Braccio di ferro all’interno del settore dei giochi. Lunedì l’assemblea dei soci di Acadi dovrà decidere l’uscita dell’associazione da Sistema Gioco Italia come proposto dal direttivo che si è riunito ieri. Un terremoto, l’uscita dei concessionari come principali azionisti del sistema, che potrebbe addirittura ridimensionare il peso specifico di Sgi all’interno di Confindustria.
Come riporta l’agenzia Il Velino: “In questo momento non ci interessa condurre una guerra intestina che di per sé rischia di essere controproducente. Ma il feeling generale emerso nel corso del direttivo – spiega Matteo Marini, presidente di Acadi – è che Sistema Gioco non sia stata in grado, da ultimo in occasione della legge di Stabilità, di fare la sintesi dei diversi interessi della filiera: i risultati ci dicono che l’interlocuzione con le istituzioni ha ingenerato una rappresentazione in base alla quale esisterebbero giochi pericolosi (le macchine da intrattenimento, le scommesse e il bingo) e giochi non pericolosi (le lotterie, il Lotto e il Superenalotto). Una rappresentazione che potrebbe rivelarsi ulteriormente pericolosa per i concessionari in vista del varo del decreto attuativo della delega fiscale. Per questo abbiamo deciso che, per quel che riguarda il segmento degli apparecchi di gioco, Acadi in questa partita, si rappresentarà da sola: nei prossimi giorni verremo ricevuti al Mef in modo da avere la certezza che le nostre istanze vengano rappresentate in maniera adeguata e puntuale. Di qui la decisione ‘politica’ di proporre ai soci di Acadi l’uscita da Sistema gioco”.
“Sistema Gioco – prosegue Marini – non ha interloquito con le istituzioni come ci saremmo aspettati, anche se non voglio parlare di un atteggiamento doloso. Prendiamo atto però che negli ultimi tre anni le imposte sono aumentate solo per il nostro segmento”. Il settore è per questo in grande fermento specie dopo l’approvazione della legge di Stabilità che, a fronte dello stop all’aumento del prelievo unico erariale, ha introdotto una tassa da 500 milioni non definendo contestualmente in che misura l’onere andrà a incidere su i vari soggetti della filiera. “Questo ha prodotto non solo un danno al settore che vede ridursi i margini in maniera consistente, ma un disagio ulteriore generato dalla necessità di rinegoziare in tempi stretti i contratti in essere con circa 105 mila soggetti che sono portatori ovviamente di interessi tra loro contrapposti. Il problema vero però è che il ripartire l’importo sulla base del numero di apparecchi e non con il criterio della capacità contributiva, rischia di fare uscire dal mercato tutti quelli che stanno nella fascia bassa. Cosa che potrebbe produrre una sostituzione di queste macchine che afferiscono ad un sistema legale, con apparecchi che non pagano gettito. Probabilmente se in questa impostazione del problema avessimo avuto a fianco Sistema Gioco Italia, si sarebbe potuto raggiungere l’obiettivo di gettito del governo, ma in una maniera sostenibile per tutti e che non ci esponesse al rischio legato alla riduzione dei guadagni delle nostre aziende che si porta dietro il tema dei livelli di occupazione del settore che oggi impiega 150 mila persone e produce un gettito superiore ai 4 miliardi all’anno”.
“Nella nostra interlocuzione diretta con il governo, in vista del decreto attuativo della delega, andremo a ribadire dunque che l’eccesso di fiscalità comporta una riduzione del mercato legale. E che, d’altra parte ci sono sistemi impositivi che possono allineare tutti gli interessi coinvolti, quelli delle aziende, quelli dello Stato e anche quelli dei giocatori. Vogliamo inoltre dare il nostro contributo per l’elaborazione di un sistema, fatta salva la riserva di Stato sulla materia, in cui gli enti locali possano ricevere quota parte del gettito per sostenere gli oneri amministrativi, la cura delle patologie legate al gioco e non da ultimo l’ordine pubblico. Abbiamo proposte sul tema della tutela dei minori e delle fasce deboli, tema questo, insieme a quello dei giocatori problematici e di quelli patologici, che si intreccia con quello degli effetti che potrebbero essere prodotti dalla eccessiva segregazione degli ambienti di gioco”.
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