08 Maggio 2024 - 00:49

Bologna. Pucci (Astro): “Solo Sistema Gioco Italia può ospitare e salvaguardare la vera essenza industriale del gioco lecito”

Zeman: “Scommesse? Sono favorevole, ma il problema si presenta quando vengono usate per combinare l’esito di una partita”   Pubblichiamo l’intervento integrale del Presidente As.tro, Avv. Massimiliano Pucci, al Consiglio direttivo dell’associazione

25 Maggio 2017

Print Friendly, PDF & Email

Zeman: “Scommesse? Sono favorevole, ma il problema si presenta quando vengono usate per combinare l’esito di una partita”

 

Pubblichiamo l’intervento integrale del Presidente As.tro, Avv. Massimiliano Pucci, al Consiglio direttivo dell’associazione di ieri a Bologna.

“Carissimi Consiglieri- ha commentato-  gli operatori del gioco lecito vengono da 3 anni “orribili”, caratterizzati da un susseguirsi di eventi a potenzialità distruttiva, quali

– il prelievo forzato dei 500 milioni,

– il + 4,5 – 4, che ha ridotto la marginalità e imposto investimenti gravosi.

– l’attuale nuovo inasprimento PREU, manifestamente insostenibile se non attenuato,

a cui si  aggiungono provvedimenti delicatissimi, quale

– il “numero chiuso delle AWP”, che ha limitato concorrenza e libertà di posizionamento dei congegni,

– la riduzione forzata del numero complessivo delle AWP, ancora oggi sottoposta a un “ventaglio” di ipotesi sui rispettivi criteri (peccato che sino ad oggi, tra queste ipotesi, non sia ancora spuntata quella che si affermerebbe in un Paese Normale, dove chi paga tutto viene premiato, o quanto meno tutelato, rispetto a chi si comporta diversamente).

– La AWP REMOTE, salutata da AS.TRO come opportunità ed evoluzione opportuna se concepita nell’ottica della sicurezza, ancora oggi temuta, invece, se strumentalizzata per eliminare l’attuale gestore e l’attuale produttore.

A ciò si sono aggiunti i territori, nel loro susseguirsi di leggi regionali, regolamenti comunali, ordinanze sindacali, ottime per far fallire le attività lecite e far rientrare l’illegalità che si era riusciti a marginalizzare, ma ovviamente inidonee a far calare di un solo euro la spesa complessiva di gioco e quindi i problemi dei territori stessi.

In una situazione del genere qualsiasi rappresentanza sarebbe scomparsa, schiacciata dal peso di fenomeni “immuni” al confronto classico tra parti sociali, o peggio, si sarebbe trasformata in megafono di protesta e lamento, privo di ogni obiettivo strategico e di ogni potenzialità di ausilio per accompagnare gli operatori verso i percorsi evolutivi più convenienti e sensati.

Noi, invece, abbiamo affrontato queste realtà con attività quotidiane, che a volte sono diventate frenetiche, creandosi un posizionamento e uno standing evoluto, grazie al lavoro impagabile di tutti voi.

A mero titolo principale cito, come esempio di sacrificio e di dedizione, e quindi di tempo e risorse sottratte all’azienda e all’attività professionale e devolute al bene di tutti noi:

– il nostro attivismo nella richiesta di riduzione dell’offerta di gioco, che da sempre caratterizza le sintesi dei nostri direttivi e dei nostri documenti, con assunzione di responsabilità e oneri ben precisi riguardanti le awp,

– il nostro impegno profuso nei territori, attraverso gli oltre 100 incontri istituzionali localmente sostenuti nel solo ultimo anno, sempre assistiti dai memoriali AS.TRO,

– gli investimenti sostenuti per la formazione dei preposti di sala, attraverso una didattica che ha raggiunto più di 2700 addetti in Emilia Romagna, e complessivamente più di 3.000 persone in tutto il Paese, ma soprattutto attraverso un “progetto formativo” a cui i gestori AS.TRO hanno creduto per primi, e che per primi hanno voluto per le loro sale.

