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Mauro Croce (psicologo): “Con le ticket redemption si indottrinano i più piccoli al click facile e senza logica”

Di GAP ha riflettuto lo studioso Mauro Croce psiconalista, piscologo e criminologo italiano – nell’ambito del quarto ed ultimo appuntamento della rassegna cinematografica a sfondo sociale dal titolo “Cinemente indipendente”, nata su impulso degli psicoanalisti Vittorio

30 Maggio 2016

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Di GAP ha riflettuto lo studioso Mauro Croce psiconalista, piscologo e criminologo italiano – nell’ambito del quarto ed ultimo appuntamento della rassegna cinematografica a sfondo sociale dal titolo “Cinemente indipendente”, nata su impulso degli psicoanalisti Vittorio Grappone e Roberto Palermo, organizzata con il patrocinio della Camera di Commercio di Avellino e con la collaborazione del “Godot Art Bistrot” di Luca Caserta e del media partner “Radio Cometa Rossa”.

“Se prima il gioco d’azzardo era considerato una questione di nicchia che interessava perlopiù imprenditori e personaggi del mondo dello spettacolo oggi il fenomeno riguarda maggiormente le fasce sociali meno abbienti- ha dichiarato lo psicologo- il pericolo sta proprio nella conservazione di tale stereotipo, che produce una massa ancora incline a considerarsi estranea al problema del rischio patologico. Ma la logica del ‘ti piace vincere facile’ -ipocrita slogan delle lotterie di Stato ha scientemente permeato la nostra cultura condannandoci ad un drammatico circolo vizioso”.

“Del resto – ha proseguito Croce – la diffusione dell’azzardo è direttamente proporzionale alle condizioni socio-economiche di un Paese e, rispetto a queste, il gioco si inserisce silenziosamente come ulteriore forma di tassazione volontaria e non coatta. Ci troviamo dunque di fronte ad un nuovo modo di produzione del consumo di se.  Il prototipo è l’uomo indebitato ed asservito ad una società che ha trasformato il lavoro e l’economia in una spietata macchina del debito. Una macchina che ha promosso e veicolato nuovi strumenti di assuefazione al gioco, ormai avulsi dai vecchi luoghi di esercizio e diffusi a macchia d’olio nei bar, nei centri commerciali ed addirittura nelle case. A sfuggire, per questo, è la misura di quanto sia anormale riporre le proprie speranze nell’azzardo. Se qualcuno componesse un numero di telefono con prefisso americano, con l’intenzione di parlare direttamente con il presidente Obama, verrebbe certamente tacciato di pazzia – riflette Croce – La stessa cosa, però, non accade quando qualcuno si reca in una ricevitoria per tentare la sorte. Se considerassimo che gli abitanti degli Stati Uniti ammontano a circa 350 milioni, a fronte di una probabilità di vincita all’Enalotto pari ad 1 su 622milioni, ci renderemmo conto che la persona che avesse il folle intento di telefonare ad Obama avrebbe quasi il doppio delle possibilità di successo. Questo può darci chiaramente la misura di quanto il fenomeno sia stato metabolizzato dalla società, che oggi riconosce il gioco come un comportamento assolutamente normale”.

“Le strategie per addestrare i ragazzi al gambling – ha spiegato proseguendo sulle nuove tecniche di comunicazione- sono una realtà talmente invasiva che, nonostante in Italia il gioco d’azzardo sia vietato ai minori, tutte le ricerche in merito ci dicono che migliaia di giovanissimi rischiano quotidianamente di diventare inconsapevoli soggetti patologici adoperando i nuovi strumenti della comunicazione (smartphone, computer e tablet). Esempi allarmanti ci vengono forniti proprio dai videogame progettati per gli smartphone, che prevedono il continuo acquisto di funzioni finalizzate al mero avanzamento dei livelli di gioco, ed ancora dalle cosiddette ‘ticket redemption’, vere e proprie slot machine per bambini spesso collocate nei centri commerciali e nei luoghi dell’infanzia, attraverso cui si indottrinano i più piccoli al click facile e senza logica”.

Lo psicologo ha continuato con l’analisi dei costi sociali del gioco patologico.

“In primo luogo – ha spiegato Croce – li riscontriamo nelle famiglie dei giocatori. Come accade con ogni altra forma di dipendenza, chi ne paga le conseguenze non è solo l’individuo ma anche i suoi congiunti. Senza contare i costi (non solo economici) determinati dal frequente sconfinamento nel giro dell’usura (a tutto vantaggio della criminalità organizzata) e tutti i potenziali reati connessi al bisogno di dover sanare i propri debiti. Il gioco d’azzardo legale, insomma, aumenta l’illegale, e non esistono politiche statali che abbiano la volontà di analizzare, quantificare ed arginare questo tipo di fenomeno. Le ricerche– ha concluso Croce – hanno dimostrato che rispetto ai giocatori d’azzardo esistono due categorie di fondo: i ‘sensation seekers’ (i cosiddetti ‘cercatori di emozioni’) e gli ‘escapers’ (che nel rischio cercano una via di fuga dalla realtà). Entrambe le categorie condividono una magica quanto romantica emozione di fondo, quella della ‘sfida al destino’, insita nell’animo di ognuno di noi. Poche persone, del resto, sarebbero disposte a vendere ad uno sconosciuto un ‘gratta e vinci’ appena acquistato, seppur gli venisse offerta una somma di denaro di gran lunga superiore al valore dello stesso…”.

PressGiochi