18 Aprile 2024 - 09:20

Relazione DIA: “Cresce l’interesse criminale nei confronti del gioco d’azzardo”

L’infiltrazione del settore, attraverso il collocamento capillare delle apparecchiature nel territorio, concorre alla creazione di una “rete di pressione” funzionale anche alle attività estorsive e di usura, riportando la mafia al controllo pervicace del territorio, quindi, alle attività illegali più tradizionali”.

24 Febbraio 2021

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“Quello dei giochi, è un ambito di interesse criminale crescente data l’opportunità di ottenere elevati guadagni a fronte di rischi relativamente limitati e che ben si presta quale strumento di riciclaggio. Inoltre, l’infiltrazione del settore, attraverso il collocamento capillare delle apparecchiature nel territorio, concorre alla creazione di una “rete di pressione” funzionale anche alle attività estorsive e di usura, riportando la mafia al controllo pervicace del territorio, quindi, alle attività illegali più tradizionali”.

E’ quanto si legge nella relazione semestrale della Dia relativa al primo semestre 2020.

 

 

Criminalità organizzata siciliana – I cardini intorno ai quali ruotano le attività criminali sono sempre i medesimi nel dettaglio, estorsioni ed usura, narcotraffico e gestione dello spaccio di stupefacenti , controllo del gioco d’azzardo legale ed illegale, inquinamento dell’economia dei territori, soprattutto nei settori dell’edilizia, del movimento terra, dell’approvvigionamento dei materiali inerti, dello smaltimento dei rifiuti, della produzione dell’energia, dei trasporti e dell’agricoltura. Spesso ciò si realizza attraverso l’infiltrazione o il condizionamento degli Enti locali, anche avvalendosi della complicità di politici e funzionari corrotti.

L’indagine “Mani in pasta”, conclusa nel maggio 2020, oltre a documentare l’interesse del mandamento palermitano di Resuttana, nella commercializzazione di prodotti alimentari con l’apertura di punti vendita in Lombardia, è particolarmente significativa perché costituisce aggiornata testimonianza delle mire di cosa nostra sul lucroso settore del gioco. Gli esiti investigativi hanno infatti evidenziato attività illecite della famiglia palermitana, che spaziavano dall’imposizione delle slot machines, all’organizzazione di “riffe”, al condizionamento di alcune competizioni ippiche, fino al controllo completo di alcune agenzie di scommesse nel proprio territorio.

Nel senso depone anche l’operazione “All In”, conclusa l’8 giugno 2020, che ha interessato n. 12 soggetti, molti dei quali affiliati ai mandamenti del centro di Palermo, a vario titolo ritenuti responsabili di partecipazione e concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. È stato disposto, inoltre, il sequestro preventivo di otto imprese con sede in Sicilia, Lombardia, Lazio e Campania – cinque delle quali titolari di concessioni governative rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per la raccolta di giochi e scommesse sportive – nonché di nove agenzie scommesse ubicate a Palermo, Napoli ed in provincia di Salerno. Un ambito, quello dei giochi, di interesse criminale crescente data l’opportunità di ottenere elevati guadagni a fronte di rischi relativamente limitati e che ben si presta quale strumento di riciclaggio. Inoltre, l’infiltrazione del settore, attraverso il collocamento capillare delle apparecchiature nel territorio, concorre alla creazione di una “rete di pressione” funzionale anche alle attività estorsive e di usura, riportando la mafia al controllo pervicace del territorio, quindi, alle attività illegali più tradizionali.

La seconda è l’indagine “Mani in pasta”, conclusa dalla Guardia di finanza, il 12 maggio 2020, con n. 91 arresti tra Palermo e Milano, ponendone in luce gli investimenti criminali in un ampio “paniere” di iniziative volte al riciclaggio ed al reinvestimento. Queste ultime spaziavano dall’infiltrazione nel settore dei giochi (di cui si argomenterà più avanti), a quella negli appalti e nelle commesse sui lavori eseguiti nei cantieri navali di Palermo, nello smaltimento dei rifiuti e nelle attività del locale mercato ortofrutticolo. Sono, inoltre, state documentate ulteriori condotte delittuose finalizzate all’infiltrazione nell’economia legale, attraverso l’acquisizione e/o la costituzione di attività commerciali nel campo della torrefazione e della commercializzazione del caffè, ma anche di bar, supermercati, macellerie, in tutto il territorio nazionale e, in particolare, a Palermo e Milano.