Oggi però la realtà si è ulteriormente complicata.

– Non è solo la “politica locale” a non apprezzare il gioco lecito; alla domanda “vuoi abolire il gioco”, rispondono positivamente il 98% degli intervistati, a testimonianza del fatto che c’è ancora da lavorare per trasformarci in reali imprenditori di “prossimità”, in economie “percepite oltre che conosciute” dalle città e dalle cittadinanze, ovvero in realtà capaci di sovvertire la domanda del sondaggio “preferisci il gioco legale o l’IMU più alta del 1000 per cento?

– Oggi abbiamo anche il Governo, che, benché molto amico del gioco (che gli garantisce tanti miliardi di gettito), si propone di eliminare il gestore, o quantomeno tagliarlo dalla filiera.

Non voglio “commentare” la possibile genesi e neppure ricercare le eventuali motivazioni di questa “ossessione anti-gestore”, ma mi limito a definirla inaccettabile – irrazionale – incompatibile con un’azione di Governo mediamente assennata che dovrebbe conservare imprese e occupazione e non demolirle.

Spero di sbagliarmi, ma sembrerebbe che a questo Governo non piaccia né il “lavoro né occupazione” (vista la complessità e l’impegno che presupporrebbero per una azione politica di loro sostegno e di tutela); sembrerebbe che gli “piaccia molto”, invece, l’economia liquida della finanza e della carta (grazie ai suoi numeri semplici da scrivere e poco “impegnativi” in termini di correlazione con l’efficienza dell’azione politica).

Componente essenziale di questo Governo è la duplice ossessione dell’accorciamento della filiera del gioco lecito, e della concentrazione massiva degli attori “residui” all’accorciamento(leggasi non solo azzeramento dei gestori ma anche riduzione all’osso dei concessionari). Passi che ciò derivi da dinamiche di mercato (magari spietate e sbagliate ma pur sempre non dopate da norme protezionistiche), ma quando ciò diventa una mission governativa ci si chiede a quale razionalità istituzionale possa sottendere l’ulteriore elevazione della disoccupazione in uno Stato dove già 1 giovane su 2 è senza lavoro, dove il precariato nei rapporti avanza del 20 per cento al mese sui contratti stabilizzati, e dove la speranza di aumento della produzione industriale si scontra con la incessante moria di industrie.

L’ossessione si palesa nella c.d. (e ribadisco c.d. ) proposta di riordino di settore che in questi ultimi 18 mesi il Governo prospetta alla Conferenza Unificata, deputata per legge a trovare un’intesa sulla distribuzione terrestre di tutto il gioco lecito.

La proposta si infrange sistematicamente sugli scogli delle contraddizioni che la caratterizzano, ma soprattutto non supera il dilemma di come poter chiamare “riforma del gioco” un progetto di riduzione di solo un prodotto (l’AWP) che costituisce c.a. il 26%, dico il 26, del “monte di raccolta”. Alla domanda spontanea, “e sull’altro 74 che si fa ?” si sommano pertanto le tante forzature che emergono nel merito della proposta. Come si fa – infatti – a sostenere che:

– si dimezzano i punti gioco,

– si dimezza la “fonte” della ludopatia,

– si dimezza l’impatto territoriale delle offerte di gioco pubblico,

se a fronte dei 40 mila bar che si vuole interdire alle (sole) AWP:

– si lascia libero il numero delle sale dedicate che si possono ancora aprire, in aggiunta alle già aperte,

– si eleva di 10.000, rispetto agli attuali, il numero dei centri scommesse in grado di ospitare anche sale dedicate,

– si lascia inalterata la espansione delle reti distributive di lotterie ed estrazioni, sia cartacee che virtuali,

– si lascia inalterata la pubblicità (al netto dei proclami),

– si tollerano i grattini da 20 euro a tagliando con milioni di euro in palio, distribuiti assieme alle figurine dei pokemon.

