La 7a Commissione del Senato ha approvato a maggioranza lo schema di risoluzione presentato dal relatore Marcheschi (FdI), un atto di indirizzo che affronta le criticità del sistema calcistico e
La 7a Commissione del Senato ha approvato a maggioranza lo schema di risoluzione presentato dal relatore Marcheschi (FdI), un atto di indirizzo che affronta le criticità del sistema calcistico e propone interventi per garantirne la sostenibilità. Tuttavia, la discussione si è accesa sulla lettera j) del dispositivo, che prevede la revisione del divieto di pubblicità per giochi e scommesse nel settore sportivo, misura introdotta nel 2018 per contrastare la ludopatia.
La senatrice D’Elia (PD-IDP) ha espresso forte contrarietà: “Non possiamo accettare un passo indietro su una norma fondamentale per la tutela delle fasce più deboli della popolazione. Il divieto di pubblicità sulle scommesse è un argine alla diffusione del gioco d’azzardo, non possiamo permettere che venga smantellato.” Ha poi aggiunto che il suo gruppo avrebbe votato contro la risoluzione proprio per la presenza di questa disposizione.
Sulla stessa linea il senatore Pirondini (M5S), che ha ricordato l’impegno del suo gruppo nella lotta alla ludopatia: “Abbiamo sempre contrastato il gioco d’azzardo e i suoi devastanti effetti sociali. La legalizzazione della pubblicità sulle scommesse non riduce l’illegalità, come alcuni sostengono, ma anzi incentiva un fenomeno che ha un costo enorme per la società. Non possiamo barattare la salute pubblica con ipotetici introiti per le squadre di calcio.”
A difesa della proposta, la senatrice Versace (Cd’I-UDC-NM-MAIE-CP) ha cercato di smorzare le polemiche: “La lettera j) non prevede l’abolizione del divieto, ma una revisione della normativa per renderla più efficace. Il testo riconosce che la norma attuale non ha prodotto gli effetti sperati e che occorre un intervento migliorativo.”
Anche il senatore Paganella (LSP-PSd’Az) ha sottolineato l’importanza di rivedere la disciplina vigente: “Il divieto di pubblicità sulle scommesse ha penalizzato le squadre italiane rispetto a quelle europee, che possono contare su maggiori entrate. Rivedere la norma non significa incentivare il gioco d’azzardo, ma trovare un equilibrio tra la tutela della salute e la sostenibilità del sistema calcistico.”
Nelle sue conclusioni, il relatore Marcheschi ha ribadito la centralità della questione economica: “Il nostro obiettivo è garantire la sopravvivenza del calcio italiano, un settore che ha un impatto sociale ed economico fondamentale. I proventi delle sponsorizzazioni sono essenziali, e il divieto attuale ha mostrato tutta la sua inefficacia. Ciò non significa non affrontare la ludopatia, ma farlo in modo strutturale e con interventi mirati.”
Al termine della discussione, la Commissione ha approvato la risoluzione nella sua interezza a maggioranza, con il voto contrario di M5S e PD-IDP proprio a causa della controversa lettera j).
RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE
SULL’AFFARE ASSEGNATO N. 373
(Doc. XXIV, n. 24)
La 7a Commissione permanente del Senato, a conclusione dell’esame, ai sensi dell’articolo 34, comma 1, primo periodo, e per gli effetti di cui all’articolo 50, comma 2, del Regolamento, dell’affare assegnato in merito alle prospettive di riforma del calcio italiano,
premesso che la Commissione, agendo nel totale rispetto dell’autonomia dello Sport, ha ritenuto indispensabile tracciare una riforma complessiva del settore che superi la legislazione di emergenza alla quale si è ricorso con frequenza negli ultimi anni,
tenuto conto:
dello straordinario rilievo sociale e culturale del calcio che interessa milioni di italiani, dei quali oltre 650.000 tra bambini e ragazzi;
dell’impatto economico sul prodotto interno lordo (PIL), pari a oltre 11 miliardi di euro, che determina, in attuazione al principio di mutualità e di sussidiarietà, effetti molto significativi sia a beneficio delle altre leghe calcistiche, dai professionisti ai dilettanti, che dell’intero sistema sportivo italiano;
premesso altresì che, con particolare riguardo al settore professionistico, la Commissione ha inteso indagare le principali criticità che lo caratterizzano quali:
– la carente sostenibilità del sistema calcio, in cui molte società hanno un significativo indebitamento e bilanci che, in molti casi, continuano a generare perdite;
– l’inadeguatezza delle norme di settore che non tengono conto dei cambiamenti finanziari e industriali dei soggetti societari;
– la difficoltà del governo Federale e delle leghe a valorizzare adeguatamente il sistema calcio armonizzandone tutte le componenti, dalla base ai professionisti, fino al settore tecnico nonché a realizzare le necessarie riforme
premesso inoltre che:
nell’ambito dell’esame dell’Affare, l’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari ha svolto un ampio ciclo di audizioni, dedicando ad esse 10 riunioni fra il 16 aprile e il 24 luglio 2024;
in tale sede sono stati ascoltati rappresentanti del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), di Sport e Salute S.p.A., della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), del Settore Tecnico FIGC, della Commissione di vigilanza sulle società sportive professionistiche (Co.Vi.So.C.), della Divisione Serie A femminile professionistica, della Lega nazionale professionisti Serie A, della Lega nazionale professionisti Serie B, della Lega nazionale dilettanti (LND), dell’Istituto per il credito sportivo e culturale (ICSC), dell’Associazione italiana calciatori (AIC), dell’Associazione italiana allenatori calcio (AIAC), della Procura federale della FIGC, delle società sportive Juventus FC S.p.A., SSC Napoli S.p.A., Hellas Verona FC S.p.A., AC Milan S.p.A., Bologna F.C. 1909 S.p.A., ACF Fiorentina S.r.l., U.S. Lecce e Udinese Calcio S.p.A., di DAZN, di Rai Sport, di Sky Sport, di Sport Mediaset, dell’Associazione italiana direttori e collaboratori sportivi (ADICOSP), dell’Associazione italiana direttori sportivi (ADISE) e della Banca Sistema S.p.A., nonché del prof. Paolo Boccardelli, dell’avv. Mattia Grassani, del dott. Luciano Mondellini, del prof. Giulio Napolitano, del dott. Andrea D’Amico, del dott. Stefano Fiorini, della dott.ssa Ludovica Mantovani, dell’avv. Stella Riberti, dell’avv. Cesare Di Cintio, del prof. Leonardo Ferrara, del dott. Lorenzo Vendemiale, del dott. Xavier Jacobelli e del dott. Pierluigi Pardo;
concluso il ciclo di audizioni in sede di Ufficio di Presidenza, la Commissione, in sede plenaria, ha ascoltato, in data 6 agosto 2024, il Ministro per lo sport e i giovani in merito al tema dell’affare assegnato;
successivamente la Commissione ha deliberato la costituzione di un Comitato ristretto incaricato della redazione del presente atto, che ha tenuto cinque riunioni, nel corso delle quali è stata svolta un’approfondita disamina dei punti di forza e di debolezza del sistema calcistico italiano e sono state discusse, in modo trasversale e senza pregiudizi ideologici, proposte e possibili misure volte ad una riforma del calcio;
