28 Aprile 2024 - 20:37

Distanziometro: la Corte di Giustizia europea dovrà giudicare la legittimità delle distanze imposte al settore giochi

Siamo in Spagna, precisamente a Valencia. Qui il Tribunale superiore ha rinviato alla Corte di Giustizia europea il distanziometro imposto dalla Comunità autonoma e fissato a 850 metri tra sale

02 Ottobre 2023

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Siamo in Spagna, precisamente a Valencia. Qui il Tribunale superiore ha rinviato alla Corte di Giustizia europea il distanziometro imposto dalla Comunità autonoma e fissato a 850 metri tra sale giochi e scuole perché teme che non sia coerente con i principi del Trattato dell’Ue e che finisca per discriminare le attività private, visto che l’offerta di giochi sotto il controllo statale non è obbligata al rispetto di questi parametri. Una decisione, quella della CGUE, che potrebbe far scuola anche per la giurisprudenza italiana.

Il caso – La distanza minima di 500 metri tra le sale da gioco e di 850 metri tra queste e le scuole imposta dal governo regionale è al centro del contenuto dell’ordinanza di 28 pagine che la Corte Superiore di Giustizia della Comunità Valenciana (TSJCV) ha chiesto di inviare a Lussemburgo per cercare di fare luce sulla conformità del decreto autonomo che ha elaborato la regolamentazione sul gioco nel 2021 con il diritto comunitario riguardo ai principi di proporzionalità e libertà di impresa.

La Quarta Sezione del tribunale (TSJCV) ha deciso di sottoporre alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) una pronuncia pregiudiziale sulla compatibilità delle restrizioni sulla distanza imposte alle Sale da Gioco dal decreto valenciano con la normativa europea.

L’ordinanza, datata 26 settembre, chiede se le restrizioni stabilite nel decreto 97/2021 del Consiglio siano coerenti con i principi della libertà di impresa e di stabilimento, nonché con la libera prestazione dei servizi, stabiliti negli articoli 26, 49 e 56 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.

Nello specifico, i magistrati mettono in discussione le distanze minime di 500 metri tra le sale gioco e di 850 metri tra queste e i centri educativi stabilite nel decreto regionale, rispetto ad altre misure meno restrittive, come il divieto di accesso per i minori, che potrebbero essere altrettanto efficaci per la tutela dei consumatori e dei minori.

Il provvedimento è stato sospeso fin quando non si pronuncerà la Corte di Giustizia dell’Unione Europea sui quattro ricorsi presentati da associazioni imprenditoriali del settore dei giochi.

Non solo, il tribunale mette in dubbio le restrizioni che impongono il distanziamento dei locali non solo perché le ritiene sproporzionate, ma anche perché sospetta una possibile “discriminazione” visto che “sono previste solo per le sale da gioco private” ma non per quelle che sono considerate esercizi pubblici (Lotterie di Stato, Concorsi e scommesse sportive, ONCE…), che sono anch’esse esentate dalle limitazioni in materia di pubblicità e controlli di accesso a cui sono soggetti i primi”.

La sentenza della Corte, emessa martedì scorso, sostiene che la questione potrebbe entrare in conflitto con la normativa europea in materia di distorsione della concorrenza, “tendente al monopolio statale dei giochi, promuovendo vantaggi ingiustificati per il settore pubblico, che riporta ingenti reddito per lo Stato a scapito della libertà del mercato, causando perdite che complicano la sussistenza delle imprese private in questo settore di servizi dell’economia, e danneggiano un’unità di mercato con pari condizioni nel trattamento degli agenti. In questo senso, l’ordinanza del TSJ richiama la giurisprudenza europea e cita specificamente una risoluzione della CGUE in un caso italiano che stabiliva che “nella misura in cui le autorità di uno Stato membro inducono e incitano i consumatori a partecipare a lotterie, giochi d’azzardo e altri giochi di scommesse affinché l’Erario pubblico ottenga vantaggi economici, non sono legittimati ad invocare come ragione di ordine pubblico sociale la necessità di ridurre le opportunità di gioco (…)».

La Corte Suprema di Valencia ricorda anche le precedenti norme che imponevano il mantenimento delle distanze dai locali, annullate dai tribunali perché non sufficientemente motivate. Nel suo ricorso, l’Anesar-CV ha chiesto l’annullamento di sei articoli del regolamento valenciano del gioco relativi alla controversia sulla distanza.

La pronuncia pregiudiziale sottoposta alla CGUE sarà essenziale affinché il TSJCV si pronunci sulla legittimità della normativa valenciana rispetto ai principi e alle norme dell’Unione Europea.

 

PressGiochi

Fonte immagine: CORTE DI GIUSTIZIA DELL' UNIONE EUROPEA CJEU CURIA