– si tolgono 140.000 awp a moneta metallica da un euro, ma si spiana la strada a quelle VLT che si “vorrebbe” mettere in sicurezza abilitandole “solamente” alla banconota da 100 euro,

– si fa finta di non sapere che in migliaia di punti, magari già “de-slotizzati” dalle restrizioni locali, già si mettono le sedie per i pensionati ipnotizzati dalle estrazioni virtuali e istantanee con cadenza ogni 5 minuti.

Quanto al “prodotto VLT” si impone una precisazione. I gestori AS.TRO annoverano l’asset delle sale dedicate, ed è quindi doveroso trattare il fenomeno come una realtà economica già insediata, importante e tutelabile. Quel “gracchiare scomposto” che vorrebbe AS.TRO “succube” delle VLT e dei concessionari è pertanto miope, o, peggio, impreparato alla gestione di una logica di sistema (che presuppone la tutela del circuiti e non il rispettivo spezzettamento).

Ciò non toglie che il prodotto VLT sia un fenomeno che allarmi, proprio, ed in primis, chi le ha insediate sul territorio. Se perfino il Governo ha “pensato” di intervenire (benché solo con misure estetiche) sulle potenzialità operative di un terminale troppo aggressivo, collocato in ambienti troppo aggressivi (nei confronti dei territori, dei cittadini, dei giocatori), figuriamoci se AS.TRO si astiene dall’evidenziare l’improcrastinabilità di provvedimenti di “concreta messa in sicurezza” delle VLT e delle rispettive sale.

Tuttavia lo fa da “rappresentanza confindustriale” e quindi tramite proposte

– di sensibile innovazione tecnica-operativa dei congegni,

– di radicale rivisitazione del “modello” di sale (sia in termini di posizionamento che di allestimento, financo alle regole per l’interna conduzione),

– di sostanziale “moratoria” di ogni ulteriore ampliamento quantitativo.

QUESTO è equilibrio, QUESTO è un approccio industriale, QUESTA è tutela del lavoro e degli investimenti.

Questa è la situazione, e la sua complessità rende evidente come AS.TRO non possa avere la presunzione di affrontarla da sola.

Credo che solo la federazione confindustriale di Sistema Gioco Italia possa ospitare – comprendere – e, quindi, far propria, quell’istanza di modernità – razionalità – salvaguardia dell’essenza industriale vera, che il gioco lecito riesce esprimere.

S.G.I. è casa nostra, visto che l’abbiamo fondata, ma sicuramente c’è da costruire quel vero patto interno di filiera che sino ad oggi ha stentato ad imporsi come modello d’azione. Il vero patto di filiera presuppone. l’eguaglianza e la parità al suo interno, anche se fuori (nella realtà economica e imprenditoriale) gli attori sono ovviamente non eguali e non pari.

Federico Caffè chiamava questo fenomeno lo “scambio politico”, ovvero la salvaguardia di cui deve dotarsi un organismo complesso per conservare inclusività, (evitando che i componenti “più esposti” di esso finiscano per dover scegliere tra “mantenere una presenza masochistica” o “abbandonarlo”).

As.tro, pertanto, deve “veicolare” in S.G.I. due progetti, e lavorare per elevarli a priorità:

  1. Una vera riforma del gioco pubblico che rispecchi il dettato della legge n. 208/2016, e quindi una riforma di tutto il gioco lecito terrestre, orizzontalmente intesa e orientata ad una riduzione dell’offerta che non escluda nessun prodotto distribuibile a terra (scientificamente concepita su criteri, anche innovatori, sulle “caratteristiche/potenzialità di impoverimento” degli utenti consentiti alle offerte di gioco lecito).

Una riforma che non “faccia ricadere” il circuito industriale in una situazione simile all’attuale dopo poco tempo, solo perché maldestramente concepita per “salvare” qualche “mirata” capra e qualche “mirato” cavolo, a dispetto della sua pubblica mission.

  1. Il riconoscimento dell’operatore di gioco lecito che, “fa altro”, rispetto al concessionario di rete telematica (che peraltro in quanto tale dovrebbe solo essere un controllore dei flussi contabili).

