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Riunione del Consiglio Direttivo Nazionale di As.Tro, la relazione del presidente Massimiliano Pucci

“Il Consiglio Direttivo di oggi – scrive ieri in un comunicato il presidente dell’associazione Assotrattenimento 2007, l’avv. Massimiliano Pucci – doveva essere un incontro di approfondimento su tematiche industriali, incentrato

16 Novembre 2016

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“Il Consiglio Direttivo di oggi – scrive ieri in un comunicato il presidente dell’associazione Assotrattenimento 2007, l’avv. Massimiliano Pucci – doveva essere un incontro di approfondimento su tematiche industriali, incentrato sulle questioni aziendali che in questo, come in ogni altro settore, vanno affrontate per garantire la normalità e la regolarità di impresa: il credito, le infrastrutture, il fisco, la burocrazia. Invece, come ogni inverno da 3 anni a questa parte, ci riuniamo per fissare la data del nostro “funerale”, ovvero a dover prendere atto che temi anche seri come la ludopatia o la tutela
dell’equilibrio sociale vengono strumentalizzati solo per epurare la categoria qui rappresentata.
Sono un Avvocato, non ho azienda, ma comprendo i timori che in questo momento nutrono gli operatori e i rispettivi dipendenti, e francamente non trovo una logica nell’ossessione che ispira la volontà di cancellarci.
– Per i nostri addetti (50 mila circa) che dal primo di gennaio (o primo di settembre cambia poco) dobbiamo lasciare a casa,
– per i 2 miliardi di euro di nostra esposizione bancaria improvvisamente deteriorata (generati da 3 leggi si stabilità di “mero prelievo” dai nostri conti economici),
– e per le le migliaia di procedure concorsuali che nel 2017 saranno aperte dalle società di gestione di apparecchi leciti, bisogna trovare una soluzione.
La proposta avanzata dal sottosegretario al M.E.F ha luci ed ombre, sia chiaro: essa recepisce i buoni principi della riduzione dell’offerta (troppo ampia), e della formazione obbligatoria per chi propone la slot al pubblico. Ma se per affermare “un po’ di buono” si sente il bisogno di epurare una categoria, allora è chiaro come ci si trovi al cospetto di una ossessione contro un prodotto (la slot a moneta con vincita limitata) e una classe di imprese (i relativi proprietari).
E’ forse una rappresaglia per i “500 milioni” del 2015 non interamente percepiti in tempo?
Sarebbe il colmo, visto che proprio AS.TRO, in un confronto aperto a tutte le categorie avvenuto all’interno del Dicastero, aveva trovato con il sottosegretario Baretta la soluzione per superare la insostenibilità giuridica ed economica della norma governativa e raggiungere l’obiettivo della piena riscossione, (soluzione poi inspiegabilmente dimenticata nei cassetti dell’Ufficio del sottosegretario).
E’ forse una rappresaglia per essere sopravvissuti, nel 2016, al totale ricambio del parco AWP abbinato all’aumento del PREU e alla diminuzione delle ore di accensione degli apparecchi imposto dai Comuni?

Sarebbe il colmo, visto che grazie alle centinaia di milioni di euro di debito contratte dai gestori, gli stessi hanno aggiornato i congegni alla nuova normativa garantendo un incremento del flusso erariale ben superiore a tutte le previsioni della ragioneria statale.
Sicuramente è un’ossessione.
Se per introdurre delle buone pratiche, come quelle che AS.TRO ha inserito nel proprio progetto dedicato ai Territori (ovvero i corsi di formazione per chi ospita le slot, la riduzione dei limiti quantitativi massimi di congegni installabili, la riduzione omogenea degli orari di funzionamento dei congegni), si deve far ricorso all’azzeramento di un mercato (quello generalista, e dei rispettivi operatori), allora “sotto” c’è altro, e “sotto” ci sono le ombre. Vediamole:
Le ordinanze sindacali nascono per reazione alla presenza delle sale difronte a scuole, ospedali, chiese, ovvero addensate gomito a gomito nei centri ad alta densità abitativa.

