18 Maggio 2024 - 07:48

Endrizzi (M5S): “Le mafie legate al gioco trovano qui in Parlamento persone pronte a favorirle”

“Contrastare l’azzardo illegale comporta misure per limitare tutto l’azzardo, perché sono strutturalmente legati: nascono e crescono insieme. La Commissione precisa di essersi limitata ad analizzare gli aspetti legati alla criminalità

25 Gennaio 2017

Print Friendly, PDF & Email

“Contrastare l’azzardo illegale comporta misure per limitare tutto l’azzardo, perché sono strutturalmente legati: nascono e crescono insieme. La Commissione precisa di essersi limitata ad analizzare gli aspetti legati alla criminalità organizzata e di non essersi spinta nello specifico ad orientare le norme di natura fiscale, sociale e sanitaria e il divieto sulla pubblicità solo per limiti di tempo, ma nella relazione compaiono passaggi illuminanti che fanno rientrare da un portone ciò che è stato lanciato fuori dalla finestra”.

Queste le parole del senatore Giovanni Endrizzi (M5S) durante la discussione del testo elaborato dalla Commissione Antimafia sulle infiltrazioni criminali nel gioco lecito e illecito.

 

“Cito testualmente – continua il parlamentare -: «Le mafie, evidentemente, vedono nel gioco un business altamente redditizio. Ciò sia perché esso consente il riciclaggio, ma anche in sé e per sé ed è effettivamente possibile che la crescita delle giocate legali sia andata di pari passo con l’incremento degli introiti dei boss, nonostante le due cose possano sembrare, a prima vista, tra loro in contrasto. Infatti, data una certa “domanda di gioco” totale, se una quantità sempre maggiore di questa spesa va ai prodotti legali, le giocate illegali, e all’interno di queste quelle gestite dai mafiosi, dovrebbero corrispondentemente diminuire. Finora presumibilmente non è stato così (…)». Qualche “fariseo” sosteneva che il proibizionismo incentiva le mafie e il gioco illegale e così si è liberalizzato un settore in maniera enorme. La relazione della Commissione d’inchiesta afferma il contrario e spiega perché: l’azzardo legale recluta nuovi clienti che passano poi ai circuiti illegali per il semplice fatto che, non pagando tasse, possono quantomeno promettere margini migliori, e ci sono poi pronti gli strozzini che fanno immediatamente credito perché sanno come recuperarlo.

 

In un sistema così concepito, le pubblicità non sono elemento marginale o estraneo, sono strategiche al reclutamento, dunque funzionali direttamente o indirettamente anche al sistema mafioso perché, lo dice la relazione, le mafie sono già dentro l’azzardo legale. L’azzardo legale si può considerare, nel migliore dei casi, come una massa entro la quale si mimetizza il settore illegale.

 

Ma non basta: riporta ancora la relazione che nel periodo dal 1989 al 1992 vigeva la concezione del gioco d’azzardo come un disvalore etico. Dal 1992, con la crisi valutaria, l’azzardo si avvia ad essere considerato come un’importante leva fiscale, una fonte notevole di entrate tributarie. Pecunia non olet; Governi e maggioranze di destra e sinistra non hanno sentito l’odore di quello che facevano.

 

A partire dal 2003, il decisore pubblico cambia ulteriormente obiettivo; cambio di passo: non basta più incrementare le entrate fiscali, ma si pongono le basi per organizzare l’azzardo come vera e propria industria di massa, creando l’Agenzia delle dogane e dei monopoli dotata di poteri di gestione, regolazione, programmazione e strategia di mercato. Tuttavia, l’Agenzia occupa anche il potere legislativo nel momento in cui la bozza del decreto legislativo attribuita al Governo Renzi proveniva – così scopriamo – dal computer del direttore Italo Volpe. Questa industria di massa è stata pianificata da una politica troppo spesso legata agli interessi delle multinazionali, e troppo spesso si sono rilevati intrecci anche con ambienti malavitosi.

 

Anni fa portai in quest’Aula la denuncia, avviata da Libera e rilanciata da Conagga, dei rapporti tra politica, lobby e malavita organizzata. Riportai il caso di Amedeo Laboccetta, già manager dì una multinazionale dell’azzardo, che finanziò la sua campagna elettorale; il titolare di quella multinazionale era figlio di un noto boss, ma rivendicava di non avere legami con il padre. Ebbene, Francesco Corallo e Amedeo Laboccetta sono stati arrestati per riciclaggio nel settore delle videolotterie. Ora la giustizia farà il suo corso, e vedremo come si concluderanno i processi. Ma è più di un timore che le mafie abbiano potuto trovare qui dentro, in queste Aule, persone pronte a predisporre il brodo di coltura in cui svilupparsi. E persone disposte a credere in modo acritico, perché non si è voluto nemmeno vedere il rischio: nessun principio di precauzione per le stime catastrofiche portate all’attenzione delle nostre Aule dal Dipartimento per le politiche antidroga, che già nella relazione 2012 stimava nell’1 per cento i malati di azzardo, ma ammoniva sul rischio che dopo l’impennata del 30 per cento della raccolta in un solo anno e l’esplosione della pubblicità, il dato rischiava di dover essere moltiplicato per 7-10 volte.

