29 Marzo 2024 - 10:52

Matteo Iori lascia la presidenza della Papa Giovanni XXIII Onlus: “Continuerò ad occuparmi di gioco d’azzardo”

«Sono presidente dal 1999 e nonostante non sia semplice per me e per i miei vissuti, rimarrò coerente con gli impegni presi». Il dado è tratto. E la decisione è

21 Marzo 2019

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«Sono presidente dal 1999 e nonostante non sia semplice per me e per i miei vissuti, rimarrò coerente con gli impegni presi». Il dado è tratto. E la decisione è presa. Matteo Iori, volto storico del Centro Sociale Papa Giovanni XXIII Onlus, ha infatti deciso di lasciare al presidenza della storica cooperativa sociale, nata nel 1977 e da sempre in prima linea sulle problematiche legate alle dipendenze patologiche e alle varie forme di disagio sociale.

«Nel 2015 – spiega Iori a Gazzettadireggio – partecipai a un incontro a Spello nel quale la formatrice sottolineava le difficoltà della cooperazione nel creare ricambio generazionale e diceva che le poche organizzazioni illuminate erano quelle in cui chi le presiedeva da tempo riusciva a farsi da parte e dare davvero spazio a persone nuove e più giovani. In quel momento cominciai a maturare l’idea che divenne ufficiale nel 2017 quando, durante il 40esimo anniversario della Papa Giovanni, dissi che era il mio ultimo mandato e che dopo 20 anni di presidenza mi sarei dimesso. E così sarà».

«Riassumere un lavoro di 20 anni è davvero difficile, ma di certo sono stati anni intensi e pieni di grandi risultati; non solo per la crescita della cooperativa, che da una ventina di persone assunte è diventata una realtà con circa 190 dipendenti, ma soprattutto per aver contribuito a costruire una realtà attenta alle tematiche sociali, con un ventaglio di progetti che spaziano dai tossicodipendenti ai pazienti psichiatrici, da persone con disabilità ai migranti, dai senza fissa dimora ai giocatori d’azzardo, dal lavoro con gli adolescenti all’accoglienza protetta di donne sole o con figli, ad altro ancora».

«Vado fiero dei progetti che siamo riusciti a costruire in modo innovativo anche quando eravamo i soli a capirne l’importanza: come è accaduto per gli interventi sull’azzardo, per i quali siamo diventati riferimento nazionale, ma anche con altri progetti minori. Vado fiero per essere riuscito, in alcune occasioni, a fare la differenza: stimolando la politica nel fare scelte che si sono poi rivelate determinanti per tante persone.

Vado fiero del fatto che la Papa Giovanni non si sia mai accontentata di gestire progetti ma abbia sempre cercato di essere un ente che cerca di influire nelle scelte politiche locali e nazionali per migliorare la società. Vado fiero dei colleghi e del clima che siamo riusciti a costruire alla Papa Giovanni, di grande collaborazione e di grande fiducia con tutti i colleghi, di vicinanza e rispetto reciproco, in cui la cooperativa non è mai stata vissuta dai dipendenti come una “controparte” ma piuttosto come una realtà accogliente e rispettosa dei bisogni di tutti.

Il fatto che con così tanti dipendenti nessuno abbia mai sentito la necessità di chiedere una rappresentanza sindacale per il rispetto dei propri diritti, credo che dimostri un’attenzione alle persone di cui poter essere fieri. Mi pento invece di non essere riuscito sempre a cogliere tutte le opportunità che mi venivano date per cambiare le cose. In questi anni ho avuto, e ho ancora, ruoli importanti di rappresentanza a livello locale e nazionale e di conseguenza anche parecchio potere e parecchie opportunità; non sempre sono riuscito a utilizzarle in tutta la loro potenzialità per cambiare le cose, o per limiti miei, o per stanchezza, o per avere rinunciato troppo presto o per non avere neppure visto alcune opportunità. Come ho spiegato una volta a mio figlio, usando la frase di Stan Lee, “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” e quindi più hai potere di cambiare le cose, più è tua responsabilità se non sei in grado di farlo».

Cosa farà dopo le dimissioni?

«Di certo non mi annoierò, oltre a essere presidente della Papa Giovanni sono presidente di altre realtà: sono presidente del ConaGGa, coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo, presidente del Cea, coordinamento regionale di tutte le comunità terapeutiche per tossicodipendenti, referente nazionale per il tema delle dipendenze e delle vulnerabilità del Cnca, che è il più grande coordinamento italiano di strutture di accoglienza e ho anche qualche altra “giacca”, quindi non temo di annoiarmi. Anche se, visto che tutti questi impegni sono svolti in modo totalmente gratuito, il mio unico vero lavoro è come dirigente del settore organizzazione e sviluppo della Papa Giovanni, cosa che forse continuerò a fare se il nuovo presidente lo vorrà».

Si vocifera di una possibile candidatura, dopo l’esperienza di 0522 Reggio chiama Matteo. È così? Pensa che, visto il panorama politico attuale, sia necessario un impegno politico?

«Il panorama politico nazionale e le sue ricadute sul livello locale mi preoccupano molto. Già nel 2014 mi ero reso disponibile a guidare una coalizione civica di centro sinistra; quest’anno non ho intenzione di costruire una lista analoga ma non nascondo il fatto che se qualcuno, nell’alveo del centro sinistra, riterrà utile una mia candidatura in qualche lista, lo prenderò fortemente in considerazione». —