L’operazione “Mani in pasta” è, d’altro canto, particolarmente significativa perché costituisce un’aggiornata testimonianza dell’interesse di cosa nostra per il lucroso settore del gioco. Gli esiti investigativi hanno infatti evidenziato, attività illecite collegate alle scommesse on line e alle slot machines, le cui apparecchiature venivano imposte dall’organizzazione stabilendo il compenso spettante alla consorteria mafiosa. Le slot “irregolari” e “in nero”, installate presso alcuni esercizi commerciali, erano totalmente svincolate dai circuiti ufficiali monitorati dai Monopoli di Stato e gli incassi finivano integralmente alla famiglia mafiosa fruttando notevoli introiti. In ciò soccorrono, tra l’altro, l’evoluzione tecnologica e la globalizzazione che forniscono grandi opportunità di “lavaggio dei capitali illeciti” e di ulteriore arricchimento, derivanti da un’offerta di scommesse illegali proposte tramite il web, strumento che garantisce anonimato e una difficile tracciabilità dei flussi di denaro.

 

Nel senso, depone anche l’operazione “All In”, conclusa dalla Guardia di finanza l’8 giugno 2020, che ha colpito n. 12 soggetti, molti dei quali affiliati ai mandamenti cittadini del centro di Palermo, a vario titolo ritenuti responsabili di partecipazione e concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. È stato disposto, inoltre, il sequestro preventivo dell’intero capitale sociale e del complesso aziendale di n. 8 imprese (con sede in Sicilia, Lombardia, Lazio e Campania – 5 delle quali titolari di concessioni governative rilasciate dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la raccolta di giochi e scommesse sportive) e di n. 9 agenzie scommesse (ubicate a Palermo, Napoli ed in provincia di Salerno), per un valore complessivo stimato in circa 40 milioni di euro. Nel corso delle indagini sono anche stati monitorati diversi summit mafiosi, ai quali hanno partecipato soggetti apicali di vari mandamenti palermitani, tutti interessati al business. In particolare, uno degli indagati, “…svolgendo la funzione di “garante” e “collettore” degli interessi patrimoniali di cosa nostra nelle attività economiche che fanno capo al gruppo imprenditoriale di omissis – sia in riferimento alla rete di raccolta collegata a diritti e concessioni governative sia alla raccolta di giochi e scommesse illegale – contribuiva in tal modo a rafforzare la capacità di controllo economico-territoriale delle famiglie mafiose ….”. Più nello specifico, il soggetto promuoveva “…iniziative finalizzate all’apertura di agenzie e corner – operanti nel settore dei giochi e delle scommesse”, riconducibili ad un gruppo imprenditoriale contiguo alla famiglia di ….. L’appartenenza degli indagati alle famiglie di ….. conferma, quindi e ancora una volta, la trasversalità dell’interesse dell’organizzazione criminale per il settore dei giochi e delle scommesse.

Altra aggiornata testimonianza è costituita dall’operazione “Jackpot”, dell’11 febbraio 2020 condotta dai Carabinieri di Roma, che ha consentito di smantellare un’organizzazione criminale, capeggiata e in ampia parte costituita da agrigentini, che imponeva “….mediante violenza e minaccia, implicita ed esplicita, esercitando pressioni e minacce nei confronti dei concorrenti…” i propri apparati da gioco ad alcune sale giochi di Roma nord “….al fine di garantire gli interessi economici dell’organizzazione stessa ed acquisire una condizione di monopolio nella conduzione del gioco d’azzardo nell’area di Roma Nord…”. Inoltre, è stato disvelato un circuito di giochi “parallelo” a quello legale dove l’attività investigativa ha ricostruito i rapporti esistenti tra il vertice della predetta organizzazione ed altre consorterie criminali, anch’esse di tipo mafioso, operative nel territorio capitolino quali: il clan Senese, di origine campana; il gruppo romano dei Gambacurta; il clan Triassi di cosa nostra originario di Cattolica Eraclea (AG) e trapiantato ad Ostia (RM).

