“Un punto importante su cui tutti dovremmo essere d’accordo è che chi è malato di gioco non deve poter giocare: nel corso della terapia, che è lunga, faticosa e complessa,
“Un punto importante su cui tutti dovremmo essere d’accordo è che chi è malato di gioco non deve poter giocare: nel corso della terapia, che è lunga, faticosa e complessa, un aiuto deve venire dalla legge, da vincoli e limiti decisi dallo stato che si fa carico dei rischi di questa attività economica.
Per fare prevenzione e per evitare il proliferare della malattia – ha dichiarato Maurizio Avanzi, presidente di Alea – bisogna agire su sistemi di protezione (orari, accessibilità, luoghi, pubblicità, messaggi). Questo avrà effetti positivi anche in termine di prevenzione delle ricadute per gli ex giocatori patologici.
Ad oggi i costi di cura sono a carico dei servizi socio sanitari, cui vengono erogati finanziamenti risibili. Il costo sui danni del Gap ricade sui giocatori e sulla sua famiglia, per questo il gioco deve essere governato dallo Stato in una logica di tutela della salute pubblica come storicamente è sempre accaduto. Lo stato italiano non dovrebbe preoccuparsi solo delle entrate erariali”.
PressGiochi
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