28 Marzo 2024 - 12:27

Il vero vincitore delle elezioni è il Partito del Telecomando!

Altro che Meloni, Salvini e Berlusconi! Il vero vincitore delle elezioni politiche è stato il Partito degli Astensionisti, quelli che hanno preferito starsene a casa ad armeggiare il telecomando spaparanzati

26 Settembre 2022

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Altro che Meloni, Salvini e Berlusconi! Il vero vincitore delle elezioni politiche è stato il Partito degli Astensionisti, quelli che hanno preferito starsene a casa ad armeggiare il telecomando spaparanzati sul divano, magari con cane o gatto al seguito, a godersi Mara Venier, i telequiz e filmetti vari. Più del 35% degli aventi diritto al voto, mica roba da poco. Una “coalizione” mai così nutrita per le elezioni politiche, che corrisponde grossomodo a 15,3 milioni di persone. Se pensiamo che il Centrodestra ha sommato 12,2 milioni di voti, ecco spiegato perché stiamo parlando del primo partito d’Italia!

Per quanto riguarda quei 27.863.931 che sono andati a votare, il fatto che 1 su 4 abbia dato fiducia alla destra meno di centro è stato additato da qualche sprovveduto come il classico “voto di protesta”. Ma protesta di che, visto che stavolta non c’era nulla da protestare? Draghi se ne è andato per tempo e senza compromessi, lasciando i politicanti a scannarsi nella tonnara pre-elettorare, tutti convinti di avere la ricetta in tasca per convincere gli italiani ad andare a votare e a votare per loro, naturalmente. Così, mai come stavolta gli schieramenti sono stati netti e decisi, tanto da dar vita addirittura a un terzo polo e a svariati partitucoli che hanno preferito fare corsa da soli.

Le schede elettorali formato “tovaglia delle grandi feste” degli anni passati sono scese a dimensioni più umane. In tutto, abbiamo contato meno di 40 contrassegni (molti dei quali presenti non in tutti i collegi), con qualche immancabile stravaganza come la Follia Creativa (che ci sta proprio bene di questi tempi), il De Luca Sindaco d’Italia (e perché non Presidente?)  e Pensiero e Azione (alias Popolo delle Partite IVA), senza dimenticare i No-Vax. Insomma, ognuno ha messo in campo un tema, più che un’idea, cercando almeno un quarto d’ora di notorietà.

E così, mentre pregustiamo l’immagine della Meloni con la camicia nera, i pantaloni alla zuava, gli stivaloni da soldato e il fez in testa, che sfila per i Fori Imperiali col braccio destro alzato a ore 2 (è o non è il centenario della marcia su Roma?), vediamo il povero Letta naufragare sulla sua zattera battente la vecchia bandiera DC, indossando jeans stracciati e una canotta piena di buchi; comunque sempre meglio dell’ancor più povero Di Maio, vestito da palombaro a camminare negli abissi dello zero virgola. Salvini e Berlusca masticano amaro, ma intanto sono nella coalizione vincente e sono convinti di essere decisivi per il futuro del Centrodestra. Il terzo polo, dal suo canto, fa finta di essere andato bene, visto che era “la prima volta” (colpa dell’ansia da prestazione?). Paragone, Rizzo e De Magistris, sedicenti “anti sistema”, non sono nemmeno in Parlamento, così come i nostalgici del Partito Comunista e del Partito Comunista dei Lavoratori.

Questo è il quantum, più o meno.

Ah, dimenticavamo i 5Stelle, autentica grande sorpresa di queste elezioni, resuscitati grazie a Conte, al distacco dello stesso Di Maio e alle farneticazioni del PD, ma soprattutto autoproclamatisi “partito dei poveri”, ovvero dei percettori del reddito di cittadinanza (e affini). Se bastava questo per raggiungere il 16%, significa che nessun partito si è accorto che in Italia i poveri (veri e meno veri) sono sempre di più, e sempre più affamati.

Avremo modo e tempo per tornare sulle vicende politiche per valutare come e quando il nuovo governo deciderà di mettere mano alla questione dei giochi. Fossero davvero fascisti, farebbero come Mussolini, che si inventò di sana pianta delle leggi molto discutibili nella forma per far lavorare i casinò tuttora esistenti. Ma siccome sono “solo di destra”, dovranno certamente dare una mano agli imprenditori, come hanno più volte detto, classificando fra questi anche quelli che operano nel nostro settore. E lo hanno pure dichiarato ufficialmente, durante la campagna elettorale.

Speriamo bene… D’altra parte, per noi vale sempre il vecchio detto del Guicciardini: “o Franza o Spagna, purché se magna”!!

 

Marco Cerigioni – PressGiochi