Il governo ha bisogno di più tempo per completare la riforma del gioco a terra, il termine dovrebbe slittare da agosto a dicembre di quest’anno visto che i nodi da
Il governo ha bisogno di più tempo per completare la riforma del gioco a terra, il termine dovrebbe slittare da agosto a dicembre di quest’anno visto che i nodi da sciogliere sono ancora parecchie. Non solo Regioni e enti locali non sono disposti a rinunciare ai distanziometri e alle fasce orarie, ma c’è anche lo scontro sulla compartecipazione al Preu e il taglio della rete. Gli operatori degli apparecchi invece puntano a una riforma del sistema fiscale, per passare anche loro alla tassazione sul margine. E adesso nel dibattito entra anche la sentenza del Tar sui Pvr. Sulle pagine dell’ultima edizione di PressGiochi MAG abbiamo fatto il punto della situazione con Emmanuele Cangianelli, presidente di EGP-Fipe.
Dottor Cangianelli, che novità ci sono sul riordino?
“Già dalla scorsa estate circolano diverse anticipazioni, ma ufficialmente stiamo aspettando i testi del decreto legislativo o comunque un contenuto di massima. La parte che riguarda la rete distributiva sarà poi oggetto di intesa con le Regioni”.
Le posizioni però sembrano ancora distanti…
“Il confronto è ancora aperto, Regioni e enti locali continuano a spingere su fasce orarie e distanze, anche se è evidente che queste soluzioni che non sono affatto funzionali. Altrimenti la raccolta e soprattutto la spesa dei giocatori sarebbero già scese, e avremmo meno soggetti classificati come giocatori patologici, cosa che purtroppo non sembra succedere. Anche nelle Regioni dove sono in vigore le normative più stringenti – come l’Emilia-Romagna e il Trentino Alto Adige, o in parte il Piemonte – l’unico fenomeno evidente è la migrazione dei giocatori verso l’illegale o verso l’online. Online vero o simulato che sia, perché poi si sono creati dei fenomeni di concorrenza sleale, ad esempio nel caso delle scommesse i Pvr hanno sottratto quote alle reti fisiche in concessione”.
A proposito di Pvr, quanto ha scompigliato le carte la sentenza del Tar?
“La regolamentazione e l’Albo a nostro avviso sono in grado di riequilibrare il mercato, ma chiaramente devono essere implementati. La sentenza rallenta il processo, ma il sistema attuale fortunatamente dovrebbe cessare con l’entrata in vigore delle nuove concessioni dell’online. In ogni caso la sentenza conferma l’esigenza di portare a termine il bando. Il problema infatti non è solo quello delle ricariche dei conti di gioco, ma anche quello di disciplinare le caratteristiche devono avere questi punti, visto che finora c’era una totale assenza di regole”.
Alcune settimane fa durante un convegno, Angela Bravi della Conferenza delle Regioni ha elencato diverse limitazioni, come un distanziometro di 300 metri e un orario di apertura non continuativo di 13 ore. La soluzione che chiedono gli Enti locali è quella?
“Sì, ma al di là delle singole richieste, quello che è evidente è che le limitazioni colpirebbero solamente il settore degli apparecchi. Se si crede veramente che questi strumenti servano a garantire la salute dei giocatori, allora dovrebbero investire tutta la rete a terra. Altrimenti, si porta avanti una posizione poco informata o comunque strumentale per perseguire altre finalità”.
Ministero dell’Economia e Amministrazione invece hanno avanzato qualche soluzione?
“Hanno certamente assunto delle posizioni più solide, anche se tutte implicano una netta riduzione dell’attuale rete. Si continuerebbe a comprimere l’offerta non solo degli apparecchi, ma anche delle scommesse, per il bingo chiaramente il discorso è diverso… ma, torno a dire, attendiamo di vedere delle bozze ufficiali”.
A proposito di taglio della rete, nel caso degli apparecchi il numero di 200.000 macchine è confermato?
