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Crepet contro il Codacons: “Se c’è qualcuno che è a favore delle slot è lo Stato, non io”

Continua la polemica tra il Codacons e il noto psichiatra Paolo Crepet dopo che l’associazione ha chiesto “la radiazione dall’albo dei medici” per alcune affermazioni in una perizia. Lo psichiatra

29 Marzo 2017

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Continua la polemica tra il Codacons e il noto psichiatra Paolo Crepet dopo che l’associazione ha chiesto “la radiazione dall’albo dei medici” per alcune affermazioni in una perizia. Lo psichiatra intervistato da “IntelligoNews” ha spiegato le sue posizioni.

 

Questa l’intervista:

Come risponde al Codacons che ha chiesto la sua radiazione, dopo la polemica sorta in relazione alla perizia per Lottomatica?

”Iniziamo a fare chiarezza: Codacons dica sulla base di cosa chiede la radiazione. Perché se dice o scrive da qualche parte che io sono pro-slot mi fa solo un piacere perché il mio avvocato mi fa ricco. Sono anni che lavoro su questa cosa, non parliamo di improvvisazione. Ho lavorato con Confindustria, ho fatto audizioni con l’On. Binetti e al Senato con il sottosegretario Beretta che è colui che si occupa per il Governo di tutta questa storia: ho spiegato in maniera molto minuziosa quali sono i punti di vista e da parte di entrambi ho ricevuto complimenti. Tanto è vero che stamane Binetti si è detta, insieme ad altri, d’accordo con me. Il mio punto di vista su questa faccenda parte da un’esigenza fondamentale, visto che parliamo, lo dico chiaramente, di una patologia e non di una cultura: dovremmo sapere qualche numero riguardo a questa patologia. Se mi occupo di Aids, ad esempio, devo sapere quanti sieropositivi ci sono in questo Paese di modo da sapere se aumenta, diminuisce e così via. Stesso identico discorso deve valere per le cosiddette patologie da gioco compulsivo: e questo non c’è, manca, non esiste e chi dice che c’è afferma il falso; ciò che c’è, al massimo, sono ricerche molto locali, mentre io parlo di un dato nazionale che ci possa dire quanti maschi e quante femmine, quanti giovani, adulti o anziani. Questa si chiama serietà scientifica, a proposito del fatto che non sono un buon medico. Ma sono talmente un buon medico che sono anche un buon epidemiologo, e ho fatto anni di questo lavoro: non so di cosa si occupassero loro, ma io sono stato uno dei maggiori esperti dell’OMS, rappresentante italiano. Se qualcuno mi tira per la giacca, io devo, con molta serenità, puntualizzare. Avere un’idea chiara del panorama ci permette di sapere cosa fare e come farlo”.
Ci spieghi meglio.

”Se ad esempio dall’analisi venisse fuori che tutti i giocatori avessero tra i 18 e i 24 anni, e non è affatto così, avrebbero ragione quei comuni a dire ‘le sale lontane da scuole e università’; ma se venisse fuori invece che il gruppo più consistente dei giocatori fosse di mezza età, cosa c’entrerebbe la vicinanza con scuola o la Asl per gli anziani? Non parliamo di ricerchine epidemiologiche che non servono a nulla, ma di analizzare il problema per capirlo meglio ed esaminarlo non in maniera espressionistica, ma scientifica. Questo fatto mi ha portato ad incontrare tre anni fa il direttore generale dell’ISS e la dott.ssa Tempesta, che si occupa di queste dinamiche nell’ISS, per portare lì un progetto di ricerca nazionale. Tanto è vero che oggi esiste una ricerca in atto esattamente su questo. Poi con il Censis ho realizzato una ricerca analoga basata sui pazienti dei servizi di tossicodipendenza che ha avuto risultati presentati in Confindustria. Dopodiché ho fatto una serie di proposte: riduzione drastica del numero delle macchinette, lavoro sul software delle macchinette per fare sì che esse si spengano oltre una certa cifra giocata, così da inibire il cortocircuito che è all’origine del problema. Hanno pensato in Liguria di chiudere tutto, ma dopo essersi fatti due conti sul disastro che ne deriverebbe, non c’è più tutta questa certezza. Quindi se c’è qualcuno che è a favore delle slot e del gioco questo è lo Stato Italiano, e non Paolo Crepet, perché è lo Stato a permetterlo e a guadagnarci. E poi chiedo: c’è qualcuno, fra Codacons e movimenti politici che si occupa del ‘marginalissimo’ problema della pubblicità prima, durante e dopo i grandi avvenimenti sportivi? Davanti alla tv per Juventus-Barcellona, ad esempio, ci saranno milioni di spettatori e ovviamente andranno in onda una pioggia pubblicità sul gioco online immediato. C’è qualcuno che lotta contro questa cosa?”

