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Gioco. Al via voto sulla Relazione Antimafia. Abrignani (Sc): “No alla responsabilità solidale tra gestore e concessionario”

“L’alternativa al gioco legale non è il non gioco ma il gioco illegale”. Lo ha affermato l’onorevole Ignazio Abrignani di Scelta Civica durante del dichiarazioni di voto alla Relazione della

17 Gennaio 2017

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“L’alternativa al gioco legale non è il non gioco ma il gioco illegale”. Lo ha affermato l’onorevole Ignazio Abrignani di Scelta Civica durante del dichiarazioni di voto alla Relazione della Commissione Antimafia sulle infiltrazione della criminalità organizzata nel gioco legale e illegale tenuta oggi alla Camera dei Deputati.

“Le imprese legali del gioco – ha dichiarato Abrignani – operano in base ad una concessione nel rispetto delle norme, riescono a rendere il fenomeno gioco accettabile. Cercare continuamente di delegittimare queste imprese- come spesso fa la politica – non fa altro che favorire l’illegalità del gioco.

Purtroppo, nei periodi di crisi aumenta la propensione verso il gioco con la speranza di avere un reddito. Noi non siamo contrari alla scelta libera dei cittadini di giocare ma va evitato lo sviluppo delle patologie. Non dimentichiamo che l’imposizione tributaria gioca un ruolo importante. L’alternativa al gioco non è il non gioco ma il gioco illegale.

Ricordiamoci dell’online, in molti casi illegale, ma tale illegalità non è percepita dal cittadino.

L’emersione di migliaia di giocate aumenta le entrate erariali ma lo sviluppo di questa industria deve portare ad obiettivi precisi.

Abbiamo accettato e ascoltato molte delle proposte fatte dalla Commissione antimafia in questa relazione, sulle quali siamo molto d’accordo, su una però non ci troviamo, in questo contesto, d’accordo con la relazione, ossia nel dare una responsabilità solidale tra gestore e concessionario. Abbiamo già visto nel pagamento del PREU che molto spesso i gestori danno ai concessionari, sapendo che c’è una responsabilità solidale, l’onere di pagare tutta questa tassa; lo stesso discorso sarebbe anche nel caso di questo tipo di responsabilità solidale. Riteniamo che nel nostro Paese bisogna individuare responsabilità soggettive ad ognuno e magari dare una funzione di controllo rispetto a quella dell’altro.

Siamo contrari alla disposizione relativa alla norma che assegna una responsabilità solidale tra gestore e concessionario. Dobbiamo individuare una responsabilità soggettive – per un soggetto – e porre controllo sull’altro.

Ci troviamo oggi a dover decidere quale strada intraprendere per i prossimi anni. Quello che noi auspichiamo e che il nostro Paese sia rispettoso della volontà del consumatore, ma allo stesso tempo attento a situazioni di carattere sociale. La relazione di oggi inquadra una situazione e una fotografia del nostro Paese, noi ci auguriamo che si parli sempre meno di gioco illegale e che ci sia possibilità di crescita di questo tipo di situazioni”.

 

Dobbiamo formulare una riflessione su un concetto: si tratta di imprese, quelle legali concessionarie, dello Stato che appunto, attraverso una concessione che hanno ottenuto per i requisiti che avevano e attraverso le norme che porta lo stesso Stato in materia di tasse, riescono in qualche modo a rendere accettabile questo fenomeno. Si è cercato nel tempo di semplificare, di portare avanti il tipo di lavoro nei confronti di queste società cosiddette legali e il cercare di continuamente delegittimarle, a nostro avviso, non può che portare ad aumentare non la diminuzione del gioco, ma semplicemente l’aumento del gioco illegale. Questo è un concetto che soprattutto vale – e lo dico da siciliano – nelle parti più sostanziose del Mezzogiorno. Sono concetti che devono far riflettere noi legislatori comunque sulla necessità impellente di regolare un fenomeno che, se non governato in maniera corretta, rischia di portare le future generazioni del nostro Paese ad un punto molto più critico di quello attuale, con un aumento ancora maggiore di illegalità. È evidente come il settore del gioco costituisca il punto di incontro di plurimi aspetti, gli aspetti socio-economici, l’esposizione dei redditi italiani a rischio di erosione, l’interesse del crimine organizzato, la vocazione allo spasmodico arricchimento, il germe di altri fenomeni criminali come usura, estorsione e riciclaggio.

 

Riguardo al gioco nei punti fisici, – ha concluso -da molti punti di vista, la crescita disordinata, in alcuni casi addirittura caotica, delle sale da gioco, che ha di fatto seguito una liberazione eccessiva, è l’altra faccia del successo però conseguito nel contrasto e nell’assorbimento del gioco illegale. Il progressivo abbandono dell’illegale da parte dei giocatori è un fenomeno desiderabile sotto almeno due profili distinti. Da un lato, riconduce anche i casi di comportamento di gioco eccessivo entro un ambito più controllato e regolamentato, pertanto il gioco è inquadrato in un contesto regolatorio. Dall’altro lato, l’emersione di centinaia di miliardi di giocate procede parallelamente con l’aumento delle gettito erariale derivante da queste attività. Lo sviluppo dell’industria del gioco deve pertanto portare a delle indicazioni ben precise”.

