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Le delocalizzazioni della Sisal tornano sui banchi del Parlamento. Di Battista (M5S): “Il Governo intervenga per tutelare i lavoratori di un concessionario di Stato”

Gli onorevoli Di Battista, Vacca, Colletti e Petraroli sono intervenuti ieri alla Camera dei Deputati per presentare una interrogazione in merito alle delocalizzazioni in atto presso il Gruppo Sisal e

17 Luglio 2015

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Gli onorevoli Di Battista, Vacca, Colletti e Petraroli sono intervenuti ieri alla Camera dei Deputati per presentare una interrogazione in merito alle delocalizzazioni in atto presso il Gruppo Sisal e del rischio di perdita di lavoro per molti dipendenti della società.

“Il Gruppo SISAL – ha ricordato Di Battista – è da 65 anni uno dei principali operatori del mercato italiano dei giochi, operante nei settori del gioco e dei servizi di pagamento; è un gruppo che, attraverso le sue società, è titolare di concessioni per l’esercizio e lo sviluppo dei giochi numerici a totalizzatore nazionale oltre che nell’ambito delle slot machine, in qualità di concessionario del Ministero dell’economia e delle finanze – Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS); il controllo del gruppo è in capo alla Sisal Group spa, controllata a sua volta dalla Gaming Invest Sàrl, società di diritto lussemburghese.

La SISAL – riferiscono i penta stellati – sta procedendo ad un importate processo di esternalizzazione e delocalizzazione con conseguente rischio, per molti lavoratori, di perdere il proprio impiego; in particolare tale circostanza emerge dai comunicati di alcune sigle sindacali, come quello del 23 marzo 2015 delle RSU-RSA/SISAL, nonché dei lavoratori, come ad esempio quello diramato dai dipendenti delle agenzie Match Point di Napoli del 16 giugno 2015.

Da un lato, 12 negozi, 1 wincity e 1 bingo di proprietà diretta della SISAL sarebbero rientrati in un piano di «cessioni di ramo d’azienda» ex articolo 47 della legge n. 428 del 1990, con il coinvolgimento di circa 130 dipendenti a tempo indeterminato (molti dei quali nelle zone di Napoli, Puglia e Abruzzo); dall’altro lato emerge la volontà della SISAL di procedere alla delocalizzazione, in Albania, del call center di primo livello con conseguente apertura della procedura di licenziamento collettivo per 97 lavoratori dislocati fra Milano e Roma (come già accaduto per il call center di Palermo, outsourced, che chiuderà proprio a causa della delocalizzazione in Albania mandando a casa 140 persone).

La SISAL sembra aver rappresentato la necessità di procedere alle predette «riorganizzazioni aziendali» per i seguenti motivi:

1) la legge di stabilità 2014 prevede per il SISAL il pagamento di una imposta aggiuntiva di circa 46 milioni di euro;

2) la contrazione del mercato dei giochi in conseguenza della crisi economica;

3) la concorrenza dei centri di trasmissione flussi di gioco all’estero che non pagano le tasse in Italia, i cui flussi di scommesse vengono indirizzati verso «paradisi fiscali». Il Governo con la legge di stabilità 2014, invece di farli chiudere, ha avviato una sanatoria nei loro confronti;

4) il «contenzioso SLOT» di 70 milioni di euro pagati nell’esercizio 2013;

5) l’incremento del «PREU» sulle videolottery;

le criticità sopra espresse si traducono, per SISAL, in difficoltà alla sostenibilità del costo del lavoro, ma le soluzioni individuate dall’azienda sono state quelle della disdetta del contratto integrativo aziendale nonché di un processo di dismissione di punti di vendita «non redditizi».

Nonostante tali problematiche, sembra che la SISAL abbia partecipato ad un’asta giudiziale per l’acquisizione di circa 55 punti del gruppo SIS aderente a SNAI (compresi 300 dipendenti e 200 collaboratori), come emerge dal comunicato dei lavoratori del 16 giugno 2015 di cui in precedenza; a ciò si aggiunga che, ad una prima indagine, sembrerebbe che le società cessionarie dei rami di azienda, di cui si è detto in precedenza, presentano caratteristiche tali da rendere almeno dubbia la solidità imprenditoriale delle stesse: sono società appena costituite con capitali sociali molto bassi, anche 500 euro, che per contro dovrebbero rilevare attività con volumi di affari di qualche milione all’anno.

E’ quantomeno inopportuno che una società titolare di concessione pubbliche proceda da un lato a disfarsi di propri lavoratori attraverso cessioni di rami d’azienda a società che, probabilmente, non riusciranno a garantire livelli occupazionali e che, in nome del profitto, delocalizzi la propria attività all’estero”.

 

Gli onorevoli del M5S hanno quindi chiesto al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell’economia e delle finanze: se siano a conoscenza dei fatti descritti in premessa; quali siano gli orientamenti del Governo in merito alla vicenda; quali siano le iniziative di tutela che il Governo intenda intraprendere a difesa dei dipendenti di una azienda nazionale che opera per concessione dei monopoli di Stato relativamente alla gestione dei giochi; se sia a conoscenza di quali siano tutte le misure di salvaguardia che SISAL abbia intrapreso o intenda intraprendere al fine di evitare la perdita di posti di lavoro; se sia a conoscenza dell’esistenza di un diritto di prelazione per gli stessi dipendenti in caso di cessioni di ramo d’azienda; se sia a conoscenza di quali garanzie Sisal abbia chiesto, per i dipendenti rientranti nella cessione, alle società cessionarie dei punti vendita e se sappia cosa intenda fare Sisal qualora tali garanzie non venissero rispettate; quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di introdurre, nell’immediato, strumenti di contrasto alle delocalizzazioni delle attività produttive e, quindi, di difendere gli asset occupazionali in Italia; se non si ritenga necessario convocare, in tempi ragionevolmente brevi, un tavolo a cui prendano parte tutti i soggetti interessati, al fine di fare chiarezza sul destino dei lavoratori nonché di avanzare proposte concrete per scongiurare i licenziamenti dei lavoratori.

 

PressGiochi