 

Nessun principio di precauzione è stato adottato quando le ricerche di Simone Feder denunciavano una diffusione allarmante dell’azzardo tra i minori in Lombardia; nessun principio di precauzione quando un anno e mezzo fa Nomisma confermava quei dati a livello nazionale. Ieri, Nomisma li ha nuovamente ribaditi: un ragazzo su due nell’ultimo anno ha tentato la fortuna con il gioco d’azzardo e qualcuno ha ancora il coraggio di enfatizzare un lieve calo del dato. Ci vuole una pervicace fantasia per vedere mezzo pieno un bicchiere quando dentro c’è una goccia, in un mare di devastazione. Qui si va oltre: abbiamo persone che riescono a vedere l’uovo dentro un pelo. È di questa sottovalutazione che ci preoccupiamo; di chi ancora vota sanatorie alle lobby, emendamenti a tutela del settore e che stronca sindaci e Regioni “no slot” e le omissioni sulle misure davvero necessarie.

 

Anche in questa proposta di risoluzione siamo perplessi per la perdurante assenza di impegni che daremmo per scontati. Da anni denunciamo il fatto che in una sala di videolotteria si possono inserire somme ingenti e poi ritirarle facendole figurare come vincite a scopo di riciclaggio. La mozione del Movimento 5 Stelle per bloccare l’uso delle banconote da 500 euro è stata respinta. In Commissione affari sociali da anni è insabbiata la legge per il contrasto all’azzardopatia che prevede l’obbligo di utilizzare la tessera sanitaria rilasciata dallo Stato. In questa proposta di risoluzione dite che l’idea è interessante e va valutata. Ma valutare cosa? È già stata valutata da una Commissione, dopo audizioni ed analisi, e votata all’unanimità; eppure è insabbiata!

 

Al posto di una tessera sanitaria rilasciata dallo Stato, si propone di istituire un ticket emesso dal gestore? Dopo che sappiamo che molte sale sono in mano alle mafie? Dopo che nella relazione si scrive chiaramente che bisogna estendere la responsabilità ai concessionari che non fanno nulla per controllare la loro filiera? Ma allora che ce ne facciamo dei concessionari? Si mangiano centinaia di milioni l’anno per garantire che cosa? Solo una rete commerciale che rastrella clienti.

 

I cittadini sono più avanti: su Lex Iscritti, il nostro portale interattivo, un cittadino ha proposto di rendere totale la tracciabilità dei flussi eliminando il contante: chi vuole azzardare richiede una tessera personale, con foto, microchip e la possibilità di impostare un tetto di spesa: così i flussi sono tracciabili, si vieta l’accesso ai minorenni, si frena l’impoverimento delle famiglie, che va a danno delle imprese sane, di commercianti, di artigiani, di piccole imprese che vedono i consumi volatilizzati in questo spreco di felicità e di risorse. I cittadini allora sono più avanti e quando i cittadini sono più avanti della classe politica, io mi preoccupo.

 

Bene nella relazione e bene anche nella risoluzione le misure che introducono barriere di ingresso ai soggetti economici nell’azzardo, ma è necessario avere i dati sulla composizione azionaria delle società e sui fondi d’investimento che ne controllano quote.

 

Bene l’inasprimento delle pene, ma nulla si dice sulla necessità di sviluppare la capacità di indagine. Oggi ci sentiamo dire che se i sindaci introducono limiti nel settore incentivano il settore illegale, ma se qualcuno vuol dire che non siamo in grado di individuare un totem in un locale pubblico, se non si riesce ad organizzare una rete di controllo efficace, allora lo Stato si è arreso.

 

Forse il divieto totale di machine gambling sarebbe di grande aiuto, perché se vedo una macchinetta dove è vietato, non ho bisogno di verificare: so già che è illegale.

 

E poi – conclude Endrizzi – non ci piace l’ipocrisia dialettica di sostenere che limitare l’autonomia dei sindaci e delle Regioni “noslot” garantisca maggiore sicurezza: questo non si può sentire! È un modo per imporre un bavaglio. Se si vuole omogeneità, basta prendere la legge regionale più restrittiva e protettiva e renderla nazionale. Non è un caso che ad opporsi alle intese al ribasso siano le Regioni che hanno leggi più protettive per i cittadini. Il rischio è che domani, questo testo venga usato per intervenire dove fa comodo a pochi e si trascurino i bisogni urgenti del Paese. Chi ha esposto i nostri figli a questa malattia deve saperlo: ora l’antibiotico va assunto fino in fondo, altrimenti si rafforzano i batteri”.

 

 

PressGiochi