20 Maggio 2024 - 05:37

Bruni (Economista): “Nella lotta contro il gioco d’azzardo la Chiesa fa già molto, ma deve fare di più”

Sicilia. Conclusa l’operazione “Gioco Sporco”, blitz dei finanzieri in sale giochi e sale commesse abusive Il professor Luigino Bruni, docente di Economia politica alla Lumsa e teorico, tra l’altro, dell’Economia

01 Giugno 2017

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Sicilia. Conclusa l’operazione “Gioco Sporco”, blitz dei finanzieri in sale giochi e sale commesse abusive

Il professor Luigino Bruni, docente di Economia politica alla Lumsa e teorico, tra l’altro, dell’Economia di comunione, nata in seno al movimento dei Focolari è da anni impegnato nella campagna di sensibilizzazione sull’azzardo.

 

 

“Nella lotta contro il gioco d’azzardo la Chiesa fa già molto, ma deve fare di più- ha commentato in un’intervista a Famiglia Cristiana.it- Il fenomeno dell’azzardo ha proporzioni enormi. Un anziano su tre gioca regolarmente; tante persone (anche fra coloro che frequentano le parrocchie) regalano ai nipoti i Gratta-e-vinci, senza rendersi conto del rischio di creare dipendenza. Sono quindi convinto che sia ormai tempo che i parroci parlino della questione anche a Messa, nelle omelie. Dal momento che la politica non vuole impegnarsi (il Parlamento è ostaggio delle lobby) e le imprese non rinunceranno facilmente ai loro profitti, l’unica possibilità di cambiamento è riposta nei cittadini e in chi sta dalla loro parte, come la Chiesa”.

 

 

“Mi impegno sull’azzardo fondamentalmente perché sono un cittadino- ha proseguito Bruni- attento a quanto accade intorno a me. Poi perché l’azzardo (che non è un gioco!) è una delle più grandi industrie del nostro Paese, visto che vale circa 90 miliardi di euro di fatturato l’anno. Infine perché si tratta di un esperimento perfetto di economia legale incivile e illecita. Guardiamo a quanto accaduto in pochi anni. Diverse aziende si sono convertite alla gestione del gioco d’azzardo (la De Agostini, ad esempio, ha fatto nascere Lottomatica, oggi la prima realtà del settore, finanziata anche da varie banche). Si calcola che il 25% degli imprenditori under 35 lavori nel settore dell’azzardo, dove si fanno facilmente soldi. Negli anni della crisi abbiamo assistito alla chiusura di una quantità impressionante di piccoli artigiani (panetterie, mercerie…), mentre, in parallelo, sono state aperte molte sale Bingo.  Questo fenomeno è in linea con la tendenza comune a tanti imprenditori che sono diventati speculatori, affittando o vendendo aziende a fondi di investimento dediti alla speculazione sui mercati internazionali. L’azzardo è la punta di iceberg: “sotto” c’è un universo culturale, formato da persone che subiscono il fascino perverso di arricchirsi lavorando il meno possibile, la ragione della crisi in cui siamo immersi”.

 

 

“Se ogni anno decine di miliardi finiscono nella spesa per l’azzardo significa che vengono sottratti ad altri tipi di spesa- ha concluso Bruni- Ciò riduce fatalmente il profitto delle industrie sane, con tutti gli effetti che questo comporta in termini di posti di lavoro (non dimentichiamo che, al contrario, l’indotto prodotto dall’azzardo è ridottissimo). Fossero investiti altrove, quei soldi darebbero gettito allo Stato sotto forma sia di Irpef, sia di Iva. A questo aggiungiamo i costi sociali, cui tocca porre rimedio spendendo soldi pubblici. Il meno che si possa dire è che il governo si dimostra miope: non solo distrugge il tessuto civile, ma fa anche meno soldi di quelli che potrebbe fare”.

PressGiochi