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Cangianelli (Mag CA): “Il Governo sottovaluta gli effetti per la filiera del blocco dei nulla osta; i Monopoli devono recuperare il ruolo di indirizzo tecnico della regolazione”

Facendo una riflessione sulle norme inserite nella Legge di Stabilità 2016, gli argomenti sono tanti e tali da rendere utile un quadro generale, in chiave prospettica, provando a focalizzare gli

08 Gennaio 2016

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Facendo una riflessione sulle norme inserite nella Legge di Stabilità 2016, gli argomenti sono tanti e tali da rendere utile un quadro generale, in chiave prospettica, provando a focalizzare gli obiettivi ultimi che il governo si è posto con l’ultima manovra finanziaria per quanto riguarda i giochi pubblici. Chiediamo allora ad Emmanuele Cangianelli – partner di MAG Consulenti Associati e tra gli esperti che hanno assistito nello scorso decennio l’AAMS nell’impostazione del mercato regolato – come valuta le norme di recente introduzione, con particolare attenzione al mercato degli apparecchi da intrattenimento.

 

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La concentrazione del mercato apparecchi in pochi soggetti economici è un proposito più volte dichiarato negli anni scorsi, ma in realtà ancora non si capisce quale sia il vero problema: la filiera attuale è troppo dispendiosa oppure è soltanto necessario dare una risposta a chi afferma che questo mercato è troppo vasto o che il sistema non dà ancora garanzie di regolarità e trasparenza?

 

Certamente, le norme della Legge di Stabilità devono dare risposte politiche, com’è nella loro natura. E la politica, recentemente, ha difficoltà a capire le reali complessità del mercato dei giochi (ed ancor più quelle degli apparecchi, facilmente identificati con le … macchinette mangiasoldi dei bar). Quindi si arriva alle soluzioni più semplici da capire e da spiegare: aumento delle “tasse” sui giochi e riduzione delle “macchinette”. Gli effetti interni alla filiera sono, dal mio punto di vista, del tutto sottovalutati o, praticamente, non considerati: da qui nascono le norme come la riduzione dei ricavi 2015 od il blocco dei NOE 2016, norme eccessivamente semplicistiche, che hanno comportato e comporteranno enormi difficoltà realizzative, mettendo in difficoltà anche l’Amministrazione dei monopoli. In questo senso, credo che l’Amministrazione abbia perduto da tempo il ruolo di indirizzo tecnico della regolazione: mi auguro che la nuova dirigenza sappia recuperarlo…. nel suo stesso interesse! In questo modo sarà più facile dimostrare come, già da molto tempo, esistano sufficienti garanzie di regolarità e trasparenza, anche nell’attuale segmento AWP.

 

Prevale la sensazione che la strategia del Governo sia la seguente: inizialmente, bloccare il numero degli apparecchi AWP e costringere i gestori a rinnovarli, per dare un po’ di linfa ai produttori, che da troppo tempo mordono il freno. Quindi, passare ad una seconda fase in cui entreranno in scena macchine la cui titolarità sarà del concessionario e rispetto alle quali le operazioni di manutenzione saranno minimali; quindi la presenza del gestore diventerà quasi superflua. La cosiddetta AWP Remota, ad oggi, sembra che andrà a conservare gli attuali parametri delle comma 6A: non si capisce davvero quanto potranno essere redditizie per i concessionari, considerando anche i ben più elevati costi di acquisto e di impianto delle reti.

 

​​Il rapido rinnovo del parco AWP è una conseguenza dell’esigenza governativa di drenare nuove, ingenti risorse dalla filiera degli apparecchi: l’opportunità per i produttori è frutto, istantaneo, di questa contingenza. Piuttosto, i produttori dovranno coglierla per crescere nei loro modelli di business: anche considerando gli effetti tutors esistenti della Stabilità 2015, molti gestori puri non avranno risorse per pagare, in pochi mesi, un rinnovo completo del parco schede.

