24 Aprile 2024 - 08:05

Minori in sala. Pucci (Astro): “Servono criteri selettivi, molti imprenditori inadeguati”

“Apprendere che una sala – secondo la legge un luogo inaccessibile per i minori – consenta l’ingresso e il gioco a una ragazzina di dodici anni, non fa male soltanto

13 Dicembre 2018

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“Apprendere che una sala – secondo la legge un luogo inaccessibile per i minori – consenta l’ingresso e il gioco a una ragazzina di dodici anni, non fa male soltanto agli stessi minori, alle loro famiglie e ai territori che ci ospitano, ma a tutto il settore legale che cerca di rispettare le regole imposte dallo Stato. E’ inutile – afferma Massimiliano Pucci, presidente di Astro – che si vada nelle scuole a fare prevenzione, è inutile organizzare corsi di formazione se poi l’intero movimento del gioco lecito viene compromesso nella sua credibilità e affidabilità da notizie di questo genere”. Questo il commento di Massimiliano Pucci, Presidente di As.tro, alla notizia di cronaca circolata nelle ultime ore relativa alla multa e alla sospensione della licenza per un gestore di una sala di Gallarate, in provincia di Varese, in cui è stata sorpresa una dodicenne intenta a giocare a una slot machine.

“Il problema va al di là del fatto di cronaca in sé: la verità è che molte sale sono gestite da persone non formate in maniera adeguata. La riforma del settore non può e non deve passare esclusivamente dalla riforma di un singolo prodotto, ma deve agire a 360 gradi, partendo da una selezione accurata e una formazione adeguata degli addetti ai lavori”, prosegue Pucci.

 

“Prima di parlare dei rischi legati a un singolo prodotto, o di misure adottate dalle Istituzioni locali, come distanziometri e fasce orarie, a nostro avviso inefficaci per prevenire i rischi legati alla ludopatia, bisogna mettere in discussione una parte di questo settore che non è legittimata a svolgere un lavoro così delicato”, spiega ancora Pucci.  “Dobbiamo agire su chi gestisce una sala, spiegando che far giocare un dodicenne – oltre che costituire un reato – non può che legittimare le spinte abolizioniste di chi crede che il gioco sia un male sociale”, conclude il Presidente di As.tro.

 

PressGiochi