26 Aprile 2024 - 20:50

Fioroni (Legautonomie) a PressGiochi: “L’azzardo ci permette di stare in Europa ma gli enti locali non torneranno indietro con le loro leggi”

“Quello del gioco è un problema enorme del nostro paese sottolineato anche dall’aumento della raccolta che nel 2015 è tornata a crescere dopo un paio di anni di limitazione. Con

16 Giugno 2016

Print Friendly, PDF & Email

“Quello del gioco è un problema enorme del nostro paese sottolineato anche dall’aumento della raccolta che nel 2015 è tornata a crescere dopo un paio di anni di limitazione. Con il 2015, il gioco supera gli 85 mld di raccolta e si colloca al terzo posto delle industrie italiane. Rappresenta un problema sapendo quali sono i rischi legati al gioco d’azzardo patologico e quali sono i rischi collegati al fatto che nonostante le difficoltà economiche collegate alla crisi il gioco d’azzardo non diminuisca, gli italiani si privano di altri beni ma non si privano di giocare pur sapendo che quando si gioca si perde”.

E’ quanto dichiara a PressGiochi Angela Fioroni, rappresentante della Lega delle Autonomie per la Lombardia  e presente questa mattina all’incontro promosso dal comune di Cinisello Balsamo dal titolo “Liberi dal gioco d’azzardo”.

 

“All’interno di questa situazione – continua Fioroni – abbiamo avuto nel 2015 la Delega sul gioco votata all’unanimità dal Parlamento che è stata fatta decadere senza far nulla; nella Stabilità 2016 poi si è intervenuti sulla materia prevedendo, tra le altre cose, che la localizzazione dell’offerta del gioco e delle sale dedicate sarebbe stata decisa in Conferenza Unificata da convocare entro il 30 aprile, ma entro quella data non è stata convocata e nella seduta della conferenza del 5 maggio scorso, durante la quale il Governo non ha presentato ancora una propria posizione, si è deciso di non discutere la materia e rinviare la questione ad una struttura tecnica.

 

Sicuramente – commenta la rappresentante di Legautonomie – il Governo nel gestire questa materia si trova in grande difficoltà per varie ragioni: una ragione è che essendo quella del gioco un’industria così potente, con un settore di questo tipo il Governo deve obbligatoriamente fare i conti. L’altro motivo sta nel fatto che le entrate derivanti da un’industria che fattura una bella porzione di Pil ci permettono anche di stare in Europa senza pagare lo scotto di non rispettare il patto debito pubblico/Pil, quindi il Governo si trova per forza a fare i conti con questa industria.

Dall’altra parte però sono evidenti i problemi sociali che questa industria porta con se: 15 regioni italiane che hanno approvato una legge regionale con limiti metrici delle sale giochi dai luoghi sensibili, abbiamo tantissimi comuni che hanno approvato regolamenti ed ordinanze per introdurre orari e regolare le distanze e la stessa Corte costituzionale che nel 2014 con la sentenza 220 ci dice che i comuni hanno ragione a normare il gioco per difendere i propri cittadini e la vivibilità del territorio, oltre ad una serie di sentenze del Consiglio di Stato favorevoli ai comuni.

In questo momento secondo me abbiamo uno Stato che da una parte deve difendere per forza questa industria mentre dall’altra parte gli enti locali cercano di difendere i cittadini: bisogna capire come se ne esce.

Non credo che regioni ed enti locali torneranno indietro sulle loro posizioni, forti delle pronunce della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato; il Governo dovrà fare i conti con l’industria e con la posizione degli enti locali.

La cosa che mi auguro e sulla quale spero molto è che non si lasci cadere l’opportunità della Conferenza Unificata così come si è lasciato cadere l’art. 14 della Delega fiscale.

Passaggio fondamentale potrebbe essere quello di eliminare l’offerta di apparecchi almeno negli esercizi pubblici”.

 

 

Non ritiene che potrebbe esser rischioso delegare il gioco esclusivamente nelle sale dedicate che permettono un’offerta anche più aggressiva dal punto di vista della diffusione del gioco patologico?

 

“Questo ragionamento – ci risponde Fioroni – è sicuramente vero ma noi quando parliamo con i giocatori patologico ci dicono che il loro problema principale è il gioco nei locali pubblici perché ovunque vanno sono tentati dalle macchinette mentre se devono andare in una sala dedicata devono prendere una decisione. Questa è la differenza.

Parto personalmente dal presupposto che il gioco non si può vietare perché anche se fa male ha a che fare con una libertà di scelta personale che va lasciata libera, tuttavia non possiamo mantenere un’offerta così forte come quella di oggi in Italia, siamo l’unico Paese in Europa ad avere un’offerta così alta nei locali pubblici.

Questa – di intervenire sugli esercizi pubblici – potrebbe essere una prima mossa utile poi ovviamente ci vuole una regolamentazione successiva sulle sale da gioco e su come deve funzionare l’offerta di vlt e altri prodotti”.

PressGiochi