Il prof. Meluzzi, in proposito, ci ha detto che secondo lui ”le radiazioni che sono espressione di un burocratismo totalitario lontanissimo dalla mia sensibilità”.

”Anche dalla mia, ovviamente. Tanto per cominciare la radiazione a me fa ridere, francamente: mi chiedo quanti siano stati radiati dall’Ordine dei Medici fra quelli che hanno collaborato con la mafia. Nessuno. Ma è giusto perchè stanno facendo il loro lavoro. O si può o non si può: e io posso dire la mia? Credo di si, perché non è basata su quello che ho imparato stamattina, io ho quaranta anni di laurea. Qualcosa so, anche perché di questi pazienti ne ho visti tanti quindi non si dica a me cosa fare, perché sono io a chiedere al Codacons cosa ha fatto, al di là di proclami generali. Chiedo al Sindaco di Bergamo, da dove è partita tutta questa polemica, di organizzare una bella serata, io sono disponibile: ci vediamo e parliamo. Non capisco il perché di prendere due righe da un documento di tante pagine. Stella crede di essere Ungaretti? Io mi ritengo più umile di lui, leggo e ascolto. Relativamente all’ostracismo della Rai, che viene chiesto da chi lancia queste accuse, sono stato stamane a parlare di cose molto importanti, come un padre che ammazza i figli con un martello o di un ragazzo massacrato con un tubo d’acciaio, e lo faccio da 25 anni: dunque se la Rai si vuole privare della mia esperienza faccia pure”.

Il problema dunque esiste? Ma c’è solo quello o altro va valutato? 

”Io non ho mai e poi mai pensato nemmeno nell’anticamera del cervello che il problema non sussista. E aggiungo una cosa, visto che si è fatto furbescamente riferimento ad una mia battuta sugli effetti del gioco: quando parlo del gioco non parlo delle slot, ma del ‘gioco’, laddove l’italiano ha un suo senso. Se suo nonno giocasse alla tombola non mi vergognerei se fosse suo nipote. E se ci sono due vecchiette che vogliono giocarsi qualche euro della loro pensione esisterà o no il libero arbitrio? Chi decide? Se un’anziana, consapevole di quel che fa, si va a comprare una pelliccia da tremila euro, che si fa la si denuncia? Al massimo le si dà qualche consiglio. È una roba crudele. Ho conosciuto delle signore che prendono il pullman tutte insieme e vanno a giocare al casinò in Slovenia e si divertono da matti: ma perché no? Devono stare a casa a vedere la televisione, e i soldi magari li gestiscono i nipoti che si vanno a fare l’afterhour. Non ho mai detto che la slot machine è socialità ma a volte il gioco è anche socialità, incontrare persone quando, in alcuni momenti della vita, sei solo. Io su questo non torno indietro, perché sono per le tombolate e le riffe ma non sono mai stato per i giocatori patologici. Non si può usare la mannaia e dire: o tutto o niente. Tutti quelli che giocano sono patologici? Ma non scherziamo! C’è anche chi si pone un piccolo budget e in quello rimane, altro è l’irresponsabilità e di quello la persona risponde. Potremmo anche parlare dello shopping compulsivo, no? È la stessa patologia, ma perché non ne parla nessuno? È pieno di persone che ne soffrono e non è che si va solo su grandi firme, ma anche su negozi in cui si spendono cento euro che non ci si possono permettere. Ovviamente non se ne parla perché dietro c’è un’industria a cui abbiamo accreditato un valore morale positivo. Siamo sicuri che da una parte ci sia il diavolo e dall’altra il paradiso?”.

 

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