17 Maggio 2024 - 05:56

Gioco online. Un caso statunitense

La fondazione statunitense indipendente Judicial Watch predica la trasparenza, l’integrità e la responsabilità del governo ed in generale di tutti coloro che hanno potestà normativa e regolamentare negli Stati Uniti.

09 Settembre 2015

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La fondazione statunitense indipendente Judicial Watch predica la trasparenza, l’integrità e la responsabilità del governo ed in generale di tutti coloro che hanno potestà normativa e regolamentare negli Stati Uniti. Il motto della fondazione – spiega l’avvocato Stefano Sbordoni – è “Because no one is above the law”. In quest’ottica – che non vivendo negli Stati Uniti non abbiamo la possibilità di valutare se sia sana o politicizzata – la pur conservatrice fondazione Judicial Watch agisce contro il Dipartimento di Giustizia USA in relazione ad alcuni aspetti del gioco on line. Ecco i fatti raccontati sul sito della fondazione.

 

Il Dipartimento di Giustizia Usa, nel corso della prima Presidenza di Obama, sarebbe intervenuto in maniera decisiva per modificare il divieto sancito a livello normativo di commercializzare il gioco on line. Nel dicembre 2011 un legal counsel dello stesso Dipartimento annunciava che a seguito delle richieste degli Stati di New York ed Illinois si stava lavorando per rimuovere gli ostacoli giuridici che all’epoca impedivano ai cittadini statunitensi di giocare on line. I due Stati, in un momento molto critico dell’economia nordamericana, reputavano, infatti, che una regolamentazione del gioco on line potesse allevare i deficit di bilancio: insomma una risorsa erariale in più che noi europei conosciamo bene. Proprio in quel periodo una importante se non rivoluzionaria direttiva dello stesso dipartimento si pronunciò contro il WIRE ACT del 1961, sostenendo che i singoli Stati potessero regolamentare il gioco on line (poker e scommesse sportive) purchè non coinvolgesse lo sport. Il Congresso aveva a suo tempo approvato il WIRE ACT per evitare che il racket utilizzasse mezzi di comunicazione a distanza per piazzare scommesse. Con l’avvento di internet, e per evitare che le scommesse ed i giochi venissero commercializzati per il mezzo del canale telematico, il divieto sancito dal WIRE ACT, in assenza di una disciplina specifica, venne applicato dai vari Tribunali anche al gioco on line. Con la richiamata decisione del 2011 il Dipartimento di Giustizia ribadiva di contro che il WIRE ACT vietava solamente le scommesse on line connesse ad eventi sportivi e non certamente quelle associate ad eventi diversi, andando così – secondo il punto di vista della Judicial Watch – anche a violare l’Unlawful Internet Gambling Enforcement Act (c.d. UIGEA) che attribuiva la competenza ad ogni singolo Stato di regolamentare in forma automa ed indipendente la normativa.

 

Secondo, però, la solerte fondazione sarebbe emerso successivamente che il vice-procuratore che promosse la direttiva da parte del Dipartimento di Giustizia era in connivenza con alcuni operatori che ricavarono importanti introiti dall’abrogazione del divieto di commercializzazione del gioco on line. A causa di queste circostanze la fondazione americana, dopo una serie di rifiuti da parte degli stessi organismi federali, si è vista costretta ad intentare una causa contro il Dipartimento di Giustizia presso la Corte Distrettuale del Distretto di Columbia. L’obiettivo del giudizio è quello di comprendere il perché nel 2011 il Dipartimento di Giustizia emise una decisione che influì in maniera importante sul comparto del gioco on line negli Stati Uniti.

 

Ed infatti, prima di instaurare il giudizio in data 27 ottobre 2014 Judicial Watch presentava un Freedom of Information Act (una sorta di istanza di accesso agli atti del nostro procedimento amministrativo) con la quale andava a richiedere tutti gli atti e i documenti che in data 23 dicembre 2011 portarono all’adozione da parte del Dipartimento di Giustizia della legalizzazione di fatto del gioco on line per tutti i settori del gambling, escluso quello connesso alle scommesse su base sportiva. Il termine entro il quale il Dipartimento avrebbe dovuto rispondere era fissato al 18 febbraio 2015, termine decorso senza risposta. Lo scorso 15 luglio quindi Judicial Watch inoltrava una denuncia avverso il silenzio da parte del Dipartimento di Giustizia, enfatizzando il proprio ruolo, sostenendo che il popolo Americano ha diritto di conoscere le modalità per le quali sono state adottate importanti decisioni che hanno di fatto mutato il mercato del gioco negli Stati Uniti.

Il caso americano – conclude Sbordoni – è interessante perché pone in evidenza che anche negli altri Paesi, ben diversi dalla strutturata e vecchia Europa, si assiste ad interpretazioni delle norme in materia di giochi e scommesse che nascono da rigidità normative spesso inattuali e dalle difficoltà di sostenere un dibattito aperto e trasparente su questo tema. Naturalmente il Giudice chiamato a decidere della questione farà chiarezza su quello che è accaduto nel corso del 2011 al Dipartimento di Giustizia. Si spera comunque che anche negli Stati Uniti si faccia un po’ di ordine e si inizi a pensare che il gioco on line deve essere regolamentato in maniera organica e senza tante differenze tra i singoli Stati.

PressGiochi