Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambiamento nelle preferenze dei giocatori, sempre più orientati verso il gioco online e verso prodotti con RTP (ritorno al giocatore) più elevato. Cresce
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un cambiamento nelle preferenze dei giocatori, sempre più orientati verso il gioco online e verso prodotti con RTP (ritorno al giocatore) più elevato. Cresce il valore della raccolta di gioco tanto che recentemente lo stesso Partito democratico ha lanciato l’allarme sul fatto che alla crescita dei volumi di gioco non corrisponda un proporzionale incremento degli introiti erariali.
Ma non sarebbe più opportuno parlare di spesa effettiva di gioco? Ovvero delle somme che realmente vengono giocate dagli italiani, al netto delle vincite?
A risponderci è Filippo Torrigiani, da anni consulente della Commissione antimafia del Parlamento per tematiche connesse al gioco e alle scommesse.
“Gli ultimi dati che ci sono stati forniti- afferma Torrigiani – , grazie ad una puntuale interrogazione presentata dagli On Vaccari e Merola, rappresentano la dimensione di un fenomeno assolutamente abnorme. Al di là delle tipologie di gioco che vengono consumate, partiamo da un assunto, ovvero il volume di denari che, dal 2004 al 2024, gli italiani hanno riversato nei canali di gioco: 1.774 miliardi di euro. E tutto questo mentre, la società nel suo insieme, è sempre più povera. Crescono i volumi di gioco e, come rilevato anche dalla Corte dei Conti, insiste una sproporzione assolutamente abnorme tra questi e i denari che, alla fine, restano nelle casse dello Stato.
Non è tuttavia nemmeno corretto concentrare una riflessione solo sull’effettiva spesa sostanzialmente per due ragioni:
1) i soldi che tornano in vincita, ovviamente non tornano al singolo giocatore;
2) ancora più importante sarebbe iniziare a parlare e a conteggiare davvero la spesa che tutti gli italiani sono chiamati a sostenere per tenere in piedi il ‘Castello’ del comparto dei giochi e delle scommesse: prevenzione e cura della malattia che il gioco produce e contrasto all’illegalità, presente anche nel comparto legale, rappresentano certamente cifre ragguardevoli sulle quali non si è mai voluto fare il punto, e questo non va bene. Alla storia che ‘lo Stato promuove il gioco perché ci guadagna’ sono rimasti in pochi a crederci, insomma”.
Alla luce della riforma del settore a cui il Governo sta lavorando, quale ritiene debba essere l’approccio più efficace per coniugare la tutela del giocatore con il rispetto della sua libertà di scelta? Quali strumenti regolatori potrebbero risultare più idonei a questo scopo?
“Come ho avuto modi di ribadire in molte occasioni, quella che serve è la ‘misura’ che oggi è venuta meno. Il mercato è divenuto troppo aggressivo e sempre più fuori controllo: lo certificano i numeri, le situazioni e le ridondanti tipologie di gioco offerte: pensiamo al consumo dei gratta e vinci (oltre 50 tipologie fisiche a cui si sommano poi quelle telematiche) oltre 4.100 al minuto, 24 ore su 24, come pure alle scommesse sportive che sono oltre 8.000 e spaziano dal calcio al nuoto, fino a giungere agli sport gaelici praticati in Irlanda. Credo che sia improrogabile iniziare a contrarre l’offerta, anche perché le Istituzioni preposte ai controlli, a causa della vastità dei prodotti offerti, non sono oggettivamente in grado di controllare come invece sarebbe utile fare. Fondamentale sarebbe poi far accedere gli avventori, ad ogni tipologia di gioco, per mezzo di un sistema di identificazione e tracciabilità; oggi la tecnologia ci consente di poter attuare politiche di tutela e controllo del quale, un sistema complesso come quello dei giochi, rappresenta. In merito alle libertà di scelta dei giochi, vista l’enormità delle offerte, credo che non ci sia da aggiungere niente”.
Come giudica le misure restrittive e i divieti che vengono frequentemente imposti al settore del gioco legale? Non ritiene che, in alcuni casi, tali interventi finiscano per spingere una parte della domanda verso il mercato illegale, meno controllato e più pericoloso per i giocatori?
“Le misure in questione si sono rese necessarie a causa dei cortocircuiti che i giochi e le scommesse purtroppo realizzano. Intanto va superata l’equazione secondo cui, gioco legale è uguale a gioco sicuro. Il corso degli eventi e le continue situazioni che pressoché ogni giorno si consumano, hanno dimostrato ben altro e questo, oltre a nuocere ai giocatori, compromette anche tutta quella serie di imprese sane che lavorano con serietà e rispetto delle regole. Il confine tra questi mondi, come sappiamo, è sottile e servirebbe quantomeno una politica europea comune con regole condivise e sistemi repressivi eguali: oggi non è così e questo non aiuta”.
Alla luce della sua esperienza come consulente della Commissione Antimafia, con un focus anche sul contrasto alle scommesse illegali, qual è il suo punto di vista sull’eventualità di un alleggerimento del divieto di pubblicità per i giochi e le scommesse legali?
“Le scommesse illegali sono solo una parte della questione. Ma ci sono pratiche che si consumano quotidianamente, come quella del Match fixing consumata nel mercato ‘legale’ che vanno debellate. Le consorterie criminali adoperano i canali dei giochi per trarre profitto e riciclare ingenti cifre di denaro sporco soprattutto proventi dal traffico di stupefacenti, Più in generale va ricordato che, a livello mondiale, il riciclaggio di denaro ha raggiunto cifre incredibili. L’apposito Ufficio delle Nazioni Unite, come confermato anche dal Fondo Monetario Internazionale, ha infatti calcolato che, annualmente, viene riciclato fra il 2 e il 5 per cento del Pil globale, cioè fra 1.920 e 4.800 miliardi di dollari.
In questa fase, a causa soprattutto della ‘voracità’ del mondo del calcio (che per larga parte vive in una propria dimensione scollegato dalla realtà) i grandi clubs, sempre più appannaggio di fondi finanziari, come del resto i principali operatori dei giochi, stanno imponendo l’agenda alla politica: ad alcune società, ad esempio, non è stato sufficiente bypassare il divieto di pubblicità all’azzardo per beneficiare degli introiti degli sponsor; quel mondo sempre più malato e talvolta penetrato dal malaffare, ha bisogno di avere sempre denari per sostenersi e quindi, con buona pace di molti, il Decreto Dignità verrà superato e la pubblicità ripristinata in toto. Si tratta, come sempre, di scelte di natura politica”.
PressGiochi