La proposta governativa affronta questo profilo… triplicando le sale!
Volendo citare l’on.le Binetti (figura politica certamente “non amica” del nostro settore), “preoccupa l’orientamento governativo volto a convogliare forzatamente quei 30 milioni di persone che mai hanno messo piedi in una sala VLT nonostante abbiano sempre giocato qualche euro alla slot in un bar”.
La riforma proposta, inoltre, pare non “ricordarsi” che in Italia vi è già stato – recentemente -un “test gratuito di prova” in ordine alla rimozione delle AWP (a moneta e a vincita limitata) dai bar del territorio, disposto con provvedimento locale (avente rango di Legge), dal quale è derivata “l’invasione dei totem illegali” in tutti gli esercizi pubblici della provincia autonoma.
Le slot nei bar e nei tabacchi del Paese non le hanno poste “i marziani” per punire i terrestri, ma le ha installate la LEGALITA’ per sfrattare i videopoker illeciti, che nel 2003 erano 800 mila, per presidiare il circuito dei pubblici esercizi (e quindi il territorio), con dei vessilli del monopolio pubblico dotati di certificazione di conformità, controllo, garanzia erariale.
In quei 70 mila locali generalisti in cui le slot sono posizionate oggi si parla la lingua della legalità, e con un modesto ma decisivo ricavo supplementare (garantito dalle awp), si tiene aperta una
attività che la crisi avrebbe altrimenti chiuso.
E domani?
Ad ogni abolizione “bizzarra” compare costantemente una risposta uguale in tutto il mondo, e che “Bolzano” (non la più remota e degradata banlieue) ci ha già anticipato: l’illegalità.
INDUSTRIA, TERRITORI, POLITICA, POPOLO, tutti chiedono la riduzione dei giochi pubblici per alleviare l’impatto industriale (perché di questo si dovrebbe parlare, esattamente come se ci si trovasse al cospetto di allevamenti, inceneritori, poli chimici ecc.) generato dalla spesa al gioco.
Il governo non riduce l’offerta ma la “riposiziona” (in gergo tecnico “sposta il problema”): nessuna lotteria in meno (anzi una in più), nessuna scommessa in meno (anzi una in più), nessuna VLT in meno. Nessuno “stop” alle nuove ed ulteriori sale, ma triplicazione delle stesse in virtù all’escamotage del “super-bando introdotto nell’ultima Legge di stabilità” (anch’esso, pertanto, non imposto dai “marziani”, ma dalla pianificazione espansiva dell’Erario in materia di gioco).
Il gioco di luci e ombre ha impedito a questa riforma di affermarsi repentinamente alla prima riunione della Conferenza, e non sappiamo cosa abbia fatto credere agli Enti Locali di essere oggi al cospetto di una soluzione ai problemi che loro stessi chiedono di essere risolti. L’unico dato certo è che lo Stato propone la ricetta di “far confluire” tutti i potenziali utenti del gioco legale solo in locali dove “si punta forte per vincere forte”, eliminando (solo) l’offerta “light” del circuito (quella della awp a moneta con partite da un euro e vincita massima da 100 euro).
Per noi, ora, conta ottenere risposte a delle domande molto stringenti, perché è stringente la necessità di avere percorsi chiari nell’accompagnare a chiusura le nostra aziende per “volontà del Governo”, appellandoci anche alla pregressa esperienza del sottosegretario a tutela del lavoro e dei lavoratori:
1. Sedicimila addetti alla raccolta-esazione-manutenzione di AWP nei pubblici esercizi e tabaccherie
+ Dodicimila addetti alla gestione aziendale + Diecimila addetti al procacciamento e alla promozione commerciale + Ottomila addetti alle sale allestite e condotte dai gestori che saranno trascinate nella crisi dell’azienda controllante + Tremila titolari di imprese individuali a conduzione autonoma. Totale 49 mila.
Ci sono ammortizzatori per queste persone, o sono solo delle entità numeriche senza dignità?
2. Due miliardi di euro di esposizioni bancarie che – all’improvviso – diventano deteriorate perché impossibilitate di rientro (come da calcoli disponibili per tutti ed agevolmente riscontrabili).
Cosa dobbiamo dire alle banche ?
3. Migliaia di procedure concorsuali che nel 2017 si apriranno e che dovranno gestire – tra l’altro – la esposizione dell’Inps per decine di migliaia di T.F.R. non più onorabili dalle casse vuote delle imprese di gestione.
Cosa dobbiamo dire ai Giudici Concorsuali, e ai Curatori? di far causa al Governo?
Le ombre sono dense, ed è per questo motivo che AS.TRO, in parte ripudiando la sua antica storia di diffidenza rispetto all’efficacia della giurisdizione per la normalizzazione dell’impresa, allestirà una commissione, composta interamente da avvocati, per cercare di ottenere risposte agli interrogativi sopra esposti. Che sia giunto il momento di far parlare anche gli avvocati è determinato dal fatto che ci sono troppe “forzature”.
– Che bisogno c’era di farci spendere gli ultimi soldi per ricambiare le schede se poi dovevamo buttare tutto? e che responsabilità emerge da questo profilo nell’ambito delle cause della procedura concorsuale?
– Che responsabilità emergono da una riforma che cancella in 24 ore migliaia di imprese e rispettivi dipendenti?
– Che ruolo gioca l’aver “strumentalizzato” un profilo socio-sanitario per disegnare un nuovo modello industriale ma al tempo stesso creando condizioni per “esasperare” proprio quel profilo socio-sanitario che asseritamente si voleva tutelare?
– Siamo al cospetto di un decreto-Abruzzo bis?
Nel 2009 si sosteneva: “soldi ai terremotati dalle VLT, ma che poi non sono stati spesi per
le case”
Oggi si sostiene “ricollocazione degli apparecchi per non rischiare di far ammalare gli italiani alle slot nei bar, ma devastarli ad altri giochi, con i più alti premi proposti nelle sale”.