Binetti (AP): “Sull’azzardo c’è la nuova aggravante delle infiltrazioni mafiose”

 

Bubbico (Min. Interno): “Il Governo vuole una riduzione, contrazione e aumento della qualità dei punti gioco”

 

Ad intervenire anche Marcello Taglialatela (FdI) secondo il quale “Ridurre il gioco non spetta alla Commissione Antimafia ma al Governo e per comprendere l’approccio basta citare alcuni dati, come la spesa pro capite di 1300 euro al gioco effettuata nel 2012. Questo deve farci comprendere la portata del fenomeno , si lecito dal punto di vista normativo ma non per il bene degli italiani. Manca nella Relazione il tentativo di ridurre l’offerta di gioco nonostante ci siano in Parlamento proposte per ridurre i punti di gioco, limitare gli orari delle sale, limitare le slot negli esercizi pubblici e una norma per non esporle a vista.

La valutazione sulla Relazione è positiva ma manca nella volontà del Governo un’azione che punti alla riduzione del gioco lecito. Lo Stato prederà introiti erariali ma ne guadagneranno gli italiani”.

 

L’on. Gaetano Piepoli (Democrazia solidale- Centro democratico) ha spiegato come questa relazione “mette tutti sotto tensione, rispetto ad un tema – quello della criminalità  – che ha capacità di radicamento incontrollabile. Non si tratta di fare leggi o aumentare il controllo e la prevenzione, ma occorre pensare ad una specifica governance che guidi in maniera unitaria l’azione dello Stato nei confronti di queste dinamiche.

 

Giovanni Monchiero (Civici e Innovatori)  ha invece ricordato come il Parlamento debba occuparsi del problema della ludopatia e della diffusione di giochi molto accattivanti, ma pericolosi per il giocatore.

 

Anche l’On. Rosanna Scopelliti (NCD- Area Popolare) è intervenuta nel dialogo sulla  relazione della Commissione Parlamentare Antimafia riguardo le infiltrazioni criminali nel gioco

“E’ indubbio – ha detto – che le mafie vedano nel gioco d’azzardo un affare estremamente redditizio, ad una sempre maggiore offerta di gioco lecito da parte dello stato, non concorda una diminuzione del gioco illecito. Questo a causa dell’abilità delle mafia di colpire le falle del sistema e dalla grande possibilità di offerta del gioco. L’interesse delle mafie sul settore è derivante dalle grandi possibilità di guadagno, non diverso da quello delle sostanze stupefacenti, ma il rischio per l’azzardo è minore”.

“Sull’online in particolare i rischi sono enormi i rischi di infiltrazione e le possibilità di clonare le carte di credito- ha proseguito la Scopelliti- Ben vengano le osservazioni della Commissione. Serve un sistema bene coordinato e un monitoraggio delle tecnologie. Occorre una strategia globale di contrasto e analisi. Bisogna al più presto procedere ad una maggiore condivisione di dati tra magistrature, ma anche semplicemente parlare del problema e non lasciare sole le vittime. Annuncio il voto favorevole di Area Popolare e auspico un riordino del settore”.

“Per comprendere le mafie oggi bisogna seguire i soldi- ha continuato l’On. Claudio Fava (SEL) Le mafie riciclano utilizzando sale bingo, con le scommesse sportive e acquistando i biglietti delle lotterie. Abbiamo bisogno di requisiti più efficaci nei bandi pubblici , aumentare la capacità di rintracciare i contatti criminali con l’estero e occorre adeguare le sanzioni penali. SEL appoggia con convinzione la risoluzione Binetti”.

 

 

In accordo con le proposte della Relazione anche Forza Italia per la quale è intervenuta l’On. Stefania Prestigiacomo. “La Commissione- ha commentato- non è la sede principale per trattare un tema così importante come l’azzardo. Quindi la commissione giustamente si è concentrata solo sull’aspetto delle infiltrazioni mafiose. Quello che emerge è un quadro preoccupante. Nella relazione ci sono proposte secondo me molto utili che bisognerebbe utilizzare come proposte di legge. Servirebbe anche un equilibrio tra la possibilità di controllo dello Stato e i punti gioco cercando di scongiurarne la ‘polverizzazione’. La relazione è un  lavoro importante pienamente condivisibile da parte del gruppo di Forza Italia”.

 

 

“Il tema del gioco d’azzardo e le conseguenze della ludopatia stanno molto a cuore a noi socialisti,- ha dichiarato Pia Elda Locatelli  del PSI–  tant’è che in questa legislatura abbiamo presentato una proposta di legge al Senato ed un ordine del giorno alla Camera. In entrambe le iniziative evidenziavamo i rischi che la legalizzazione avrebbe comportato, attraverso l’aumento delle sale giochi, delle videolottery, della continua e incessante pubblicità che invita a giocare e a scommettere. Basti pensare – ho i dati del 2012 – che la spesa degli italiani è stata di circa 85 miliardi di euro, 1.700 euro l’anno a persona. a fronte di un gettito erariale di 8 miliardi (un rapporto di 1 a 10). Se si pensa che nel 2000 la spesa era poco più di 14 miliardi, il fatturato risulta quintuplicato. Questi dati non tengono, poi, conto della rilevante quota del sommerso, che in alcune regioni sfiora il 50 per cento.

