28 Marzo 2024 - 21:45

Pure FIFA20 è diventato un gioco d’azzardo?

La psicosi da gioco d’azzardo ha colpito persino il celebratissimo manageriale di football FIFA20. Per fortuna, stavolta, l’Italia non c’entra nulla, in quanto la querelle è sorta in Francia, da

06 Febbraio 2020

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La psicosi da gioco d’azzardo ha colpito persino il celebratissimo manageriale di football FIFA20. Per fortuna, stavolta, l’Italia non c’entra nulla, in quanto la querelle è sorta in Francia, da parte di due avvocati parigini. I quali, evidentemente, sono a caccia di pubblicità (e proprio per questo non ne citiamo i nomi), in quanto, codici alla mano, hanno preso una cantonata bella e grossa.

In pratica, essi sostengono che FIFA20, ed in particolare la versione online denominata FUT, costituisca una istigazione al gioco d’azzardo, grave soprattutto perché il gioco coinvolge tanti minorenni, in quanto il sistema prevede l’acquisto di pacchetti per migliorare le prestazioni della propria squadra (ad esempio, per comprare 12.000 crediti, fut point, ci vogliono circa 80 euro).

Ebbene, se da un lato concordiamo col dire che è del tutto disdicevole che la EASport, produttrice di FIFA20, abbia alimentato a dismisura questa sorta di mercato complementare, soprattutto tenendo conto che sulle console non viene esercitato alcun controllo parentale, dall’altro accostare tale operazione al gioco d’azzardo vero e proprio – più precisamente, come dicono gli avvocati, alle scommesse – è una forzatura bella e buona.

Ben sappiamo che in Francia la definizione codicistica del jeux de hasard è pressoccheè identica alla nostra: Est un jeu de hasard un jeu payant où le hasard prédomine sur l’habileté et les combinaisons de l’intelligence pour l’obtention d’un gain.

Come si nota, anche qui devono concorrere i due elementi dell’alea (predominante sull’abilità, combinata con l’intelligenza) e del fine di lucro.

FIFA20, invece, di aleatorio non ha proprio nulla, e già questo basterebbe a porlo in salvo. C’è però la questione dei premi. Nelle Challenge Series su PS4, mentre le prime due fasi prevedono compensi “virtuali” (add-on e punti FIFA), nella terza, a cui accedono i primi 64 classificati, sono contemplati anche premi in denaro (dollari) fino all’8° posto.

Va da se che l’accesso alla terza fase dovrebbe essere proibita ai minorenni e in tutte le giurisdizioni dove la circolazione di denaro in attività di gioco è del tutto esclusa. D’altra parte, lo ribadiamo, se la discussione verte sui principi penalistici – come i due avvocati parigini vorrebbero fare – allora si prospetta per loro un bel buco nell’acqua.

Alla fin dei conti, non si può trattare di istigazione al gioco d’azzardo, ma tuttalpiù all’acquisto, magari non voluto in partenza. Qui però scendiamo su un terreno piuttosto scivoloso, perché in tanti settori commerciali (vedi telefonia e pay TV) si tende a convincere l’utente a spendere molto di più rispetto a quanto aveva intenzione di fare alla sottoscrizione dei contratti iniziali.

Ampliando la riflessione sui videogiochi, poi, bisognerebbe rivalutare tutta la situazione degli Esports, in quanto non vi sono regole sull’età dei partecipanti e i premi in palio nei maggiori tornei sono di assoluta rilevanza, tanto da configurare questa attività come professionistica.

 

MC – PressGiochi