 

Criminalità organizzata campana – Danneggiamenti mediante attentati dinamitardi o incendiari ai danni di imprenditori, estorsioni, narcotraffico anche internazionale, controllo del gioco d’azzardo, gestione e imposizione di apparecchi da gioco di genere vietato, riciclaggio e interposizione fittizia di persone nell’esercizio dell’impresa, infiltrazione negli appalti, sono solo alcuni dei tipici indicatori che danno conto della nefasta presenza associativa di tipo camorristico nel salernitano.

Pugliese e lucana – Al riguardo, risultano emblematiche le due importanti operazioni “Final Blow” e “Dirty slot”, concluse nel semestre in provincia di Lecce. La prima ha disarticolato il clan PEPE e ha fatto emergere come la consorteria si sia infiltrata abilmente nel tessuto economico e imprenditoriale mirando a un “pacifico equilibrio” piegando alle proprie logiche anche soggetti apparentemente estranei all’associazione, così come imprenditori che hanno assunto fittiziamente nella loro azienda affiliati e/o “seconde file” dei clan in cambio di “protezione”. La seconda ha riguardato, tra gli altri, due fratelli imprenditori, ritenuti responsabili di concorso esterno all’associazione mafiosa Sacra corona unita operante nelle provincie di Lecce, Brindisi e Taranto. Gli indagati si sarebbero avvalsi della protezione e della forza intimidatoria di esponenti dei clan corrispondendo in cambio “alle singole organizzazioni criminali un introito fisso o calcolato a percentuale sui guadagni, in tal modo fornendo un apprezzabile contributo, in termini di mantenimento e rafforzamento, alle strutture criminali interessate all’accordo, che acquistavano, così, consistenti liquidità economiche e il controllo del settore economico costituito dal mercato del gioco d’azzardo sia legale che illegale”. Ai germani il provvedimento cautelare ha contestato anche l’intestazione fittizia delle quote di diverse società, tutte operanti nel mondo del gioco e delle scommesse, attraverso le quali veniva svolta l’attività imprenditoriale di cui mantenevano, a tutti gli effetti, disponibilità e controllo. Peraltro lo specifico comparto del gaming, nel semestre, è stato al centro di più attività investigative, dimostrandosi, per le possibilità di riciclaggio e in quanto moltiplicatore di capitale, uno dei campi nel quale convergono i maggiori interessi criminali.

L’operazione “Scommessa” (del novembre 2018) aveva confermato il pieno coinvolgimento dei clan baresi nel settore, evidenziando l’evoluzione di una costola del clan CAPRIATI in un’autentica holding, in grado di riciclare fiumi di denaro sporco derivante dal gioco d’azzardo, gestito a livello internazionale, utilizzando sofisticati strumenti finanziari e tecnologici. Sempre a Bari, un’indagine – nel cui ambito il 9 gennaio 2020 sono state eseguite misure cautelari nei confronti di n. 36 soggetti legati alle principali cosche del capoluogo – ha dimostrato come i sodalizi avessero suddiviso il territorio barese in zone di influenza, reciprocamente rispettate, per acquisire in modo esclusivo e monopolistico la gestione e il controllo della distribuzione delle apparecchiature.

Scendendo nel dettaglio delle attività illecite dei sodalizi baresi, come già rilevato nel Focus “Mafia & Giochi”, pubblicato nella precedente Relazione Semestrale, complesse inchieste giudiziarie hanno evidenziato il considerevole volume di affari che ruota intorno al mondo del gaming, forte stimolo per l’anima manageriale di molti boss dei vari clan locali tanto da rinsaldarne i rapporti. Infatti, proprio l’esercizio di un condiviso know-how nello specifico settore dei giochi illeciti, ha portato le organizzazioni criminali più attive nel territorio di Bari ad attuare strategie di interazione criminale anche con la ‘ndrangheta e la mafia siciliana. Tale assunto trova riscontro negli esiti della già ricordata inchiesta “Scommessa”, del novembre 2018, che ha fatto luce su una vera e propria alleanza tra consorterie pugliesi, calabresi e siciliane, finalizzata alla gestione delle scommesse illegali. È emerso, così, che le organizzazioni mafiose si suddividevano il territorio in zone di influenza ove attuavano affari illeciti tali da attrarre nelle loro casse milioni di euro in seguito riciclati attraverso complesse triangolazioni societarie e bancarie. Nel semestre, l’operazione “Gaming Machine”, conclusa il 9 gennaio 2020 dalla Guardia di finanza, ha messo in luce la poliedrica e redditizia realtà delle tecniche di infiltrazione mafiosa nel settore dei giochi. L’indagine è scaturita da una coraggiosa denuncia per usura ed estorsione sporta da un soggetto vessato dalle pressanti richieste e violente minacce ad opera di un imprenditore del settore che, forte della sua vicinanza al predetto clan, nonché anello di congiunzione tra quest’ultimo e i sodalizi , imponeva i propri dispositivi da gioco nei centri scommesse, assicurando, così, il pagamento delle somme di danaro da destinare alle casse dei clan mafiosi. Nello specifico, peraltro, è emerso che le organizzazioni mafiose si suddividevano il territorio in zone di influenza, reciprocamente rispettate, per acquisire in modo esclusivo e monopolistico la gestione ed il controllo della distribuzione delle apparecchiature. Contestualmente, è stato disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca dei beni nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di 7 milioni e 500 mila euro.

