29 Marzo 2024 - 10:36

Trento. Viola (Comm. Sanità): “Per sviluppare una cultura positiva del gioco occorre puntare su una corretta informazione e sensibilizzazione”

Inutile dirlo. In questi mesi le amministrazioni regionali hanno spinto l’acceleratore sull’approvazione di proposte di legge deputate alla prevenzione del gioco d’azzardo patologico includendo, nella maggior parte dei casi, limitazioni

24 Giugno 2015

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Inutile dirlo. In questi mesi le amministrazioni regionali hanno spinto l’acceleratore sull’approvazione di proposte di legge deputate alla prevenzione del gioco d’azzardo patologico includendo, nella maggior parte dei casi, limitazioni estremamente restrittive dell’offerta come i distanziometri o i limiti orari. Alcune Regioni lo hanno fatto all’interno di disegni di legge ad hoc, altre prevedendo queste norme nelle rispettive leggi di Bilancio.

Non possiamo negare che ad incentivare questa tendenza abbia influito in maniera importante l’approvazione, all’interno della legge di Stabilità per il 2015, di un fondo da 50 milioni di euro da destinare alla cura delle ‘ludopatie’, che ha fatto gola alle amministrazioni a secco di risorse. E mentre il governo – e i suoi rappresentanti – insistono nel voler affermare per la materia dei giochi la riserva statale, le leggi delle Regioni, e tutti i conseguenti regolamenti comunali, sono entrate in vigore indisturbate con il benestare del Consiglio dei Ministri che, dopo aver impugnato la norma madre nella lotta contro il Gap, ovvero la legge della provincia di Bolzano nel 2010, da allora ha desistito nel ritentare l’impresa con la scusa di rinviare il tutto all’approvazione di un riordinamento complessivo della materia.

 

Con questo non si vuole negare l’importanza e la necessità di affrontare un problema delicato come quello del gioco patologico. Tutt’altro. Ma lo si faccia in maniera coerente e decisa, una volta per tutte senza per questo distruggere un settore professionale che dell’offerta dell’intrattenimento fa il proprio business.

Occorre sviluppare una dimensione culturale del gioco che sappia far emergere nella cultura collettiva una visione del gaming come attività di svago e intrattenimento che porti beneficio nella vita delle persone e nella società, non diversamente.

 

Ad intervenire in questo senso, la provincia autonoma di Trento sta lavorando ad un provvedimento che mira in particolare alla promozione di una cultura della legalità che prevenga e curi le situazioni patologiche in un quadro di sistema dove tutti gli attori sono coinvolti: istituzioni, scuola, famiglie, sanità terzo settore, forze dell’ordine. Abbiamo così incontrato il vicepresidente della Commissione Sanità del consiglio provinciale di Trento, Walter Viola che ci ha parlato delle finalità della legge e dei modi nei quali si cercherà di intervenire per evitare che limiti al gioco si trasformino in agevolazioni per il mercato illegale.

 

Nonostante lo studio di Transcrime abbia evidenziato un basso rischio ludopatia in Trentino, e alla vigilia dell’approvazione della delega fiscale che annuncia di ‘bloccare’ le regolamentazioni locali in materia, perché la provincia di Trento ha sentito la necessità di una legge ad hoc sui giochi?

La prima proposta legislativa risale all’aprile 2013, ma visto il termine della legislatura non è stato possibile discutere il disegno di legge che è stato riproposto nel 2014 e di seguito unificato ad un altro disegno di legge depositato successivamente. Si è voluto recepire il c.d. Decreto Balduzzi, che aveva già varato una serie di misure contro la ludopatia, inserendo alcune specifiche iniziative che mirano a prevenire e contrastare l’insorgere delle dipendenze patologiche da gioco, oggi riconosciute come dipendenze anche dall’O.M.S.. Anche in Trentino i dati e soprattutto le cronache, dimostrano come il fenomeno della dipendenza da gioco si stia intensificando e non sia da sottovalutare, soprattutto ora che la crisi economica sul territorio mostra i suoi effetti più gravi. L’iniziativa legislativa nasce dall’osservazione di quando sta accadendo: casi di famiglie con dissesti finanziari a causa dell’eccessivo utilizzo di strumenti atti al gioco d’azzardo, richieste di aiuto di persone ormai dipendenti dal gioco, posizionamento di videoterminali in molti locali e forti iniziative da parte di esercenti che con coraggio (e rinunciando a considerevoli entrate economiche) hanno deciso di denunciare il fenomeno della ludopatia, togliendo le slot-machine dai locali.