Se è così prepariamoci al peggio, che non è certamente il rischio di ritrovarsi le slot nei container per i terremotati, come temuto dai senatori firmatari dell’emendamento al decreto fiscale sul “divieto” di slot nelle zone “colpite”. Costoro sono sicuramente all’oscuro della matrice erariale (e non industriale ) di ogni misura espansiva del gioco lecito, e pertanto non consapevoli dell’ignobiltà dell’offesa che la loro “pensata” ha arrecato agli unici imprenditori d’Italia che dai sisma non trovano “le tanto decantate occasioni di business che persino “a porta a porta” sono passate come messaggio di modernità”.
Il peggio è che la patologia del decreto Abruzzo si rinnovi, esasperando nuovamente i territori e mettendo di nuovo sotto scacco gli Enti territoriali con sale triplicate nel numero e nei volumi e sottoposte a “Regia tutela”, consegnando anche il nuovo modello di gioco legale al rifiuto di omologazione da parte della gente e delle cittadinanze.
Fieri del nostro ruolo di rappresentanza evoluta e moderna, e abituati a rassegnarci solo dopo la “sepoltura”, e non un attimo prima, non rinunciamo alla proposta, al confronto, a quella consultazione che “per questa riforma” ci si è ben guardati dall’ascoltarci, forse perché ne risultavamo le vittime designate.
Una buona riforma scontenta tutti, impone sacrifici a tutti, non esclude ma include, non crea dei “ricchi” a discapito della creazione di fallimenti.

Una buona riforma usa le categorie della Politica, si avvale delle tecnicalità, e valuta tanto la modernità, quanto l’evoluzione delle conoscenze e delle tecnologie, e soprattutto si fa capire.

ASTRO PERTANTO PARLERA’ IN MODO SEMPLICE.
1. Pubblicità.
Ogni prodotto o servizio connesso al “DIVERTIMENTIFICIO POPOLARE” deve avere un decoro e una limitazione seria alla propria promozione commerciale, perché o il divertimento si vende da sé, oppure non è più percepito come divertimento.
I nuovi contorni da apporre alla pubblicità devono essere intesi come i pilastri preventivi per la mancata commistione tra lo stile di vita “incentivato” e lo stile di vita “consentito sotto controllo pubblico”.
2. Inclusione dei pubblici esercizi (l’aggregazione popolare per eccellenza e per eccellenza alla luce del sole), nell’ambito del percorso di accesso alla certificazione primaria abilitante alla piena installazione di apparecchi da gioco a vincita limitata.
3. Riduzione dell’offerta di tutti i giochi pubblici, on line compreso, ripudiando la “bugia” della rilevanza epidemiologica di alcuni prodotti di gioco e della innocuità “ideologica (o peggio politica) ” di altri.
4. Riformulare il contingentamento degli apparecchi da gioco lecito “ripescando” i limiti quantitativi in vigore sino al 2011, epoca in cui “bar e tabacchi” non erano ancora additati come centri da “liberare” dalle slot.
5. Cambiare i prodotti e le procedure di vendita dei prodotti, introducendo, nelle tecnologie costruttive e distributive, tutte le reali informazioni preventive funzionali a scopi di sensibilizzazione e disincentivazione.
6. Avviare, proprio per ottimizzare il punto precedente, l’evoluzione tecnologica delle AWP da remoto.
7. Ridurre e rimodulare gli orari (di apertura, di vendita di tutti i prodotti di gioco, di accensione
degli apparecchi), garantendo una fascia temporale minima di operatività economica in base alle caratteristiche del punto vendita.
8. Tutelare “veramente” i minori, recependo gli esiti delle ricerche imparziali (ad esempio Nomisma e C.N.R.) sulle preferenze di gioco d’azzardo che i giovani esprimono, affrontando seriamente il profilo del gioco on line, e della commistione tra “sport” e “azzardo”, introducendo, ovviamente, anche delle misure per aumentare la sicurezza all’interno della tredicesima preferenza di gioco tra i giovani, la slot nel bar e nella tabaccheria.

Quanto costa questa riforma? In termini assoluti tantissimo, ma per i singoli attori economici comporta un onere (tutto sommato) sostenibile, mentre per l’Erario rappresenta una contrazione di gettito accettabile.
In compenso, offre ai Territori uno strumento per riqualificare il tessuto commerciale dei propri pubblici esercizi e un percorso serio e concreto per la prevenzione socio-sanitaria, garantisce l’accreditamento industriale del gioco nel contesto produttivo del Paese e libera finalmente le energie oggi dedicate ad una “lotta” che distrae troppe attenzioni ai reali problemi del Paese.
Al cospetto di un Consiglio direttivo nuovo, appena insediato, non offro generici messaggi di speranza non concretamente supportati, non invoco iniziative di proteste che non hanno la sufficiente “piattaforma” di successo, ma propongo una linea di serietà: siamo imprese e come tali non dobbiamo cessare mai di comportarci”.

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