 

Proprio il business dei giochi rappresenta uno dei settori prediletti anche per i clan della provincia di Barletta Adria Trani , come ad esempio quello dei COLUCCIA di Noha di Galatina che, sebbene più volte scompaginato dalle inchieste degli ultimi anni e in ultimo indebolito dalla collaborazione con la giustizia di un suo noto esponente, si è mostrato particolarmente interessato a infiltrare l’economia legale. È del 22 gennaio 2020 l’inchiesta “Dirty slot”, conclusa dalla Guardia di finanza di Lecce, che ha individuato un sistema economico illecito dei gaming avente a oggetto l’organizzazione e la gestione del gioco d’azzardo anche a distanza. Secondo quanto emerso dall’operazione, il sodalizio, legato non solo ai COLUCCIA ma anche ad alcune frange brindisine della sacra corona unita, gestiva un enorme giro d’affari nel settore delle slot e nella raccolta di scommesse di eventi sportivi fatte confluire sulle piattaforme informatiche di bookmaker esteri privi di concessione statale. Nel dettaglio, il sodalizio di Noha di Galatina è “risultato avere una cointeressenza nelle imprese … partecipando agli utili economici da esse prodotti nel mercato del gaming”. È emerso che gli indagati esercitavano il gioco d’azzardo consumando reati di frode informatica con il contributo dei titolari di esercizi commerciali presso i quali venivano installati i dispositivi elettronici, nonché attraverso la costituzione di aziende “satellite” intestate a prestanome ai quali imputavano le eventuali contestazioni amministrative e penali dissimulando il loro diretto coinvolgimento. Dalle evidenze investigative acquisite, inoltre, è risultato il trasferimento del denaro provento dell’attività illecita presso conti correnti accesi in alcune banche della Repubblica di San Marino. Sulla base delle indagini espletate, che hanno portato al sequestro preventivo di beni per un valore di oltre 7 milioni di euro, il Prefetto di Lecce ha emesso numerose interdittive antimafia a carico di società e ditte operative nelle attività di video-giochi e scommesse.

 

In tale contesto, rilevano le riflessioni del Questore di Lecce, Andrea Valentino: “…È importante, in prospettiva, porre attenzione in modo costante all’ambito aziendale e commerciale della provincia, ovviamente interessato dalle ripercussioni determinate dall’adozione dei provvedimenti governativi per fronteggiare l’emergenza Covid-19. È fondamentale monitorare continuamente la situazione, non solo sviluppando al massimo l’attività informativa, soprattutto tenendo contatti con le associazioni di categoria, ma anche elaborando ogni possibile notizia che dovesse emergere dalle abituali attività investigative, in modo da poter cogliere immediatamente quei cambiamenti o altri alert che possono celare interventi della criminalità organizzata pronta a cogliere le difficoltà del momento di imprenditori e commercianti…”.

 

TERRITORIO NAZIONALE – Un ulteriore settore che ha fatto registrare l’operatività, spesso congiunta, di più matrici criminali, è quello del controllo del gioco d’azzardo lecito ed illecito che rappresenta, soprattutto a Roma e provincia, un’importante opportunità di guadagno. Nel semestre, ne costituisce conferma l’operazione “Jackpot”, conclusa l’11 febbraio e più ampiamente descritta nel paragrafo dedicato alla provincia capitolina.

