19 Aprile 2024 - 11:36

Snai Porcari, approvata mozione per salvare lavoratori

Schiavolin (SNAI): “Il 12 novembre celebriamo i 110 anni della nostra storia e il rapporto che lega l’ippica a Milano”   Sì unanime alla mozione relativa al caso Snai di Porcari

10 Novembre 2016

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Schiavolin (SNAI): “Il 12 novembre celebriamo i 110 anni della nostra storia e il rapporto che lega l’ippica a Milano”

 

Sì unanime alla mozione relativa al caso Snai di Porcari in provincia di Lucca. L’atto, intitolato “In merito alle prospettive occupazionali presso la SNAI S.p.A.”, è stato presentato in aula da Stefano Baccelli (Pd) e impegna la Giunta regionale da un lato a monitorare direttamente la situazione, dall’altro ad intervenire nei confronti del governo nazionale per operare  una moral suasion nei confronti di un’azienda che è titolare di una concessione pubblica.

“Gli attuali nuovi amministratori ci hanno anticipato la presentazione entro il maggio scorso di un fantomatico piano industriale ma ad oggi non ne abbiamo avuto traccia, si è perfino evitato di parlare di crisi e di conseguenza di eventuali ammortizzatori sociali, per difendere l’immagine di una società quotata in borsa; raramente è risultato così difficile interloquire con i vertici di un’azienda  per lavoratori, istituzioni, sindacati. – ha sottolineato Baccelli –  Gli effetti di questa situazione sono sotto gli occhi di tutti, la decisione unilaterale  di spostare la sede legale da Porcari a Milano, anche questo senza dare spiegazioni adeguate ai dipendenti, uno schiaffo del tutto gratuito e non giustificato, ci pare, da motivi organizzativi seri. Parliamo poi di una realtà aziendale importante, radicata sul nostro territorio, che solo nella sede di Porcari dà lavoro a circa 500 persone. Lo stato di agitazione dei dipendenti a questo punto è motivato, a mia memoria è la prima volta che nella storia di questa azienda sono state  fatte manifestazioni di lavoratori e anche oggi sono in corso 8 ore di sciopero; le ragioni purtroppo non mancano perché, appunto, ciò che manca in primo luogo è la disponibilità dell’azienda al dialogo. L’apprensione inevitabilmente è tanta e va ben oltre i 95  potenziali esuberi, già di per sé un numero preoccupante, proprio per questa ‘non volontà’ al confronto. Ma il dato che fa riflettere è che siamo di fronte a un’azienda che per quanto privata risulta essere un concessionario pubblico, con concessione governativa. Allora sì che a maggior ragione dovremo pretendere quella responsabilità sociale d’impresa che chiede la nostra Costituzione. È per questo che alla Regione sollecito un impegno particolare, così come faranno gli enti locali con altrettante mozioni nei consigli comunali: non solo seguire con attenzione le evoluzioni della vicenda ma attivarsi in particolare con il Governo nazionale perché operi  una ‘ moral suasion’ nei confronti della società, mai come in questo caso legittima e doverosa. Vogliamo alzare  l’attenzione su una realtà occupazionale fondamentale per la lucchesia  che va in ogni modo preservata e sostenuta nell’oggi e per il futuro”.

“Una situazione nebulosa – l’ha definita Elisa Montemagni (Lega Nord) – non di dialogo. Ho chiesto all’azienda se avessero la volontà di tutelare la salvaguardia dei posti di lavoro, non hanno risposto. E’ una mancanza di rispetto nei confronti sia di chi lavora ma anche dei sindacati e delle istituzioni”. Anche Irene Galletti (M5S) ha espresso voto favorevole all’atto, sottolineando l’importanza che la Regione “tenga alta l’attenzione su tutte le realtà aziendali in crisi” ma allo stesso tempo ha ribadito la posizione contraria del M5S “sul gioco d’azzardo e su tutto ciò che di negativo questo può portare”. Condivisione all’atto anche da Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) che ha espresso solidarietà ai lavoratori. “Sono convinto – ha detto Fattori – che le crisi aziendali siano tutte gravi però alcune hanno un elemento di gravità in più che dipende dal contesto, ad esempio quando le aziende hanno ricevuto fondi pubblici”. “In questo caso – ha concluso il capogruppo- si tratta di un’azienda privata che ha vinto una concessione pubblica e non ha nessuna considerazione della responsabilità sociale di impresa”.