 

Come riscontrato a Bolzano e in altre regioni, nei territori nei quali sono da anni in vigore distanziometri  e limiti orari, si è registrato di contro una maggior diffusione dei giochi illegali. Come si intende far fronte in provincia su questo rischio?

Innanzitutto va considerato che uno degli elementi cardine del ddl unificato approvato all’unanimità dalla Commissione competente è la promozione di una cultura della legalità che prevenga e curi le situazioni patologiche in un quadro di sistema dove tutti gli attori sono coinvolti: istituzioni, scuola, famiglie, sanità terzo settore, forze dell’ordine.  Ci sono poi da considerare l’aumento delle sanzioni previste dal nuovo quadro normativo, sia per quanto riguarda il mancato rispetto degli obblighi informativi posti in capo ai gestori delle attività da gioco, sia per quanto attiene alla reiterazione delle violazioni. Le sanzioni, unite al intenso controllo del territorio, a mio avviso rappresentano un forte deterrente alla diffusione di giochi illegali: occorre ricordare che oltre ai controlli ordinari delle forze dell’ordine che presidiano il territorio, il disegno di legge prescrive le modalità di vigilanza sull’osservanza delle disposizioni,  che sono esercitate dai dipendenti della struttura provinciale competente in materia di polizia amministrativa, a ciò espressamente autorizzati, e dai dipendenti del competente organo comunale.

 

E’ prevista una collaborazione con le istituzioni di Bolzano sulla questione?

Il ddl trentino non lo prevede, ma in Commissione se ne è parlato a lungo anche con l’assessore competente e vi è la convinta consapevolezza della necessità della collaborazione con Bolzano.

 

Bolzano ha bocciato in questi giorni la proposta di aumentare fino a 500 mt le distanze, perché secondo la Comm. Legislativa questo avrebbe portato ad abolire totalmente l’offerta di gioco. Cosa ne pensa?

La nostra proposta legislativa prevede che per tutelare alcune categorie di persone particolarmente vulnerabili e per prevenire la dipendenza da gioco sia vietata la collocazione degli apparecchi da gioco a una distanza non inferiore a 300 metri da alcuni luoghi sensibili (scuole, strutture sanitarie e ospedaliere, strutture e aree ricreative giovanili, centri anziani..). E’ parso opportuno ai proponenti, responsabilizzare l’ente più vicino al cittadino, in questo caso i Comuni, che meglio conoscono le esigenze e le caratteristiche del territorio: è previsto infatti che essi possano stabilire con proprio atto una distanza superiore a quella prevista per la collocazione degli apparecchi da gioco e in aree circoscritte e che possano, inoltre, vietare la collocazione degli apparecchi tenuto conto dell’impatto sulla sicurezza urbana e sulla qualità del contesto urbano, nonché dei problemi connessi con la viabilità e l’inquinamento acustico.

 

Il progetto di cui è firmatario punta molto alla prevenzione. Cosa può fare – per Lei – veramente la differenza per lo sviluppo di una cultura positiva del gioco?

Innanzitutto una corretta informazione e sensibilizzazione sui rischi del gioco, rivolta soprattutto alle fasce più a rischio come i giovani e gli anziani. Occorre poi, come prima ricordato e come prevede la proposta normativa, una forte collaborazione tra gli enti locali, le scuole, le forze dell’ordine, le associazioni di volontariato e gli esercenti: occorre far accrescere in tutta la società civile la consapevolezza dei rischi legati al gioco (iniziative con gli studenti, con le associazioni di mutuo aiuto, informazioni nei locali) e allo stesso tempo l’ente pubblico si deve dotare di strumenti atti a prevenire ed eventualmente ad accompagnare i soggetti con dipendenze da gioco (v. collaborazione tra associazioni e ente pubblico, percorsi e interventi dell’Azienda per i servizi sanitari, numero verde).

Entro quali tempi verrà votato in consiglio il ddl?

Al massimo entro settembre dovrebbe essere approvato in aula.

 

Cristina Doganini – PressGiochi