in tale contesto, il Comitato ha cercato di formulare proposte condivise e di individuare misure indirizzate a favorire un’effettiva crescita economica, culturale e sociale del settore nel suo complesso, scrupolosamente mantenendosi negli ambiti di competenza del Parlamento e del Governo;
in tal modo la Commissione ha inteso rispettare l’autonomia dello Sport, pur nella consapevolezza che alcune importanti criticità, in particolare quelle che afferiscono al settore professionistico, potranno essere superate mediante una riforma della governance federale (già avviata con la riforma dello statuto approvato il 4 novembre scorso dall’assemblea statutaria FIGC), finalizzata a migliorare la qualità , l’attrattività e la competitività del prodotto calcio anche nel mercato internazionale;
tenuto conto che:
le difficoltà del settore professionistico e di quello dilettantistico si sono acuite a seguito delle ricadute negative, dal punto di vista economico-finanziario, della pandemia da Covid-19 e impongono l’adozione di misure concrete e urgenti volte a invertire il trend negativo;
in relazione al settore professionistico, con specifico riferimento alla Nazionale maschile, tenendo conto anche degli ultimi Europei e del pur confortante percorso nella Nations League, sono estremamente preoccupanti i risultati che, per la prima volta nella sua storia, hanno portato alla doppia esclusione dalla fase finale dei Mondiali (nel 2018 e nel 2022), mentre è dal 2006 che l’Italia non supera la fase a gironi;
stessa preoccupazione destano i risultati della Nazionale Under 21, che è stata esclusa dal Torneo Olimpico, competizione alla quale l’Italia non si qualifica da quattro edizioni (da Londra 2012), sebbene lascino ben sperare alcuni risultati positivi, quali il secondo posto dell’Under 20 ai mondiali, la vittoria dell’europeo giovanile Under 19 (entrambe nel 2023) e la vittoria dell’europeo maschile Under 17 del 2024, che sembrano segnalare un parziale risveglio del talento giovanile;
altrettanto preoccupanti sono la perdita di valore economico della Serie A rispetto agli altri principali campionati nazionali nel perimetro UEFA e le performance economiche di molti club professionistici, incapaci di mantenere in equilibrio i propri bilanci (la perdita aggregata è pari a 2,935 miliardi di euro) e di coniugare competitività e sostenibilità;
considerato che si ritiene necessario:
1) valorizzare il ruolo educativo e sociale del calcio anche attraverso un più stretto collegamento con la scuola e una maggiore attenzione alla pratica sportiva amatoriale e dilettantistica;
2) potenziare la dotazione dell’impiantistica sportiva nel suo complesso, supportandone lo sviluppo, con riguardo sia alle società professionistiche che al settore amatoriale e alla scuola, anche in ragione del rilievo della pratica sportiva nell’ottica di favorire stili di vita sani, la trasmissione di valori e pratiche di comportamento virtuoso, l’inclusione e la coesione sociale;
3) sviluppare il potenziale educativo e sociale del calcio rimarcando la necessarietà del rispetto puntuale della regolamentazione nonché dell’intervento tempestivo ed efficace degli organi di giustizia federale e del CONI in caso di inosservanza della stessa;
4) far emergere tutte le potenzialità economiche del settore anche migliorando i modelli di gestione dei club al fine di superare l’attuale tendenza allo squilibrio di bilancio che spesso impone l’adozione di provvedimenti normativi urgenti non omogenei;
tenuto conto, con riguardo agli aspetti economico-finanziari che caratterizzano il settore professionistico, che, quanto ai ricavi, essi dipendono principalmente:
– dalla commercializzazione dei diritti audiovisivi collegati alla Serie A. La relativa disciplina è dettata dal decreto legislativo 9 gennaio 2008, n. 9, sulla titolarità e la commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi e relativa ripartizione delle risorse, come modificato da successivi interventi legislativi. I ricavi dei diritti audiovisivi sono distribuiti secondo i seguenti criteri: 50 per cento in parti uguali tra i soggetti partecipanti al Campionato di Serie A; 28 per cento in base ai risultati sportivi conseguiti nel breve, medio e lungo periodo; 22 per cento in base al radicamento sociale (di cui il 5 per cento in ragione dei minuti giocati da atleti di età compresa fra i 15 e i 23 anni);
