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Stabilità 2016. Baduini (Acadi): “Ridurre ulteriormente gli utili delle aziende può portare al tracollo del settore; sulla seconda rata dei 300 mln lo Stato rischia di incassare solo una parte dell’importo”

“E’ indispensabile un confronto con il Governo e con il Parlamento nelle prossime settimane in modo che sia possibile arrivare ad una declinazione di interventi che siano nei limiti della

29 Ottobre 2015

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“E’ indispensabile un confronto con il Governo e con il Parlamento nelle prossime settimane in modo che sia possibile arrivare ad una declinazione di interventi che siano nei limiti della sostenibilità da parte dell’intero comparto del gioco, riducendo l’offerta complessiva ma salvaguardando i posti di lavoro e gli investimenti fatti”. Stefano Baduini, segretario generale di Acadi, l’associazione aderente a Confindustria Servizi Innovativi che rappresenta sette concessionari del gioco pubblico, commenta a PressGiochi.it i nuovi interventi fiscali inseriti nella legge di Stabilità per il 2016 in materia di apparecchi.

 

“L’obiettivo – ha dichiarato il Segretario – è aggiustare il tiro della nuova stretta di oltre un miliardo prevista dalla legge di Stabilità 2016. Qualunque settore industriale ha bisogno di regole chiare e certe. Abbiamo oltre 250.000 persone il cui reddito famigliare, in Italia, dipende dal gioco legale affidato in concessione dallo Stato e investimenti e credito prevalentemente internazionale per miliardi di euro. Se la legge di Stabilità interviene di nuovo sul gioco, è necessario che lo faccia in modo equilibrato e che si usi l’occasione per fare chiarezza e dare certezza delle regole e del diritto. Se si pensa che possano essere ulteriormente ridotti, nella modalità prospettata, i già risicati utili delle aziende del settore degli apparecchi (basta leggere i bilanci e molti miti vengono sfatati) si commette un grave errore di valutazione, che porterà al tracollo del settore – a tutto beneficio dell’illegalità – e ad un calo del gettito.

 

 

“Tra l’altro – aggiunge Baduini  – la nuova misura si somma al prelievo di 500 milioni della legge dello scorso anno. Già quel prelievo era di dimensioni importantissime, rappresentando ben l’11% dei ricavi lordi realizzati dall’intera filiera nel 2013 e nel 2014 (questo vuol dire che i margini, ovviamente, sono impattati molto di più). Per avere un’idea di cosa vuol dire, si consideri che Banca d’Italia, in uno studio del 2014, sostiene che un decremento del 10% dei ricavi in uno spazio di tempo ristretto rende probabile l’entrata in sofferenza di un’azienda che si finanzia sul mercato.

 

Ma ancora più gravi dell’importo erano le modalità previste dalla legge, per nulla chiare e con un meccanismo che chiaramente non ha funzionato e continuerà a non funzionare (prova ne è il fatto che ha portato ad una quantità mai vista di contenziosi in sede amministrativa e civile tra tutti i soggetti della filiera). Tra pochi giorni, a fine mese, scadrà la seconda rata da 300 milioni. I concessionari faranno sicuramente fronte ai propri impegni versando le quote incassate dalla filiera e le quote di propria competenza e su questo non c’è alcun dubbio. Certamente, però, bisogna tenere conto che una parte considerevole della filiera non ha riversato nulla (i concessionari hanno incassato circa la metà degli importi dovuti dalla filiera). In sintesi i 300 milioni non sono arrivati e lo Stato rischia così di incassare solo una quota parte limitata dell’importo.”

 

“Il nostro spirito, però, è sempre stato e rimane costruttivo e propositivo – conclude il segretario generale di ACADI – e desideriamo dare un contributo per risolvere i problemi, sia sugli aspetti fiscali sia sulle altre importanti questioni legate al mondo del gioco, su cui spesso assistiamo a polemiche inutili.

 

In relazione a questo secondo aspetto ci tengo a che si sappia che la nostra è una visione assolutamente responsabile del mercato. Per citare solo alcuni punti:

– siamo favorevoli a diminuire di 100.000 unità le macchine;

– siamo favorevoli alla progressiva sostituzione delle attuali macchine con apparecchi di nuova tecnologia, antifrode e capace di impedire l’accesso dei minori al gioco;

– crediamo che debbano essere destinate risorse alla lotta alle dipendenze ed all’educazione dei cittadini;

– siamo favorevoli ad una rivisitazione delle regole sulla pubblicità del gioco.

Nel frattempo, però, l’intero settore viene messo a rischio.”

 

 

Cristina Doganini – PressGiochi