È totale in Cina la campagna anti-corruzione lanciata dal presidente Xi Jinping. Ha investito prima il mondo della politica, e ora si allarga a quello del gioco d’azzardo. Tale ondata
È totale in Cina la campagna anti-corruzione lanciata dal presidente Xi Jinping. Ha investito prima il mondo della politica, e ora si allarga a quello del gioco d’azzardo. Tale ondata ha portato dei cali significativi negli introiti dei casinò di Macao nel gennaio 2015 per l’ottavo mese consecutivo. La striscia negativa è la più lunga mai registrata e ha portato a picco anche le azioni di vari gruppi legati al gioco, portando perdite consistenti nella Borsa di Hong Kong.
Ieri i titoli legati a Wynn Macau, Galaxy Entertainment Group, Sands China, MGM China Holdings e SJM Holdings (tutte compagnie che investono nel settore del gioco) hanno chiuso le trattative perdendo fra i 3,73 e i 2,33 punti percentuali. Secondo gli analisti, la causa di questo crollo è la dichiarazione rilasciata dal Segretario per gli Affari sociali e la cultura dell’ex colonia portoghese, Alexis Tam Chon-weng. Il politico ha infatti annunciato in televisione che il governo locale “sta studiando delle restrizioni all’accesso dei turisti dalla Cina continentale. – ha concluso poi dicendo che – troppi stranieri colpiscono in maniera negativa la qualità della vita dei residenti”.
Dietro quest’affermazione si cela un velata polemica nei confronti di Macao, da sempre porto franco dei funzionari comunisti e dei dirigenti delle imprese nazionali, che vi spendevano milioni prelevati dalle casse pubbliche, e questa stretta è un forte segnale da parte del Governo nazionale di non voler più ammettere simili comportamenti.
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