– dai trasferimenti economici derivanti dal raggiungimento di obiettivi sportivi connessi alla partecipazione a competizioni internazionali, che costituiscono una fonte di entrata significativa, specie per i club che partecipano alla Champions League (il vincitore può arrivare a percepire sino a 125 milioni di euro in una stagione);
– da eventuali plusvalenze derivanti dalla cessione dei diritti pluriennali relativi alle prestazioni sportive di calciatori;
– dalle sponsorizzazioni, limitate dal divieto di pubblicità relativa a giochi e scommesse, di cui all’articolo 9 del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 96, che, oltre a essere in alcune occasioni eluso, determina una disparità con le società calcistiche di altri Paesi che non hanno simili restrizioni;
– dal merchandising, in riferimento al quale si registra un tema di contraffazione dei prodotti che va contrastato con più efficacia;
– dalla vendita dei biglietti per assistere dal vivo alle manifestazioni sportive e da ulteriori ricavi provenienti dalla gestione degli stadi. Tali ricavi, pur costituendo un’importante fonte di introiti per le società professionistiche italiane, sono comunque inferiori rispetto a quelli delle principali realtà calcistiche europee, poiché queste ultime riescono ad attirare un maggior numero di spettatori (in ragione del maggior comfort degli stadi offerto) e sono strutture polifunzionali, in grado di offrire servizi commerciali e di intrattenimento ulteriori rispetto ai singoli eventi sportivi;
tenuto altresì conto che per quanto afferisce ai costi:
essi dipendono dalla remunerazione della forza lavoro, su cui incide in modo rilevante il costo dei calciatori come lavoratori subordinati, dai compensi riconosciuti agli agenti sportivi e ai procuratori, dalle eventuali minusvalenze derivanti dalla cessione dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive di calciatori, da ulteriori costi di gestione;
da quanto è emerso in sede di audizioni, sia il costo per il lavoro sia il peso delle commissioni riconosciute agli agenti e ai procuratori sono superiori alla media dei principali Paesi (l’Italia è superata, su entrambi i fronti, solo dalla Premier League);
considerata l’opportunità di rafforzare gli strumenti a presidio della credibilità del sistema calcio professionistico, come previsto dalle norme contenute nel decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2024, n. 106, il Ministero per lo Sport ha istituito la Commissione indipendente per la verifica dell’equilibrio economico e finanziario delle società sportive professionistiche;
considerata, nello specifico, l’esigenza di:
procedere a una rivisitazione della disciplina in materia di giustizia sportiva, al fine di assicurare la piena indipendenza della Procura e degli altri organi di giustizia endofederali rispetto agli organi federali, facendo riferimento ai principi dell’ordinamento sportivo nazionale e internazionale;
assicurare anche al settore arbitrale, che rappresenta un’eccellenza a livello internazionale, piena autonomia e indipendenza, nella direzione di un pieno riconoscimento giuridico e contrattuale del professionismo arbitrale;
promuovere opportune iniziative per favorire la sana gestione dei bilanci da parte delle società calcistiche, anche mediante l’applicazione di eventuali interventi incentivanti di carattere legislativo alle sole società che rispettano tale principio;
osservato che, con riguardo all’impiantistica sportiva, nell’ambito del ciclo di audizioni:
è emersa una condizione di particolare arretratezza degli stadi, a partire da quelli nei quali giocano le squadre di Serie A, a confronto con i principali Paesi europei;
si è rilevato che una situazione analoga interessa l’intera rete degli impianti sportivi adibiti al gioco del calcio, incluse le strutture per la formazione dei giovani e quelle dedicate allo sport amatoriale e dilettantistico, alla luce del censimento realizzato da Sport e salute SpA, in cui è stato evidenziato che una parte significativa di dette strutture risale agli anni ’70 e ’80;