Un operatore il cui ruolo non può più essere estraneo al diretto rapporto con la stazione appaltante del gioco pubblico, ovvero il M.E.F.

Se si tratti di sub-appalto, o di appalto di servizi accessori lo stabiliranno altri consessi, ma sicuramente deve sparire l’idea platonica del gestore “come operatore che il lavoro se lo inventa, a dispetto di un quadro normativo che non lo prevede ufficialmente come attore di filiera”,

Dai tanti investimenti strutturali che sono confluiti, da questa categoria all’interno del circuito, dalla tanta occupazione che viene garantita da una categoria che sa gestirsi la marginalità, deriva una ragionevole e sostenibile aspettativa di “emersione e riconoscimento giuridico” (di ciò che oggi si chiama ancora gestore, ma che in molti casi “solo” gestore non è più).

La ragione che eleva questi progetti a priorità è semplice: l’AWP ha già portato a compimento la sua traversata nel deserto, si è già purificata, ed ora tocca ad altri segmenti: RIDUZIONE DEL 30 PER CENTO DI PARCO MACCHINE, RIDUZIONE DEI PUNTI VENDITA, AUMENTO DEL PREU AD OLTRE IL 60% DI CASSETTO, e a breve una AWP munita di tutor e dispositivo per il controllo dell’età, rappresentano un DESERTO che, una volta attraversato, non si può accompagnare a null’altro di più: ora sulle AWP bisogna dire basta, perché non è di esse che si può continuare a incentrare il profilo del “problema da risolvere”.

La traversata non l’ha fatta solo “l’awp”, ma l’hanno fatta anche il gestori AS.TRO.

In primo luogo non si tratta di “cooperative di raccolta”, ovvero di organismi di mero lavoro per conto terzi.

L’operatore AS.TRO non fa “il servizio pulizia e raccolta” nelle awp, bensì:

– interviene sin dalla “progettazione e genesi” della stessa AWP, fornendo le specifiche di mercato,

– interviene nell’allestimento del punto di gioco, sfruttando l’anzianità di conoscenza del territorio e delle relative istituzioni locali,

– interviene nel finanziamento del “circuito” acquistando i beni strumentali e collaborando al generale impianto finanziario delle garanzie,

– presidia la legalità del gioco sul territorio,

– attualizza la cultura del gioco responsabile,

– garantisce che il residuo di gioco si trasformi in incasso di PREU,

– mantiene e ottimizza la sua marginalità di esercizio con un proprio know how aziendale (gestionale, finanziario, e di settore) che diventa valore aggiunto determinante, in presenza di un certo dimensionamento (di struttura e organizzazione).

E’ quindi arrivata l’ora di cambiare l’angolo di osservazione per mutare l’oggetto osservato.

Sicuramente il progetto “operatore AS.TRO” non è compiuto, ma le strade per agevolarlo sono chiare e perseguibili:

– Varo del contratto nazionale collettivo di lavoro per gli addetti di settore; ciò è fondamentale per creare sia il contenitore sindacale più appropriato per le nostre maestranze, sia per attivare le prerogative, sino ad ore rese inaccessibili, che si  abbinano alle strutture sindacali.

– Il connubio Astro/ punto di gioco: il gestore è legato da uno speciale rapporto con “l’esercizio” e non più pensabile non strutturare una sinergia industriale strategica con i punti vendita, ma anche una collaborazione con le rappresentanze dei pubblici esercizi. Qualificare il punto vendita è l’inizio di un corso nuovo che segnerà un solco con passato, e che dovrà far dimenticare l’icona televisiva del “barista che dismette le slot per non vedere i suoi clienti rovinati”. Qualificare il punto vendita significa introdurvi standard di sicurezza, professionalità gestionale e distributiva del prodotto gioco e preparazione anche “normativa” del personale. Questo è un fenomeno virtuoso, ben diverso dalla “truffa delle etichette” proposta da chi usa la “qualificazione” come strumento per inondare di nuovi mini-casinò le nostre città.

– La “RICERCA”.

