28 Marzo 2024 - 20:26

Puglia. Agisco: “Emiliano ha il dovere di salvaguardare 6.000 imprese e 20.000 lavoratori che offrono gioco legale”

“Apprendiamo che la Giunta regionale pugliese è contraria alla proroga dell’entrata in vigore – per le attività già esistenti al momento dell’approvazione – della legge regionale pugliese contro il gioco

17 Ottobre 2018

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“Apprendiamo che la Giunta regionale pugliese è contraria alla proroga dell’entrata in vigore – per le attività già esistenti al momento dell’approvazione – della legge regionale pugliese contro il gioco patologico d’azzardo, con particolare riferimento alla norma che prevede la distanza minima di 500 metri tra gli esercizi di giochi e scommesse e i cosiddetti luoghi sensibili”.

 

Come afferma l’associazione Agisco: “La Commissione sanità del Consiglio regionale che qualche settimana fa aveva approvato la proposta di proroga avrebbe “compiuto un errore”, secondo l’assessore competente. Noi pensiamo che un errore lo stia commettendo la Giunta regionale. Un errore molto grave. La lotta al gioco patologico d’azzardo è sacrosanta. Che, però, il “distanziometro” sia uno strumento adeguato a questo fine è un abbaglio tanto macroscopico quanto evidentemente difficile da ammettere.

 

Lo ha affermato in una relazione di consulenza tecnica d’ufficio per il Consiglio di Stato, che sta giudicando sulla legittimità di una analoga normativa della provincia di Bolzano, il prof. Cesare Pozzi, docente di Economia dell’impresa, della concorrenza e dei mercati globali, presso l’Università ‘LUISS Guido Carli’ di Roma. Ha dovuto riconoscerlo la Regione Abruzzo che ha prorogato al 2020 l’attuazione della corrispondente legge regionale – originariamente prevista per il 21 novembre 2018 – che pure prevedeva una normativa in materia di distanze. L’ha fatto la Regione Liguria che ha sospeso la propria normativa in attesa di una normativa nazionale organica; lo hanno fatto numerose altre Regioni, tra le quali la Lombardia e la Toscana,  che hanno limitato gli effetti del distanziometro solo alle nuove aperture, e non a quelle già esistenti, integrando i divieti alle fasce orarie di accensione di Slot e Vlt.

 

Se il distanziometro è un mezzo inutile rispetto agli obiettivi che pretenderebbe di raggiungere, ciò però non toglie che avrà, comunque, effetti concreti di altro tipo. Effetti dannosi.

Abbiamo letto che il no alla proroga rappresenterebbe “una vittoria di tante famiglie pugliesi”. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano le famiglie delle 20.000 persone occupate in questo comparto che, senza la proroga, perderanno il proprio posto di lavoro.

 

 

Questo non è il solo “effetto collaterale” a breve termine dell’entrata in vigore di questa legge così com’è. Ve ne sono tanti altri. Per esempio, lo smantellamento della rete legale dei concessionari di giochi e scommesse significherebbe, senza alcuna forzatura, lasciare campo aperto alla criminalità organizzata in un settore storicamente nelle mire delle mafie. Perché, per quanto pochi lo sappiano e ancor meno si preoccupino di affermarlo, i concessionari di Stato sono autentici presidi di legalità sul territorio in un campo così nevralgico. E quello che, con loro, scomparirebbe grazie a questa norma irrazionale sarebbe solo il mercato legale dei giochi e delle scommesse. Resterebbe in vita quello illegale, nel quale gli utenti non avrebbero alcuna tutela, specie quelli “critici”.

 

L’auspicio di tutti gli operatori del settore, imprenditori e lavoratori, è uno solo: che nei pochi giorni che ci separano dalla votazione decisiva del Consiglio regionale sulla proposta di proroga, i decisori politici, specie quelli di governo, provino a conoscere in maniera un po’ più approfondita la questione specifica sulla quale adotteranno un provvedimento così importante; che riescano a sottrarsi alle tentazioni demagogiche che in questo settore sono dilaganti e particolarmente dannose, specie per i soggetti più deboli; che ascoltino anche gli addetti ai lavori, quelli che con il loro lavoro, nei rispettivi ruoli, danno vita alle 6.000 imprese operanti in Puglia in questo settore.

E’ un obbligo istituzionale per il legislatore, – conclude Agisco – è un diritto democratico per questi cittadini, imprenditori e lavoratori”.

 

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