19 Marzo 2024 - 10:10

“La Scommessa di scommettere in bookmakers esteri senza concessione italiana. Rischi e convenienze”

Chi gioca in bookmakers senza concessione, paga l’imposta IRPEF. Una norma tributaria che esiste da decenni, ma che, con i controlli sulle transazioni finanziarie dal 2020, diventa di grande attualità

18 Febbraio 2020

Print Friendly, PDF & Email

Chi gioca in bookmakers senza concessione, paga l’imposta IRPEF. Una norma tributaria che esiste da decenni, ma che, con i controlli sulle transazioni finanziarie dal 2020, diventa di grande attualità e comporta notevoli rischi.

Secondo le norme tributarie – scrive l’ing. Riccardo Calantropio – in vigore tutte le vincite e i premi si devono indicare nella dichiarazione IRPEF, alla voce redditi diversi, e senza detrarre eventuale perdite. Fanno, però, eccezione le vincite i cui giochi sono tassati alla fonte, ovvero quelli che dipendono da Concessioni dei Monopoli di Stato. Nel settore delle scommesse, esistono dei bookmakers come la Stanleybet, che per le scommesse da banco, risultano, almeno per il momento, discriminati dai bandi indetti dai Monopoli, con sentenza della Corte di giustizia Europea (Segnaliamo, altresì, che recentemente c’è stata una sentenza della terza sezione penale della Cassazione che ha annullato con rinvio, al giudice di secondo grado di Ancona, la questione cessione gratuita della rete, per una nuova valutazione), e sono senza Concessione dei Monopoli di Stato e non pagano, per loro scelta, in quanto pende ancora un contenzioso alla CJEU, nemmeno l’imposta unica relativa.

Si ha notizia, infatti, di un esposto fatto a fine dello scorso anno dal Bookmaker di Liverpool che riguarda la mancata accettazione, da parte delle autorità italiane, dell’offerta della Stanleybet, formulata tre anni e mezzo fa, di pagare le tasse in Italia. Il 30 giugno del 2016, data di termine delle concessioni per le scommesse, la compagnia aveva infatti formulato la proposta di iniziare a pagare l’imposta unica nel nostro Paese.

Se si realizzano, quindi, delle vincite presso i centri scommesse di questi bookmakers, si devono inserire, in base alle norme vigenti, tali vincite nella dichiarazione dei redditi delle persone fisiche.

La realtà, fino al 2019, era che difficilmente il fisco veniva a conoscenza di queste vincite, per cui nessuno, o quasi le dichiarava; ma nel 2020 la nuova finanziaria per combattere il riciclaggio, l’evasione e l’elusione fiscale, ha previsto controlli a tappeto su tutte le transazioni finanziarie tramite bonifici su conti bancari, carte di credito, carte prepagate, e così via. Inoltre quando si ottiene una vincita pari o superiore ai 2000,00 euro, questa è soggetta alla procedura antiriciclaggio e i dati arrivano automaticamente anche al fisco. Non escludendo controlli anche per vincite inferiori, tramite i nuovi “agenti sotto copertura” presso i centri di scommesse.

Dal 2020 bisogna tener conto, altresì, che per un’imposta IRPEF evasa oltre i 100.000,00 euro annui si rischia anche la reclusione fino a 8 anni; e per un grosso giocatore, visto che non si conteggiano le scommesse perse, non è molto difficile arrivarci.

Risulta, inoltre, che le vincite ON LINE con bookmakers senza concessione italiana, sono vietate, e difficilmente uno scommettitore si autodenuncerebbe, visto che i siti sono ufficialmente oscurati dai Monopoli di Stato, quando vengono individuati. La stessa Stanleybet, infatti, ha, per l’ON LINE, una regolare Concessione ADM, a differenza del retail.

Se prima i rischi di essere scoperti erano pressoché inesistenti, oggi diventano molto concreti e pericolosi.

Il problema è che solo pochissimi scommettitori ne sono ancora a conoscenza, e la maggior parte degli organi di stampa non ha dato, ancora, adeguato risalto.

In merito, si ha un precedente similare nella vicenda di Cristiano Blanco all’EPT di Dortmund dell’11 Marzo 2007 in cui vinse 380.000,00 euro, arrivando secondo in un torneo di poker, e fu tassato dallo Stato Italiano. Passarono più di dieci anni per arrivare alla sentenza della Corte di Giustizia Europea del 24 Dicembre 2017 che ritenne discriminatoria la tassazione delle vincite realizzate presso Casinò fisici all’interno della Comunità Europea rispetto a quelli Italiani, e successivamente l’Italia legiferò in merito, ma limitatamente ai “casinò fisici” e non a quelli ON LINE. Cosa che avrebbe potuto fare anche per quelli ON LINE, ma non l’ha mai fatto, anche perché non credo che avesse avuto interesse a farlo.

Questo conferma, secondo il mio parere, che ancora oggi le vincite conseguite con bookmaker esteri sono soggetti a tassazione IRPEF, anche perché nelle motivazioni della Corte Europea si legge “la differenza di trattamento fiscale tra le vincite ottenute nei casinò italiani ed esteri non appare né idonea e nè proporzionata a raggiungere l’obiettivo di tutelare l’ordine pubblico, di prevenire il riciclaggio e di contrastare il fenomeno della ludopatia” e inoltre “Le autorità di uno stato membro non possono validamente presumere, in maniera generale e senza distinzioni, che gli organismi e gli enti stabiliti in un altro stato membro si dedichino ad attività criminali e che l’esclusione generalizzata del beneficio disposta dall’Italia va al di là di quanto è necessario per lottare contro il riciclaggio di capitali”.

Pertanto, senza una norma di legge chiarificatrice ed eventualmente favorevole ai bookmakers esteri senza concessione, uno scommettitore dovrebbe iniziare un contenzioso di molti anni e alquanto incerto per le vincite con bookmakers senza concessione, con risvolti giuridici molto complessi ed imprevedibili (le condizioni tra casinò fisici e ON LINE non sono, in generale, proprio equivalenti).

In passato sono stato Concessionario Diretto con provider Snai, poi gestore di un’agenzia Sisal e contemporaneamente consulente esterno di diversi bookmakers. Oggi faccio, come professione, solo il consulente di bookmakers, di gestori e di privati cittadini, per cui, più dell’aspetto dottrinale, mi interessa cosa meglio consigliare a chi mi richiede un parere da esperto del settore “Giochi e Scommesse”.

Secondo la mia più che trentennale esperienza da “scommettitore logico razionale”, inquadrerei il problema dal punto di vista dei rischi e della convenienza delle scelte relative.

Ritengo che sarebbe molto più conveniente giocare solo con Concessionari dello Stato Italiano, visti i rischi, i tempi processuali, e le probabilità di vincere successivamente in giudizio. E’ sempre una scommessa, in quanto scelta tra più di una alternativa. Naturalmente se uno fa un torneo di poker, in un circuito internazionale europeo, come nel caso di Cristiano Blanco, le scelte sono sicuramente più limitate.

Da valutare, – conclude Calantropio – , sempre sotto il profilo di scommessa più o meno conveniente, se esiste eventuale responsabilità, morale, civile e penale, dei gestori dei centri scommesse senza concessione ADM, che non informino i loro clienti del fatto che, secondo le norme in vigore, dovrebbero inserire queste vincite nella dichiarazione dei redditi IRPEF.

 

 

PressGiochi

×