A volte si invidiano i Paesi stranieri perché si trovano a lavorare con opportunità migliori delle nostre, ma spesso non ci accorgiamo che alcune di esse, addirittura quelle più importanti, sono alla nostra portata.

Pensiamo solo se il nostro settore avesse qualcosa che anche solo assomigliasse alla tedesca FRAUNHOFER, ovvero una rete di laboratori di ricerca applicata con un budjet da grande industria, in grado di “sfornare” non solo degli studi e delle soluzioni tecniche – gestionali – economiche e fiscali, ma anche le professionalità che spesso ci lamentiamo di non trovare in posizioni chiave.

AS.TRO ha il suo centro di ricerca, piccolo e povero, ma che – se si vuole – può diventare un organismo “centrale e quindi decisivo” per tutto il settore, ma soprattutto per gli operatori AS.TRO. Il nostro è un settore dove sono ancora  pochi quelli che credono alla “messa in comune” dei saperi per riceverne in cambio modelli di tutela e di sviluppo, e quindi dobbiamo sfruttare questa opportunità.

– Non mollare la presa sulle criticità contingenti che richiedono imminenti interventi.

o PREU: il 19% ci manda a casa. Gli emendamenti vanno monitorati, e ne va controllata sia la discussione interna alla Commissione, sia le prese di posizione governative sul relativo merito

o RIDUZIONE: ridurre significa togliere; se si toglie a tutti in modo equo e paritario, allora non è mortificante, ma se i criteri che saranno selezionati per attuarla penalizzeranno il gestore oltre a quanto già sarà costretto a fare (buttare una macchina comprata nel 2016 per il cambio pay out), allora bisognerà essere pronti alle giuste contro-mosse.

o AWP REMOTE: tutti noi sappiamo che non è la tecnologia sulla sicurezza a preoccuparci, né quella sui sistemi “tutor” per salvaguardare gli utenti e frenarli per qualche istante quanto iniziano a perdere troppo. Ciò che deve spaventare e deve farci tenere alta la guardia è la strumentalizzazione della tecnologia per il bieco fine di espellere il gestore della filiera. Con quale autorizzazione nascerà, con quale costo del titolo e con quali regole distributive e manutentive: sono questi i profili che spostano “il mazziere”, ovvero possono rendere la filiera più corta, oppure tenerla così com’è.

Queste sono le sfide che ci attendono, e che ci impongono di pensare ad AS.TRO come ad una realtà che si deve evolvere non meno sensibilmente delle strategie e delle dinamiche economiche che si propone di rappresentare.

Concludo con un ringraziamento ai consiglieri, ai quali vorrei manifestare l’importanza del loro apporto sia per AS.TRO che per “gli obiettivi” che AS.TRO si propone. Per non correre il rischio di essere frainteso, mi limiterò ad una espressioni sintetica:

se la filosofia del bozzone non è ancora passata,

se l’AWP R di oggi non è ancora concepita come una mini-VLT,

se esiste ancora una differenza tra il gestore che deve farsi comprare e quello che tende costantemente ad espandersi,

se gli incontri sui territori che AS.TRO conduce rivelano l’esistenza di una imprenditoria locale, e di una linea associativa che rispetta il territorio proponendogli di lavorare assieme,

il merito è di chi – sul campo ed in azienda – da il proprio meglio, e si preoccupa di farlo come consigliere AS.TRO.

A loro va il mio personale ringraziamento, per aver reso possibile affermare l’idea del “gestore AS.TRO”, dell’imprenditore “AS.TRO”, della realtà economica di prossimità garantita da un’azienda AS.TRO che sul territorio si propone di essere percepita come una fonte di lavoro, di utilità sociale, di presidio di legalità, di impegno civico e politico, ovvero l’esatto opposto di quello che “le trasmissioni TV raccontano”. La miglior smentita a certi servizi televisivi siamo noi stessi, e la nostra capacità di farci conoscere dai nostri concittadini e dalle nostre istituzioni locali, coinvolgendo in questa “missione di visibilità” le famiglie dei nostri dipendenti e dei nostri punti vendita”.

 

PressGiochi