In Piemonte, da tempo alcune famiglie mafiose sono riuscite ad inserirsi nei settori dell’edilizia e del movimento terra, nonché nella gestione delle attività connesse al gioco e alle scommesse. Significativa in proposito l’operazione “Mani in pasta”, eseguita il 12 maggio 2020.

In Liguria, gli interessi mafiosi e la necessità di riciclare i proventi illeciti interessano anche altri settori, come la ristorazione, le strutture alberghiere e le società di gioco e scommesse, più esposte rispetto al passato per la stagnazione dell’economia ligure degli ultimi anni.

Per quanto concerne, invece, il controllo dei giochi e delle scommesse clandestine da parte della criminalità si evidenzia che, nel semestre, società operanti nel campo delle slot machine sono state interessate da interdittive antimafia disposte dal Prefetto di Milano. Sul versante giudiziario l’inchiesta “All in” conclusa dalla Guardia di finanza di Palermo, l’8 giugno 2020, ha evidenziato l’interesse delle famiglie palermitane nella gestione di centri scommesse, con sedi anche a Milano.

In Umbria, l’operazione “’Ndrangames” (2017) aveva mostrato, nella provincia perugina, un attivismo nel settore del gioco illegale e del riciclaggio collegato alla ‘ndrangheta del crotonese.

In Molise, i settori economici prevalentemente interessati dalle infiltrazioni criminali sono la ristorazione, la gestione di locali notturni e sale giochi, le attività connesse con l’edilizia, l’acquisizione di attività commerciali, nonché con la produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua.

 

CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA ALL’ESTERO E RELAZIONI INTERNAZIONALI

Un altro settore di elezione, favorito dall’evoluzione tecnologica delle condotte mafiose, è il cosiddetto betting nel campo delle scommesse on line che assicura ingenti ricavi e permette di riciclare il denaro, a fronte di un rischio criminale contenuto. Allocando all’estero le piattaforme di gioco gli imprenditori eludono la stringente normativa italiana in materia fiscale ed antimafia. Al riguardo, si precisa come molte indagini abbiano evidenziato un’anomala concentrazione di operatori del genere e di server in paesi off-shore generalmente a fiscalità privilegiata. Il predetto settore transnazionale illecito e l’utilizzo delle criptovalute (segnatamente il Bitcoin) impongono strategie di contrasto che non possono prescindere dal monitoraggio delle operazioni finanziarie e dei trasferimenti di denaro, da e per l’estero, ovvero estero su estero, indispensabili per sviluppare inchieste incisive nella lotta al riciclaggio e al reimpiego di capitali illeciti che rappresentano i maggiori fattori di inquinamento e di alterazione dei mercati e della finanza.

Austria – L’interesse ancora attuale della criminalità organizzata italiana verso il territorio austriaco emerge dall’operazione “Jackpot”  della DDA di Roma, conclusa l’11 febbraio 2020 con l’identificazione di un pregiudicato, già in passato appartenuto alla banda della Magliana, che aveva costituito un’associazione per delinquere dedita al gioco illegale on-line e alla raccolta di denaro nell’ambito delle scommesse clandestine, con ramificazioni anche in Austria e in Spagna per il successivo riciclaggio del denaro.

Malta – Le procedure semplificate previste dal diritto societario dello Stato di Malta hanno indirettamente originato opportunità per le mafie italiane di riciclare ingenti capitali. Ciò è avvenuto, negli ultimi anni, e segnatamente nel settore del gioco d’azzardo e delle scommesse. In tale ambito le attività investigative hanno evidenziato il dinamismo della ‘ndrangheta quale matrice mafiosa maggiorente interessata a cogliere le predette occasioni, in grado di offrire la possibilità di realizzare notevoli guadagli illeciti a fronte di un ridotto rischio. Del resto, anche la mafia palermitana non disdegna investimenti nelle attività degli online gaming, mentre altri gruppi criminali della Sicilia orientale hanno reindirizzato i loro interessi, infiltrando l’economia legale maltese ovvero inserendosi nel mercato illecito di idrocarburi.

 

 

 

 

 

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