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Rinaudo (Eurispes Piemonte): “Vietare di giocare legalmente apre rischiose opportunità per il gioco illegale”

Nel corso dell’audizione che si è svolta questa mattina presso le Commissioni permanenti III e IV del Consiglio Regionale del Piemonte, in merito agli studi effettuati dall’Eurispes sulle ricadute conseguenti

10 Ottobre 2019

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Nel corso dell’audizione che si è svolta questa mattina presso le Commissioni permanenti III e IV del Consiglio Regionale del Piemonte, in merito agli studi effettuati dall’Eurispes sulle ricadute conseguenti l’applicazione della legge regionale 9/2016 (“Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo”), il Direttore dell’Eurispes Piemonte, il Dott. Antonio Rinaudo, ha evidenziato come i risultati della ricerca su “Gioco pubblico e dipendenze in Piemonte”, realizzata in seno all’Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Istituto, mettano in evidenza le criticità della legge regionale.

«È indubbio che l’area del gioco presenti rischi per la salute dei cittadini ma vietare di giocare legalmente oltre a limitare una libertà costituzionale (art. 41) apre nuove rischiose opportunità per il gioco illegale. Le organizzazioni criminali molto attente alle attività dove vi è consistente flusso di denaro non si sono lasciate sfuggire l’opportunità», ha dichiarato il Dott. Rinaudo.

«I dati forniti dalle Forze dell’ordine dimostrano come il volume di giocate con meccanismi di frode nelle scommesse ammonta a 4,5 miliardi di euro. Attraverso i sistemi illeciti che interessano gli apparecchi da gioco si è riscontrata una evasione fiscale di oltre 44 milioni di euro. La diffusione dei cosiddetto “Totem” è in forte aumento. In sintesi gli apparecchi da gioco illegali funzionano nonostante il divieto regionale.
I “Totem” rappresentano una delle forme di offerta di gioco non autorizzata e gestita dalla criminalità come alternativa all’offerta di gioco pubblico tramite apparecchi Awp e Vlt che sono oggetto delle limitazioni previste dalla legge regionale per contrastare la dipendenza da gioco» ha concluso.

 

PressGiochi

 

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