luzi, rispettivamente 19 e 24 anni, il primo di stanza a Gioia Tauro con la Giochi Sud, il secondo a S. Angelo in Vado, nell’alto marchigiano, con la Center Games. Entrambi sono figli d’arte: i papà Santo e Ilario sono parte della tradizione del comparto della gestione degli apparecchi da gioco e, ognuno col proprio modo di essere, con le proprie potenzialità, con la propria cultura, contribuisce di giorno in giorno all’affermazione del “volto buono” del settore.

 

Giuseppe è un vero e proprio enfant prodige, perché l’azienda la frequenta sin da quando girava ancora sul triciclo, tanto che oramai può essere considerato un operatore alla pari di papà Santo. Giovanni, invece, aveva pensato per sé una carriera diversa, da ingegnere informatico, carriera comunque non del tutto abbandonata, ma solo accantonata un paio d’anni fa, quando decise di lanciarsi in questa nuova avventura, che considera molto gratificante, e in proposito tiene a sottolineare che: “non sono arrivato come il figlio del capo ma come uno qualunque, e questa è la cosa migliore che potessi fare; poi ho cominciato a muovermi con le mie gambe e sono felice di aver dato degli input in più quando si stavano studiando dei miglioramenti per il nostro software gestionale”.

 

Giuseppe parla quasi da veterano: “Quando ho iniziato ad interessarmi dell’azienda c’erano ancora i videogiochi e i videopoker e da allora è cambiato tutto: gli introiti, i guadagni, il modo di lavorare nei locali. Meglio allora che adesso? Per certi versi sì, perché prima c’erano meno tasse ed un’economia migliore; di contro, adesso il lavoro è molto più stressante”.

 

Il problema di oggi, sottolinea Giovanni, che si occupa degli acquisti e del rapporto con gli agenti commerciali, “non è il fatto di avere tante difficoltà da affrontare, ma non sapere cosa ci aspetta nel prossimo futuro, quindi siamo costretti a navigare a vista. Comunque, mio padre è ottimista e questo fa bene sia a me che all’intera azienda”.

 

La Giochi Sud è una realtà abbastanza significativa in Calabria, ma ha degli interessi pure in Toscana, grazie anche al rapporto di collaborazione con la Garet. “Il lavoro non si ferma neanche nei giorni di festa – prosegue Furfaro – con la differenza che mentre un tempo eravamo impegnati soprattutto sulla parte tecnica, oggi dobbiamo prestare tanta più attenzione alla burocrazia. Ma la cosa più brutta è che se fino a due anni fa qualche prospettiva c’era ancora, adesso ci sentiamo dentro a un tunnel senza uscita”.

Due anni fa, dice Giuseppe, e cioè proprio il momento in cui entrò in scena Giovanni Luzi. “E’ vero, quando sono arrivato eravamo ancora in una fase positiva; poi con le ultime leggi di Stabilità sono cominciate le sofferenze. Paradossalmente, noi in questa fase siamo cresciuti sia come parco macchine, che è distribuito sulla fascia che va da Ferrara a Chieti, e nell’entroterra si estende ad Arezzo, sia come numero di dipendenti (una trentina), però, secondo i calcoli di mio padre, attualmente subiamo una perdita di 12 centesimi al secondo, dovuta soprattutto a colpe non nostre. E questo fa rabbia”.

 

“Pure noi stiamo lavorando in negativo – aggiunge Giuseppe Furfaro – ed ora stiamo intaccando i risparmi che abbiamo fatto nel corso di una vita. Anzi, è proprio grazie a questa disponibilità che, ad oggi, siamo riusciti a cambiare già il 75% del nostro parco macchine. Ora, non c’è altro da fare che continuare a lottare come sempre anche perché abbiamo 18 dipendenti a carico e ci sentiamo responsabili della loro sopravvivenza. Ma fino a quando riusciremo a pagarli?”

“Noi siamo solo al 25% – fa presente Luzi – non per motivi finanziari od organizzativi bensì per il blocco che c’è stato nel rilascio dei nulla osta. Il settore si è dimostrato pronto alle novità dell’ultima Stabilità; purtroppo non altrettanto si può dire per l’Amministrazione”.

Come se non bastassero gli oneri aziendali, la diminuzione del payout al 70%, almeno secondo Giuseppe,  ha creato malcontento nei giocatori. “I giocatori abituali se ne sono accorti subito e stiamo ricevendo diverse lamentele. Chiaramente, dal punto di vista delle perdite personali non cambia nulla, ma a parità di spesa diminuisce molto il tempo di gioco. D’altra parte, continuare a lavorare con macchine al 74% sarebbe un suicidio, non c’è più margine”.

 

Per quanto concerne il rapporto con gli esercenti, Luzi sostiene che “in giro c’è molta amarezza; i clienti danno segni di insofferenza e di stanchezza, visto che alla fine i soldi li prendono sempre dalle tasche dei raccoglitori; insieme, ci sentiamo parte comune di un problema che è sopra di noi. Fortunatamente, con gli esercenti abbiamo costruito un rapporto di fiducia consolidato. Ed è questo il punto di forza del gestore: avere un legame forte col territorio.”

Quindi, un piccolo segnale di speranza per il futuro. “Io sono convinto che non sia finita, il bar ci sarà sempre e la rete offre grandi opportunità anche al di fuori delle Awp. La figura del gestore di conseguenza cambierà, ma essendo giovane spero i dare una ventata di cambiamento dal punto divista tecnologico e informatico”.

 

Giuseppe Furfaro, invece, è meno ottimista. “Per la prima volta ci hanno dato un inizio e una fine. Tra i gestori molti si sono arresi e gli altri sono al lumicino. Il timore che i soldi che stiamo spendendo ora per cambiare le macchine non potranno essere recuperati entro il 2019 è quasi una certezza. E se le Awp remote finiranno nelle mani dei concessionari non ci saranno più vie di uscita”.

 

PressGiochi

Fonte immagine: ????????????????????????????????????