17 Maggio 2024 - 12:11

Asteriti. Il “vero” premio del gioco d’azzardo

“Sono sempre stato convinto che un premio di valore pari alla giocata non possa essere considerato un vero premio- commenta- almeno non nel contesto di un gioco d’azzardo che, ai

30 Giugno 2016

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“Sono sempre stato convinto che un premio di valore pari alla giocata non possa essere considerato un vero premio- commenta- almeno non nel contesto di un gioco d’azzardo che, ai sensi dell’articolo 721 del codice penale, è caratterizzato proprio dal fine di lucro. Insomma nei giochi d’azzardo si gioca per vincere, accettando il rischio di perdere. Ma un premio, una volta conseguito, dovrebbe necessariamente avere un qualche effetto positivo sul patrimonio del giocatore che se lo aggiudichi, incrementandolo, anche di poco, ma comunque accrescendolo. Nel decreto che contiene la disciplina delle scommesse a quota fissa su eventi simulati, secondo i monopoli la “quota”, cioè “il numero intero che moltiplicato per la posta di gioco, determina l’importo da restituire allo scommettitore in caso di vincita” “non può essere inferiore o uguale all’unità.” Insomma, nelle scommesse, al giocatore che gioca un euro e vince, non può essere restituito il suo euro o addirittura una somma minore. Fino al 2004 era così anche nei g&v. Nelle lotteria istantanea “Animali Portafortuna” e “Lo Zodiaco”, entrambe indette a giugno del 2003, il biglietto costava 1,50 euro e il premio minimo ammontava a 2 euro. Nella lotteria “Uno Due Tris” del 2004, il prezzo del biglietto era di un euro, mentre il premio minimo valeva a 2 euro, mentre nel g&v “Batti il Banco” il biglietto costava 2 euro, e il premio più basso ne vinceva 3”.

 

“In alcune lotterie istantanee- prosegue- addirittura, il decreto istitutivo preveda, oltre ai premi, un  certo numero di biglietti omaggio che consentivano la ripetizione della giocata, ricomprendendo il  loro numero non tra i premi,  ma tra i biglietti distribuiti. La cosa può sembrare irrilevante,  ma in realtà non lo è. Vincendo un  milione di premi minimi a “Uno Due Tris”, il giocatore si sarebbe trovato in tasca due milioni, avendo speso per l’acquisto dei biglietti solo un milione. Il suo patrimonio, a seguito delle vincite dei premi minimi, sarebbe aumentato di un milione di euro”.

 

“Oggi- continua Asteriti- se un giocatore vince un milione di premi minimi a una qualsiasi delle lotterie istantanee attive, si trova in tasca esattamente la somma spesa per l’acquisto dei biglietti., con una operazione a “saldo zero”, ovviamente solo per lui, i monopoli, infatti, sulla vendita di quel milione di biglietti , con premi che non vincono niente, così come di tutti gli altri incassano comunque una percentuale. Con un apposito provvedimento del 2004 sono stati eliminati i biglietti omaggio e ridotto l’importo dei premi minimi, rendendolo uguale al costo del tagliando”.

 

“Attualmente-conclude- lotterie istantanee in cui il premio minimo sia di importo maggiore del prezzo del biglietto non ce ne sono più, mentre il premio pari al biglietto è stato introdotto anche nei giochi numerici a totalizzatore nazionale, come il win for life, in  cui non  dovrebbe esserci, perché l’entità del premio non dovrebbe essere predeterminata, ma risultare dalla divisione del montepremi di categoria per il numero di vincitori,Ma un premio pari alla giocata risulta uno stimolo invincibile a ripetere la giocata, a cui i monopoli non intendono rinunciare”.

 

PressGiochi