Si è tenuto quest’oggi l’incontro dal titolo “Giochi pubblici: il punto sul percorso di qualificazione e sicurezza dei punti vendita”, organizzato da EGP – Federazione Italiana Pubblici Esercizi. Un’importante occasione
Si è tenuto quest’oggi l’incontro dal titolo “Giochi pubblici: il punto sul percorso di qualificazione e sicurezza dei punti vendita”, organizzato da EGP – Federazione Italiana Pubblici Esercizi. Un’importante occasione di confronto sulle dinamiche del settore del gioco regolamentato, con particolare attenzione all’evoluzione del mercato, alla qualificazione dei punti vendita e alle necessarie riforme normative per garantire sicurezza e trasparenza.
“Analizzando l’andamento del mercato regolamentato dal 2018 a oggi – ha dichiarato il presidente EGP Fipe, Emmanuele Cangianelli – notiamo un incremento del 13% nella spesa dei giocatori, nonostante le variazioni nella distribuzione dei ricavi tra i vari segmenti. Il gioco online ha registrato una crescita del 200%, il bingo è rimasto stabile, mentre il comparto lotterie e le scommesse si sono consolidati grazie all’apporto delle scommesse virtuali. Al contrario, il segmento degli apparecchi da gioco ha subito una contrazione del 20%.
Attualmente, il numero totale di punti vendita di giochi pubblici riconducibili ai pubblici esercizi è pari a 80.000. Tra questi, i Gratta e Vinci sono il prodotto più diffuso, con 53.000 punti vendita, seguiti dai 30.000 punti del Lotto e Superenalotto. I rivenditori di generi di monopolio con AWP sono poco più di 10.000, i punti scommesse sono 9500 mentre le sale specializzate ammontano a 4.400. I PVR attivi sono indicativamente 13.000. Va detto che dall’anno scorso a quest’anno si sono perse alcune migliaia di punti vendita generalisti, bar o altre attività non specializzate nei giochi.
Dal 2024 è stata introdotta la categorizzazione anche dei punti vendita ricarica per il gioco online. Secondo i primi dati, su oltre 24.000 registrazioni all’albo istituito da ADM, più di 13.000 sono riconducibili a pubblici esercizi. Tra questi, il 54% riguarda attività non specializzate, mentre il 46% fa riferimento a sale dedicate che offrono anche servizi di ricarica.
Le sale specializzate e i punti generalisti hanno contribuito al 46% della spesa nei diversi giochi, contribuendo ad oltre il 53% del gettito, ma hanno meno del 43% dei margini del settore.
È urgente un riordino normativo per superare le disparità territoriali causate da regolamenti locali su distanziometri e limiti orari, che non hanno portato benefici concreti nella lotta alle dipendenze. Infatti, la spesa nel gioco è rimasta invariata e non si rilevano riduzioni significative dei soggetti affetti da dipendenza.
Un altro aspetto critico è la diversificazione della pressione fiscale sui diversi giochi e l’assenza di una razionalizzazione normativa che frena gli investimenti e limita la digitalizzazione degli esercizi. Questo si riflette anche nella gestione dei pagamenti, dove la normativa attuale non è allineata alle esigenze dei consumatori.
Chiediamo quindi una più chiara riconoscibilità dei punti vendita in concessione, oggi garantita solo alle sale bingo. I punti gioco dei concessionari devono essere immediatamente riconosciuti, e servono interventi mirati sulla qualificazione e sicurezza del settore. È necessario introdurre modalità di autoesclusione anche nei punti vendita e adottare apparecchi di nuova generazione in grado di filtrare i soggetti vulnerabili. Queste innovazioni potrebbero facilitare anche una revisione della fiscalità, favorendo nuove dinamiche competitive e l’integrazione della moneta elettronica.
Tutto questo richiede interventi normativi nazionali urgenti, che ci aspettiamo possano essere introdotti con l’atteso riordino del settore.” ha affermato Cangianelli.
Riduzione degli introiti per gli apparecchi da gioco: “Negli ultimi anni, il settore AWP ha subito ben otto aumenti della tassazione, portando la pressione fiscale al 68%. Inoltre, la riduzione del numero di apparecchi imposta per legge nel 2018 ha avuto un impatto significativo anche sul numero di punti vendita.
L’aumento della tassazione ha ridotto le somme puntate, incidendo anche sulla percentuale del montepremi (payout). Oggi, un giocatore che dispone di uno smartphone può accedere nello stesso punto vendita a un gioco con un payout del 95%, mentre nelle sale fisiche il payout si ferma al 65%. Questa disparità ha spinto i giocatori verso l’online e ha generato nuove esigenze legate ai pagamenti digitali, per le quali è necessaria una regolamentazione adeguata”.
Qualificazione dei punti gioco: “FIPE – ha spiegato Cangianelli – ritiene che il gioco debba essere commercializzato esclusivamente attraverso punti vendita e personale qualificato. Per questo, il processo di qualificazione previsto nella delega fiscale dovrà tradursi in standard chiari per le future concessioni, includendo:
Formazione obbligatoria del personale;
Standard organizzativi per gli spazi dedicati;
Sistemi di videosorveglianza;
Ruolo attivo di esercenti e operatori nella gestione del gioco responsabile.
Nel periodo transitorio di passaggio verso le nuove concessioni, tutti i punti vendita dovranno essere certificati se operano in rapporto con un concessionario. Non dovrebbero esistere punti non certificati una volta concluso il processo.
Infine, con strumenti di accesso efficaci che impediscano l’ingresso ai minori, ha ancora senso parlare di distanziometri e tessera sanitaria? È il momento di puntare su un sistema realmente qualificato e sicuro, senza misure ormai superate dall’innovazione tecnologica”.
PressGiochi