“Sì, quella cifra era già nella legge del 2019 che lanciava il bando per l’anno successivo. Poi come sappiamo, il bando è slittato per il Covid, e soprattutto perché con le leggi regionali sarebbe stato impossibile creare la nuova rete. Però, quella cifra è ancora valida”.
Un taglio simile della rete degli apparecchi, che conseguenza avrebbe?
“È una riduzione sensibile, questo è certo, ma non così limitativa come si potrebbe credere. Il numero di partenza infatti non è quello degli apparecchi autorizzati, perché anche in questo caso occorre ricordare che la rete ha risentito della concorrenza dell’online. Bisogna quindi prendere in considerazione il numero gli apparecchi effettivamente installati, e a quel punto il taglio sarà di alcune decine di migliaia di macchine. Certo, è comunque un numero di un certo rilievo, comunque ci saranno delle ripercussioni”.
Una delle condizioni imprescindibili della riforma – e che anche le Regioni danno per scontata – è che il gettito debba rimanere invariato…
“Dalle stime del 2024, il gettito complessivo è già in calo di circa 150-200 milioni. E la flessione è essenzialmente dovuta agli apparecchi, e in particolare alle Awp che scontano una maggiore tassazione. Del resto per newslot e Vlt, ogni riduzione della raccolta determina una riduzione del gettito, quale sia la causa che la genera. Chiaramente, aspettiamo di vedere le relazioni tecniche, ma a queste condizioni sembra difficile riuscire a mantenere gli attuali livelli di gettito”.
Gli operatori chiedono di passare alla tassazione sul margine, ma che effetti produrrebbe sul gettito?
“Una tassazione sul margine con un’aliquota del 67%, secondo le nostre proiezioni, consentirebbe di mantenere lo stesso gettito. Anzi, probabilmente assicurerebbe anche delle entrate leggermente superiori, tanto che in seguito si potrebbe progressivamente scendere al di sotto di quell’aliquota. A nostro avviso è l’unico percorso da intraprendere, e probabilmente i Monopoli stanno facendo le proprie simulazioni. Oltretutto – se si escludono le lotterie – gli apparecchi sono l’unico gioco che ancora viene tassato in base alla raccolta”.
Sarebbe anche possibile recuperare parte di quei giocatori che negli anni scorsi si sono spostati verso l’online?
“L’online è cresciuto in virtù di due fattori: per il payout più elevato e la facilità con cui si possono ricaricare i conti di gioco acquistando le ricariche nei Pvr, e quindi nella rete fisica. La tassazione sul margine certamente renderebbe la competizione più equilibrata. A parità di spesa, infatti, il giocatore dà valore alla durata dell’intrattenimento. E sotto questo profilo, le Awp sono decisamente svantaggiate. Le Vlt possono essere equiparate alle scommesse virtuali, mentre le slot online sono il gioco con il “moltiplicatore” più alto. Se anche gli apparecchi venissero tassati sul margine, tornerebbero di nuovo interessanti, e si lascerebbe scegliere al giocatore come investire il suo denaro per l’intrattenimento”.
Le Regioni hanno chiesto una parte del gettito dei giochi, di che somme parliamo?
“Sì, hanno presentato una richiesta formale, nella proposta si parla del 5% del Preu, in media garantirebbe 294 milioni l’anno. Ci sono però alcune riserve, la decisione finale è politica, ma credo che alla fine questa richiesta sarà inclusa nell’Intesa. A nostro avviso, la compartecipazione è pienamente condivisibile, anche perché sono le Regioni a sostenere gli oneri economici dell’assistenza sanitaria offerta ai giocatori problematici. A nostro avviso, è sbagliato che la compartecipazione riguardi solo il prelievo sugli apparecchi, dovrebbe essere un onere che ricade su tutti i giochi. Inoltre, sarebbe necessario prevedere esplicitamente che questi soldi vengano utilizzati per l’assistenza sanitaria, o comunque per programmi di carattere sociale”.