Per quanto riguarda le AWP cosiddette “da remoto” la norma della Legge di Stabilità introduce solo un principio: non definisce né un modello di business né un modello tecnologico. Credo che saranno necessarie ulteriori disposizioni di legge per inserire correttamente un nuovo modello tecnologico di AWP, dal quale dovrà derivarsi il modello di business; essendo il sistema concessorio incentrato fin dal 2004 sulla gestione telematica dell’offerta di gioco da parte dei concessionari, il loro ruolo sarà giustamente – e legittimamente – crescente unendo maggiori funzionalità di rete al loro diritti exclusive di offrire gioco con apparecchi. Non credo, tuttavia che sarà possibile fare a meno delle imprese di gestione più strutturate, talvolta a livello finanziario ma, soprattutto, operativo.

Per entrambi i passaggi ipotizzati dal legislatore (blocco del 2016, riduzione dal 2017 o…. quando sarà possibile) mancano però punti fermi per la realizzazione operativa: ad esempio non è prevista in nessun modo la tutela della concorrenza, anche solo a livello di concessionari. Per questi motivi sono ancora più convinto che quelle che leggiamo non saranno le disposizioni definitive in materia, anche volendo condividere un indirizzo di tendenziale riduzione del numero di apparecchi (AWP) complessivamente presenti sul mercato.

 

Nel contempo, sarà messo in atto un maggior controllo dei luoghi di raccolta, con una centralizzazione forte delle location, che andrà in qualche modo a incidere pure sui concessionari, così da accelerare il processo di concentrazione delle concessioni già in atto.

A questo proposito circola voce che tutti gli esercizi in cui si vende gioco pubblico dovranno avere l’art. 88. Se questo è vero, la concentrazione delle location si realizzerà anche elevando al rango superiore i bar e le locations che offrono i migliori riscontri di coin-in, sempre che i rispettivi titolari abbiano i requisiti previsti dal TULPS per ottenere tale licenza.

 

In questo senso, la politica regolatoria è chiara: basti pensare al passaggio da circa 3.000 a 10.000 negozi di scommesse, riducendo il numero dei corner. Comprensibile richiedere una maggiore professionalità a chi vende giochi pubblici, come già delineato nello schema di decreto legislativo sui giochi del 2015, mai emanato: semmai quello che sembra non quadrare è la capacità di mantenere adeguata l’offerta di gioco a basse puntate e basse vincite nelle reti non specializzate. Il vero successo dell’evoluzione tecnologica delle AWP, per il regolatore, sarà nella soluzione di questa problematica: ad esempio, introdurre modalità, agili, di controllo di accesso al gioco potrebbe aiutare.

 

 

La soluzione prospettata dal legislatore per salvaguardare l’incasso dei 500 milioni per il 2015: può bastare una “interpretazione autentica” per blindare la riscossione?

L’interpretazione che propone il comma 921 è certamente estensiva rispetto al comma 649 della Stabilità 2015. Potrà bastare nei casi nei quali è interesse dei concessionari, da una parte e di gestori ed esercenti, dall’altra, risolvere i contrasti sorti nel 2015; in assenza di questo interesse, credo cambi poco fino al giudizio di costituzionalità.

 

 

La modifica del prelievo per scommesse e bingo sarà un vantaggio per i concessionari?

Il prelievo sul margine è la forma impositiva più equilibrata per i prodotti di gioco in denaro, quindi la risposta è senza dubbio affermativa. I dubbi rimangono, anche in questo caso, sulla previsione della sua introduzione dal 2016 solo per alcuni prodotti, modalità che generano differenze impositive non tanto tra canali distributivi (eventualmente giustificabili per le differenti strutture commerciali) quanto tra prodotti di gioco. Alla luce della disciplina della concorrenza in Italia questo potrebbe generare qualche contenzioso, costringendo potenzialmente, ancora una volta, a revisioni normative successive e generando, quindi, confusione tra gli operatori.

 

 

 

Marco Cerigioni – PressGiochi