Più che di una manovra volta a stabilizzare i conti pubblici, quella di Stabilità passerà alla storia per essere una legge che destabilizzerà, nel vero termine della parola, vari settori
Più che di una manovra volta a stabilizzare i conti pubblici, quella di Stabilità passerà alla storia per essere una legge che destabilizzerà, nel vero termine della parola, vari settori economici; tra questi quello del gioco. Di instabilità parla anche l’avvocato e professore Stefano Sbordoni che dopo l’approvazione del testo commenta a caldo gli interventi posti al comparto del gioco pubblico.
“Il testo della Legge di Stabilità, – scrive Sbordoni – novato con il c.d. maxi-emendamento contiene le nuove misure sui giochi, così come modificate dagli emendamenti presentati dal Governo in commissione Bilancio al Senato. Confermata quindi la “stangata fiscale” sugli operatori delle slot e delle vlt che dovranno versare 500 milioni di euro come contributo annuo, la sanatoria per la regolarizzazione fiscale dei CTD, ed il bando di gara per la concessione del Lotto. Appare evidente come il c.d. maxiemendamento sia il frutto di una mera operazione matematica.
Dall’Europa, sempre più tiranna, ci è stato richiesto di indicare dei numeri per sanare il nostro debito, in quanto le percentuali dell’aumento del PREU non erano state ritenute esaustive, ed ecco allora che sono stati accontentati. Si inizia con 500 milioni di euro dal settore degli apparecchi da divertimento ed intrattenimento, poi si procede con il condono dei CTD, per poi chiudere in bellezza con la Gara del Lotto con una base d’asta di 700 milioni per una concessione di nove anni non rinnovabile, che delle tre iniziative poste in essere dal Governo sembra – a modesto parere di chi scrive – l’unica che potrebbe concludersi con un lieto fine.
Riguardo il settore dell’intrattenimento il comma 649 del maxiemendamento depositato dal governo al Senato prevede infatti che “A fini di concorso al miglioramento degli obiettivi di finanza pubblica e in anticipazione del più organico riordino della misura degli aggi e dei compensi spettanti ai concessionari e agli altri operatori di filiera nell’ambito delle reti di raccolta del gioco per conto dello Stato, in attuazione dell’articolo 14, comma 2, lettera g), della legge 11 marzo 2014, n. 23, e` stabilita in 500 milioni di euro su base annua la riduzione, a decorrere dall’anno 2015, delle risorse statali a disposizione, a titolo di compenso, dei concessionari e dei soggetti che, secondo le rispettive competenze, operano nella gestione e raccolta del gioco praticato mediante apparecchi di cui all’articolo 110, comma 6, del testo unico di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773. Conseguentemente, dal 1° gennaio 2015:
Se passa il comma 649 diventerà Legge dello Stato, e i principi di certezza del diritto decantati da Cicerone in poi sono destinati ad una endemica incertezza. Per far quadrare i conti vengono messi nel dimenticatoio i principi cardine del nostro ordinamento, senza pensare alle conseguenze, anche di portata grave. Si richiede infatti di versare un contributo di 500 milioni di euro senza darne qualificazione giuridica. Quasi a dire: «Il vostro settore fa soldi, quindi, senza troppi formalismi, versateli!». E’ invece assai importante dare una definizione della tipologia del contributo richiesto. La norma, infatti, così com’è presta il fianco a fondate eccezioni, che sicuramente genereranno contenziosi da parte di tutti gli addetti del settore dell’intrattenimento, che non possono non sperare nel buon senso del potere giudiziario. La norma quindi è destinata al vaglio delle Corti di competenza innumerevoli aspetti. Nell’attuale testo della Legge di Stabilità viene ordinato che entro e non oltre il 1° gennaio 2015 vengano rinegoziati tutti i contratti della filiera, versando gli aggi e compensi dovuti esclusivamente a fronte della sottoscrizione dei contratti rinegoziati.
Soltanto coloro che non hanno percezione dei numeri della filiera possono ipotizzare che dal 1° gennaio tutte le centinaia di migliaia di contratti possano essere rinegoziati. Non essendoci i presupposti per farlo, e non potendo gli apparecchi essere accesi senza che il gestore sia contrattualizzato con il concessionario di rete, si rischia che dal 1° gennaio 2015 tutte le sale siano chiuse, con tutte le conseguenze del caso: la disoccupazione aumenterà, i 500 milioni di euro non potranno essere versati se non si produce gioco, ed allora si che avremmo bisogno di manovre correttive…
Per uscire dalla crisi – conclude Sbordoni – bisogna investire e costruire, non distruggere. Riguardo poi gli altri due punti (condono dei CTD e Gara Lotto), quanto al condono degli operatori che fino ad ora hanno lavorato e raccolto in un regime d’immunità, andavano almeno inasprite le pene per quelli tra i CTD che non vorranno aderire. Non è sufficiente continuare a richiamare la legge n. 401/89 in quanto questa viene oramai troppo spesso disapplicata dai nostri Giudici. Oltre alle sanzioni amministrative dovevano essere ipotizzate altre misure coercitive. Il testo così com’è rischia di legittimare un terzo mercato di scommesse, che godrà ancora dell’immunità fiscale. Per la gara del Lotto è prematuro esprimere pareri: sarà necessario studiare ed analizzare tutti gli atti di gara. Certo è che la devoluzione dei beni gioca un ruolo fondamentale”.
PressGiochi