Oggi, però, il tema sono le infiltrazioni mafiose: un ulteriore grave rischio. Ringraziamo la Commissione antimafia per il lavoro svolto e per la relazione presentata dalla presidente Bindi, i cui contenuti, purtroppo, erano facilmente prevedibili. Che il gioco d’azzardo, legale e non, sia terreno di facili infiltrazioni da parte delle associazioni mafiose, per la facilità di enormi guadagni, per l’impossibilità di effettuare continui controlli, per l’opportunità di riciclare denaro sporco, per la scarsità e la lievità delle pene, è cosa che tutti sanno. Il rimedio che ci viene quasi naturale suggerire è una repentina marcia indietro, ma sappiamo che difficilmente sarà accettato. Però, – ha concluso – pensiamo che sia possibile fare azione di contrasto attraverso l’inasprimento delle pene – lo chiediamo noi socialisti, da sempre garantisti e sempre contrari ad inasprire l’aspetto punitivo – o attraverso una maggiore trasparenza delle catene societarie che gestiscono in concessione il gioco, da estendere a tutta la filiera, e, infine, attraverso la previsione dell’obbligo di identificazione, introducendo la tessera del giocatore. Voteremo a favore della risoluzione Bindi, che condividiamo pienamente”.

 

“Come Conservatori e Riformisti – ha dichiarato l’on. Giovanni Chiarelli –  continuiamo a ritenere che quando si parla di prevenzione e contrasto del crimine, in qualunque forma si manifesti, sia necessaria, prima o poi, una riforma organica. Il rischio, però, è che, ancora una volta, si producano ulteriori norme non collegate tra loro e ad altre preesistenti e, magari, anche in contrasto con le stesse. Comunque, restando nell’ambito dell’analisi della relazione, è utile soffermarsi sulle proposte finali, le barriere all’ingresso.

Nel dettaglio, le indicazioni fornite dalla Commissione appaiono, a prima vista, viziate, in parte, da possibili profili di incompatibilità con norme più generali, in alcuni casi anche in contrasto con il dettato costituzionale. Per ciò che attiene la revisione dell’apparato sanzionatorio, va detto che vi è una tendenza a individuare nell’inasprimento delle sanzioni la soluzione di ogni problema. È un orientamento che, nei fatti, anche sulla base di tante norme e tante leggi prodotte da questo Parlamento, non appare essere, in realtà, la soluzione al problema. Il problema riguarda i tempi biblici della giustizia e la carenza, ormai strutturale, di risorse umane e di mezzi. Basti pensare che, alcuni giorni fa, si leggeva sui giornali che proprio alla procura di Taranto non è stato possibile scarcerare alcuni detenuti per mancanza dei braccialetti elettronici. Quindi hanno dovuto stare ancora in carcere per mesi solo perché non vi sono risorse e mezzi che consentano a un cittadino di guadagnare la libertà”.

 

 

“La dettagliata relazione della Commissione antimafia- ha dichiarato Giovanni Monchiero (CI)–  non può che trovarci pienamente concordi: effettivamente il settore del gioco è un settore dove si realizzano grandi profitti e quindi come tale è inevitabile che possa essere oggetto di tentativi, spesso riusciti, di infiltrazioni mafiose. Non solo: il gioco ha anche una facile funzioni di riciclaggio di denaro di provenienza oscura, per cui è più che giusto che il Parlamento si soffermi su queste tematiche.

Noi condividiamo anche l’impostazione della risoluzione che siamo chiamati ad approvare, risoluzione che intanto propone al Parlamento di porre alcuni rimedi all’inserimento, all’ingresso, del non lecito nel settore del gioco lecito: dalle barriere d’ingresso per i concessionari, alla revisione dell’apparato sanzionatorio penale ed amministrativo, al rafforzamento delle misure antiriciclaggio attraverso la tracciabilità anche delle vincite a politiche antimafia e al ruolo delle amministrazioni locali. Ma tutto questo però non deve farci dimenticare quello che è il problema fondamentale del gioco che è l’eccessiva diffusione, come ricordavano già alcuni colleghi intervenuti in precedenza. I dati della diffusione del gioco in Italia sono particolarmente rilevanti: l’Italia è il sesto Paese per perdita pro capite, cioè la differenza aritmetica fra le somme investite nel gioco e i guadagni che si ottengono colloca l’Italia al sesto posto, classifica particolarmente sfavorevole, con una perdita media pro capite di 400 euro all’anno circa, euro più, euro meno (anche perché queste somme non sono semplicissime da calcolare)”.

 

Camera. Approvata la risoluzione sulla Relazione dell’Antimafia sul gioco

 

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