29 Marzo 2024 - 08:37

Guerreschi (Siipac): “L’industria del gioco d’azzardo non è il male assoluto”

Il divieto di pubblicità relativa a giochi d’azzardo e scommesse contenuto nel “decreto dignità” rappresenta senz’altro un primo passo concreto verso la prevenzione del gioco d’azzardo patologico. Non dobbiamo però

12 Luglio 2018

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Il divieto di pubblicità relativa a giochi d’azzardo e scommesse contenuto nel “decreto dignità” rappresenta senz’altro un primo passo concreto verso la prevenzione del gioco d’azzardo patologico. Non dobbiamo però accontentarci: è un segnale importante che va nella giusta direzione, ma solo un piccolo passo nel lungo cammino della prevenzione.

La pubblicità – afferma Cesare Guerreschi di Siipac (Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive) – ha sdoganato il gioco d’azzardo presso il grande pubblico, esponendo al rischio di cadere nel gioco patologico nuovi settori della popolazione, compresi quelli più indifesi quali giovani e giocatori già in cura per dipendenza da gioco. Proprio per questo è importante contenere lo strapotere della pubblicità, ma anche rafforzare una cultura diffusa del gioco sano e responsabile: la grande maggioranza della popolazione (più del 75% secondo le ultime ricerche del CNR) gioca senza alcun rischio di cadere nella dipendenza. Gratta&Vinci, SuperEnalotto, ma anche – ad esempio – tombolate di Natale e lotterie sono un semplice divertimento per milioni di persone. È però fondamentale diffondere la conoscenza del rischio di sviluppare un comportamento patologico, dei campanelli d’allarme da tenere sotto controllo e dei canali a cui chiedere un aiuto o un consiglio in caso di bisogno.

 

La prevenzione e la cura del gioco d’azzardo patologico necessitano di politiche solide e di lungo respiro: è responsabilità della politica radicare nelle varie articolazioni dello Stato (ministeri, enti locali, ASL, scuole, ecc.) una cultura della prevenzione che faciliti la promozione di azioni concrete a tutti i livelli. Sarebbero ad esempio opportune iniziative di sensibilizzazione e formazione rivolte a tutte le realtà coinvolte: politici e amministratori, ma anche educatori, operatori sanitari pubblici e privati, lavoratori impiegati nell’industria del gioco.

 

 

Il ministro Di Maio ha dichiarato recentemente la propria disponibilità ad aprire un tavolo di confronto, coinvolgendo le lobby del settore ma anche le realtà che da tempo combattono la piaga del gioco d’azzardo patologico. Noi come Società Italiana Intervento Patologie Compulsive plaudiamo a tale iniziativa e ci rendiamo da subito disponibili ad affiancare il ministro presso questo tavolo di confronto, mettendo a disposizione del Paese la nostra esperienza pluridecennale per dare il nostro contributo su un temi cruciali quali il gioco patologico e la regolamentazione del mercato.

 

 

Non si può però pretendere di delegare ogni sforzo solamente alle istituzioni: molte iniziative possono e devono partire dalla società civile. Se la pubblicità diffusa ha ‘normalizzato’ il gioco, va ‘normalizzata’ anche la cultura della prevenzione del gioco patologico, con iniziative altrettanto capillari, che coinvolgano tutte le realtà in modo efficace e – perché no? – anche creativo.

 

 

Per esempio, se – magari con il coordinamento delle grandi associazioni di categoria – tutte le aziende del Paese mandassero una breve mail ai propri dipendenti per sensibilizzare riguardo ai rischi del gioco d’azzardo patologico, magari con link a siti di approfondimento, si realizzerebbe con pochissima spesa una campagna d’informazione di enorme portata. Oppure, così come una fiction come “Braccialetti rossi” ha rotto il tabù del dolore della malattia infantile, peraltro con grande successo di ascolti, così l’introduzione in una fiction di personaggi con patologie di gioco potrebbe far capire al grande pubblico il dolore dei giocatori patologici e delle loro famiglie molto più di decine di conferenze e congressi specialistici.

 

 

L’industria del gioco d’azzardo non è il male assoluto: è un sano divertimento per milioni di italiani, dà lavoro a più di 230.000 persone, versa nelle casse dello Stato nove miliardi di euro l’anno. Il problema è il gioco patologico, che va prevenuto e curato con ogni mezzo. Viene naturale fare un’analogia con l’industria vitivinicola italiana: in sé è un’eccellenza del nostro Paese, ciò che va prevenuto e curato è l’abuso di alcolici.

 

 

L’industria siderurgica è pure una ricchezza per il Paese ma necessita di filtri, depuratori e controlli costanti per non diventare controproducente. Così anche l’industria del gioco d’azzardo ha bisogno di filtri, depuratori e controlli per essere una vera ricchezza per il Paese e un sano divertimento per tanti concittadini.

 

PressGiochi