è altresì emerso (sulla base del citato censimento) che la distribuzione degli impianti (nel complesso pari a quasi 80.000) non è uniforme sul territorio italiano: il 53 per cento di essi si colloca al Nord, il 20 per cento al Centro e il 27 per cento al Sud. A ciò si aggiunge che, sui 3.000 impianti non funzionanti, la maggioranza (oltre il 52 per cento) si colloca al Sud;
con specifico riferimento al calcio professionistico, è stato rilevato che la quasi totalità degli stadi (il 93 per cento) è di proprietà pubblica – quasi sempre dei comuni, salve alcune eccezioni come lo stadio Olimpico di Roma di proprietà della società Sport e salute (partecipata al 100 per cento dal Ministero dell’economia e delle finanze- e ha un’età media elevatissima (61 anni quelli utilizzati per la Serie A e 67 quelli utilizzati per la Serie B) rispetto agli altri Paesi;
valutato che risulta centrale, ai fini della sostenibilità finanziaria del sistema e nell’ottica di una crescita di medio/lungo termine del settore sportivo nel suo complesso, favorire l’ammodernamento infrastrutturale, sotto il profilo della sicurezza, dell’accessibilità per tutti, a partire dalle persone con disabilità, del comfort per gli spettatori, dell’estetica e della remuneratività della gestione delle strutture, come evidenziano le migliori esperienze internazionali nelle quali sono state realizzate strutture concepite anche come luoghi multifunzionali di intrattenimento e commerciali;
rilevato che, a tal fine, occorre anche attrarre investimenti e capitali privati per l’ammodernamento e la realizzazione degli stadi, non potendo fare affidamento solo su risorse pubbliche;
considerato altresì che, nonostante la legge 14 luglio 2023, n. 93, recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d’autore mediante le reti di comunicazione elettronica”, abbia attribuito ulteriori poteri all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) al fine di rafforzarne le funzioni per un più efficace e tempestivo contrasto delle azioni di pirateria online con riferimento a tutti gli eventi trasmessi in diretta nella rete, la pirateria audiovisiva comporta una perdita di fatturato per l’economia italiana che si stima (dati IPSOS) essere di circa 2 miliardi di euro e che questo implica una perdita di PIL che si aggira intorno agli 821 milioni di euro e una contrazione dei posti di lavoro pari a circa 11.200 unità e che la parte più rilevante della pirateria audiovisiva è legata proprio alle partite di calcio;
ritenuto infine che:
le risorse pubbliche debbano essere prioritariamente destinate a promuovere la diffusione della cultura calcistica e più in generale sportiva nella scuola e fra i giovani, affrontando le richiamate criticità;
con particolare riguardo al versante dello sport amatoriale e dilettantistico, occorre favorire la crescita del numero di praticanti perseguendo i seguenti obiettivi: migliorare la salute e il benessere della popolazione, anche al fine di liberare risorse, attualmente destinate alla cura di patologie, da destinare ad altre finalità pubbliche; promuovere l’aggregazione sociale e l’integrazione culturale innanzitutto dei giovani; favorire il superamento del disagio psichico dei giovani; contrastare la criminalità, che trova terreno fertile in presenza di fenomeni di povertà educativa e di precoce abbandono scolastico,
impegna il Governo:
– nella relazione conclusiva dell’attività svolta dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul gioco illegale e sulle disfunzioni del gioco pubblico, approvata all’unanimità nella seduta del 13 settembre 2022, si è evidenziato come, nonostante la normativa vigente, ci sia stato un aumento, soprattutto online, del gioco di azzardo anche nelle fasce dei minori e un aumento del gioco illegale nel settore delle scommesse;
– la misura ha ampiamente disatteso le aspettative del legislatore non risultando affatto efficace al contenimento dei fenomeni di ludopatia a fronte, invece, di una riduzione delle entrate per le società sportive che ha penalizzato il sistema calcio italiano rispetto al contesto europeo;
impegna infine il Governo a trasmettere alle Commissioni parlamentari di merito una relazione che dia conto delle iniziative intraprese con riguardo agli indirizzi contenuti nel presente atto entro sei mesi dalla relativa approvazione.
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